lunedì, 14 luglio, 2025
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DARWIN, NEVADA – regia Matthew Lenton

“Darwin, Nevada”, regia Matthew Lenton. Foto Masiar Pasquali “Darwin, Nevada”, regia Matthew Lenton. Foto Masiar Pasquali

Un progetto di Marco Paolini
Da un’idea di Niles Eldredge, James Moore, Francesco Niccolini, Marco Paolini, Telmo Pievani, Michela Signori
Drammaturgia Marco Paolini, con la collaborazione di Francesco Niccolini e Telmo Pievani
Regia Matthew Lenton
Con Marco Paolini 
E con Clara Bortolotti, Cecilia Fabris, Stefano Moretti, Stella Piccioni
Scene Emma Bailey
Luci Kai Fischer
Disegno del suono Mark Melville
Assistente alla regia Virginia Landi
Consulenze scientifiche Niles Eldredge, James Moore
Produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Teatro Stabile di Bolzano, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Vanishing Point, Jolefilm
Bologna, Teatro Arena del Sole, 11-12 marzo 2025

www.Sipario.it, 17 marzo 2025

Marco Paolini decide di ripartire da un punto di vista scientifico, dando vita a un’opera sperimentale che mescola elementi del teatro di narrazione con quelli del grottesco, passando per il dramma. Questo progetto si inserisce in un contesto di ricerca più ampio, iniziato con ‘’Itis Galileo’’ e ‘’Il racconto del Vajont’’, e culminato in ‘’Darwin, Nevada’’, opera attraverso la quale l’autore cerca di convertire il teatro in uno strumento pedagogico unico, capace di fondere insieme impegno civile e riflessione scientifica sul modello del teatro impegnato. 

Partiti dal Teatro Strehler di Milano, Paolini e la sua compagnia sono sbarcati al Teatro Arena del Sole di Bologna lo scorso 12 marzo, per la quinta tappa di questa intensa tournée che li vedrà impegnati fino al 23 marzo, quando andranno in scena per l’ultima volta al Teatro Era di Pontedera. L’idea è quella di offrire al pubblico una chiave di lettura oggettiva su diversi temi cocenti della società contemporanea, come crisi ambientali e sviluppo conscio di un pensiero critico. Impresa tutt’altro che scontata e che ha messo in evidenza le enormi difficoltà legate alla gestione di argomenti di natura differente e dal forte impatto sociale. Ma andiamo per ordine, cercando di capire cosa si cela dietro a questo grande lavoro di ricerca scientifica e teatrale, che ha beneficiato della collaborazione di esperti come Niles Eldredge e James Moore, i quali, insieme a Francesco Niccolini, Telmo Pievani, Michela Signori e lo stesso Marco Paolini, hanno contribuito all’ideazione dello spettacolo.

Tutto nasce da un fatto realmente accaduto a inizio secolo: la scomparsa di due taccuini (B e C), contenenti alcune delle riflessioni più audaci del biologo e naturalista britannico Charles Darwin, quando, ancora in giovane età, cercava di formulare le prime teorie di quella che in seguito sarebbe stata riconosciuta come una delle opere più eminenti della letteratura scientifica, ovvero ‘’L’origine delle specie’’. Da questo evento, Paolini cerca di ricostruire quella che è stata la vita dei due protagonisti: il primo, Charles Darwin, quello vero, narrato in maniera suggestiva e immersiva dallo stesso attore veneto, capace di condire il racconto attraverso l’uso di inflessioni dialettali che richiamano vagamente al ‘’grammelot’’ di Dario Fo e in grado di divertire i presenti; il secondo, Fernando Moron Nevada, detto Darwin, figura anch’essa interpretata dallo stesso attore attraverso un abile cambio di registro. Fernando, è un marinaio dei giorni nostri venuto in possesso dei preziosi taccuini in seguito a un lavoro di manutenzione del sistema di climatizzazione presso la Biblioteca dell’Università di Cambridge. 

Ai confini di questo duplice racconto, si collocano gli altri quattro personaggi dell’opera, che insieme contribuiscono a formare la trama intricata e, per certi versi, opaca dello spettacolo. Clara Bortolotti e Cecilia Fabris, ricoprono il ruolo di due studentesse universitarie in fuga da un ‘’Burning Man’’ festival finito male a causa di forti perturbazioni, mentre Stefano Moretti e Stella Piccioni, rappresentano una coppia infelice in cui l’amore morboso di lui -un buffo sceriffo della cittadina di Darwin- non viene praticamente mai corrisposto da una moglie in perenne nostalgia per la scomparsa del suo ex marito (Fernando). Capite bene che integrare il pensiero darwiniano in questo curioso siparietto contemporaneo non è affatto un compito semplice da realizzare. Ciò nonostante, le performance dei quattro artisti vengono giustamente premiate dallo scroscio di applausi che il pubblico concede loro a fine spettacolo. Importante sottolineare le buonissime doti attoriali delle due giovani studentesse e, allo stesso tempo, dei due esperti interpreti nei panni della coppia, con particolare attenzione alle abilità canore e strumentali di Stella Piccioni.

‘’Darwin, Nevada’’ si presenta quindi come un sistema complesso in cui teorie evoluzionistiche e drammi attuali si combinano dando forma a un ampio ventaglio di interpretazioni del tutto soggettive. In questo scenario dai colori vivaci vanno sicuramente omaggiate le proprietà sceniche messe in campo da Emma Bailey, che per l’occasione ha fatto realizzare un caravan su misura per lo spettacolo, con tanto di facciata scorrevole -simbolo forse del metateatro- che ha lasciato tutti di stucco. Buona anche la gestione delle luci da parte di Kai Fischer, mentre suoni e musiche sono stati interamente affidati a Mark Melville. Per nulla banali e dal forte impatto emotivo, sono state le farfalle monarca artificiali lasciate cadere dolcemente da sopra il palcoscenico e ideate dal regista britannico Matthew Lenton, a conferma delle sue qualità visive innovative. 

In conclusione, sebbene gli sforzi per il recupero del materiale storico-scientifico e della mise en scène siano stati innegabili, è necessario fare un esame più approfondito su quelli che sono i reali intenti dell’opera. Il lavoro e l’impegno sono entrambi da onorare, questo è chiaro, così come la sperimentazione teatrale e la creazione di una comunicazione alternativa, ma spesso chi si reca a teatro lo fa non solo per il piacere della condivisione e dell’intrattenimento, ma anche -e mi vien da pensare, soprattutto- per frugare risposte di cui il teatro stesso, inteso come strumento culturale millenario, si fa portavoce. Gli elementi per raggiungere questo obiettivo ci sono tutti: un cast brillante, una squadra di tecnici dello spettacolo da fare invidia al grande Teatro Barocco, un regista di fama internazionale. A questo punto, la domanda che rimane è la seguente: riusciranno monologo, dramma, grottesco e sfumature cinematografiche a trovare una coesione organica, o resteranno isolate in un esperimento dissonante?

Marco Amabile

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Marzo 2025 13:41

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