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DELIRIO A DUE - regia Giorgio Gallione

"Delirio a due", regia Giorgio Gallione. Foto Marina Alessi "Delirio a due", regia Giorgio Gallione. Foto Marina Alessi

di Eugène Ionesco
traduzione Gian Renzo Morteo
con Corrado Nuzzo e Maria Di Biase
scene e disegno luci Nicolas Bovey
costumi Francesca Marsella 
produzione AGIDI e CMC-Nidodiragno
la commedia Delirio a due di Eugène Ionesco è rappresentata in Italia dall’Agenzia D’Arborio - Roma
regia Giorgio Gallione
rassegna Schio Grande Teatro
Schio (Vicenza), teatro Astra, 6 dicembre 2024

www.Sipario.it, 9 dicembre 2024

Il piano inclinato della scena già identifica più o meno palesemente, come metafora, il lavoro drammaturgico di Ionesco Delirio a due, che la coppia Corrado Nuzzo e Maria Di Biase hanno portato in scena con successo al teatro Astra di Schio (Vicenza), una commedia della durata di un’ora, divertentemente angosciante. Come a dire, scena obliqua e storta, menti e disastri simili. Lo spettacolo è stato ficcante e incisivo, e di un nerbo rilevante. Siamo nel bel mezzo di una guerra, tra granate e bombe lanciate come fossero gocce di pioggia, che scardinano corpi e menti, come quelle dei due poveri cristi accoppiati che nonostante tutto riescono tra loro a non cogliere totalmente la tragedia che sta loro attorno. Anche perché presi da una discussione-pretesto, quello della differenza o meno tra la chiocciola e la tartaruga. Cosa che li accompagna dall’inizio alla fine, con degli intervallli verbali di grande costruzione, cosa che a un autore come Ionesco non è mai mancata del resto. Il teatro dell’Assurdo, ricordiamolo, è una specie di esercizio verbale che va a contrastare il classico e banale linguaggio quotidiano, spingendolo verso voli pindarici di elaborazione, all’absurd, appunto, che spesso sa dove vuole arrivare e ci arriva con efficacia, sintesi, tragedia e riso, tutto assieme. Fuori casa c’è una guerra che incombe sui due disperati, che già da parte loro subiscono un depressivo ménage sentimentale che se non è al capolinea poco ci manca, sebbene sia vigente la rassegnazione. I dialoghi sono serrati e spesso illogici, come altrettanto spesso invece colpiscono per la lucidità, la spietatezza di alcuni pensieri che anche in certe persone distratte e insicure possono venire alla luce, e i due personaggi in questo sono un esempio. Emblema non indifferente del tutto è anche la smaterializzazione della camera d’appartamento dove si svolge l’azione che va a sgretolarsi man mano, a rimpicciolirsi aprendo vuoti e buchi sul muro provenienti dalle bombe, che sconquassano la casa e le loro anime in un crescendo inquietante e pare senza fine. Anche qui per lo spettatore siamo di fronte a un’occasione da non perdere, che, come il teatro insegna al pari di nient’altro, è uno specchio di ciò che ahimè possiamo essere (e se non lo siamo tanto meglio, c’è da festeggiare). La regia di Giorgio Gallione accomoda e serve i due attori mettendoli a proprio agio in una scena forse un po’ troppo ristretta per l’azione, e i due infatti qualche volta faticano a non scontrarsi. Certo, l’Assurdo dimostra che anche con un linguaggio apparentemente nonsense si può arrivare a fare politica, società, si può costruire un dramma a ragione, una realtà in divenire, dei tratteggi psicologici approfonditi che trascinano. Il testo è, come detto già, potente, drammatico, condito dall’absurd della risata parossistica, quasi si fosse in una situazione diciamo normale, che tale però non è. I racconti, gli episodi surreali sono naturalmente molti, ed è già scritto che i due non si capiscono da anni e mai succederà. C’è qualche piccolo ammodernamento linguistico, c’è ovviamente l’ incomunicabilità, il non sapersi dire e fare, persino l’accontentarsi di un proprio disagio culturale. Pare insomma che la speranza non si possa far mai viva, nemmeno nel loro futuro prossimo. In scena volano anche teste senza corpi, simboli feroci di conflitti illogici e perenni, ma nonostante tutto i due convinti di mimetizzarsi e di non venire mai presi da chi sta fuori, e decide la guerra, ritornano su ciò che sembra loro tra le più importanti questioni su cui discutere: chiocciola e tartaruga sono uguali o no? Interessante la prova di Nuzzo e Di Biase, coppia molto collaudata che nel surreale viaggia molto bene, ottime le luci disegnate da Nicolas Bovey, che disegna anche la scena. Un ritratto del nostro essere scalcagnati, assuefatti, disperati.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Lunedì, 09 Dicembre 2024 14:27

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