da Aristofane
traduzione: Laura Curino
rielaborazione drammaturgica: Renata Ciaravino e Serena Sinigaglia
regia: Serena Sinigaglia, scene: Maria Spazzi, costumi: Federica Ponissi, musiche: Carlo Boccadoro e Sandra Zoccolan, luci: Claudio De Pace
con (in ordine di locandina) Beatrice Schiros, Arianna Scommegna, Sandra Zoccolan, Maria Pilar Perez Aspa, Irene Serini, Stefano Orlandi, Fabio Chiesa, Mattia Fabris, Chiara Stoppa
coro (allievi Master Class): Caterina Carpio, Cristina Castigliola, Serena Cazzola, Mariamaddalena Gessi, Diana Manea, Dafne Niglio
Milano, Teatro Studio, dal 13 al 22 aprile 2007
Quando il grande poeta Aristofane con i suoi giochi verbali, la sua scatenata oscenità, la ferocia satirica, lo sguardo da fine intellettuale sul suo oggi scrisse, nel 392 a.C., «Donne in Parlamento», l' egemonia di Atene era al tramonto e poche erano ormai le cose in cui l' autore riusciva a credere. Aristofane fu una delle coscienze civiche più lucide del mondo antico, insofferente dei demagoghi, dei militaristi, dei falsi intellettuali, dei malfattori di cui la società pullula da sempre. In questa commedia, non l' opera più riuscita ma non la meno divertente, Aristofane nasconde sotto il riso, sotto l' oscenità di una bassa naturalità fatta di defecazioni, minzioni, meteorismi, sotto le turbolenze e le bramosie sessuali, sotto la smisurata e feroce fantasia comica, tra splendidi giochi di parole e invenzioni linguistiche, nasconde anche raffinate disamine delle contraddizioni della democrazia come ad esempio l' analisi della distanza che separa giustizia teorica e equità realizzabile e altro ancora. Serena Sinigaglia porta in scena la storia delle donne che con uno stratagemma assumono il governo di Atene e mettono tutto in comune, beni materiali, lavoro, sesso, amore, famiglia e figli, poggiandosi sulla traduzione di Laura Curino e su una operazione drammaturgica men che modesta e riduttiva, firmata da Renata Ciavarino e dalla stessa regista, che vede in Aristofane solo un chiassoso e grasso coprolalico, e pigia registicamente solo sul tasto del grottesco e del buffonesco. Su una piattaforma composta da tavoli, tra pochi oggetti di scena si svolge tra canti e una recitazione sempre sopra le righe, la storia delle donne che cercano la costruzione di una società senza ingiustizie e senza guerre in uno spettacolo dall' espressività facile e prevedibile. Attrici e attori, tutti molto impegnati, recitano, cantano, si danno un gran daffare, ma la mancanza di spessore drammaturgico e registico fanno di questo spettacolo un' occasione mancata. «Donne in Parlamento», Teatro Studio, fino a domani
Magda Poli