di Maria Barbagallo
Regia di Gianni Scuto
Interpreti: Giada Circonciso e Marcella Marino
Produzione: Teatro Gamma di Catania
Spazio Lilla di Messina 1-2 febbraio 2025
Giungono sulla piccola pedana dello Spazio Lilla di Messina con una candela accesa in mano, agghindate da donne arabe con lunghe palandrane scure sino ai piedi e col capo avvolto da scialli colorati che a malapena fanno vedere i loro occhi luccicanti. Sono solo due ma è come se avessimo davanti quelle tante migliaia di Donne di Gaza che in ogni momento non sanno se il giorno dopo potranno rivedere il cielo le stelle e quella striscia di terra bagnata dal Mar Mediterraneo, diventata un cumulo di macerie. Si chiamano Miriam e Fatima le due protagoniste, cui danno vita le brave Giada Circonciso e Marcella Marino, dirette in modo valente e valoroso da un Gianni Scuto ispirato che prende a prestito un testo di Maria Barbagallo che sprizza lacrime e sangue ad ogni istante. Nel momento in cui scrivo questo articolo c’è una tregua di 42 giorni tra l’Israele di Netanyahu e il gruppo Hamas della Palestina per uno scambio di prigionieri: una tregua dopo 16 mesi di aspri combattimenti da quel fatidico 7 ottobre del 2023, che ha permesso a tante migliaia di palestinesi di uscire fuori dai loro rifugi, formare file interminabili di sfollati e mettersi in cammino a piedi nella speranza che qualche territorio limitrofo (Giordania, Libano, Siria, Iran) possa accoglierli per qualche tempo. Intanto le nostre due protagoniste, col volto truccato pesantemente, le fanno sembrare due figurine espressioniste di Kirchner e le loro movenze al ralenti le fanno somigliare a due attrici giapponesi di Kabuki, che concentrano nei loro corpi il dramma, la musica e la danza. Hanno dei momenti di quiete relativa solo quando sedute su due piccoli sgabelli attorno ad un tondo tavolinetto con caffettiera di maiolica e due tazzine, riescono a sorbire il gratificante liquido. Poi niente più. Solo bombe sopra le loro teste e morti intorno a loro, di bambini in particolare che non potranno più utilizzare quel cavalluccio a dondolo e quel passeggino di vimini, che le due donne scaglieranno fuori dalla scena. Spettacolo vibrante, coinvolgente, su una guerra a due passi da noi percepita solo dai media e da quello che piace a loro farci vedere e capire. Una guerra che va avanti, insieme a quella tra ukraini e russi, di cui non vediamo all’orizzonte la fine e che fa vivere tutto il mondo in modo apprensivo, come coloro che come Macbeth hanno ucciso il sonno. Gigi Giacobbe