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DOLCE GUERRA (LA) - regia Elena Ferrari e Mariano Arenella

"La dolce guerra", regia Elena Ferrari e Mariano Arenella "La dolce guerra", regia Elena Ferrari e Mariano Arenella

di e con Elena Ferrari e Mariano Arenella
Spettacolo scelto quale progetto rientrante nel Programma Ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
disegno luci Vanni Vallino, costumi Norma Uglietti
foto di scena Paolo Migliavacca, riprese/montaggio video Martino Chiti
regia Elena Ferrari e Mariano Arenella

Produzione Compagnia Cabiria Teatro

Napoli, Teatro Elicantropo dal 24 al 27 novembre 2016

www.Sipario.it, 28 novembre 2016

Un racconto soave, come sussurrato. Una storia che, nella sua infinita dolcezza, rende romantico all'improvviso anche lo spettatore più disincantato. È la magia del teatro, sprigionata in questo caso da un incantesimo d'amore. Un'atmosfera raccolta, caratteristica del Teatro Elicantropo, per la vicenda di Ada e Olmo: eroi di un Paese travolto dalla crisi; eroi di un cuore straziato dalla violenza intorno.
Il titolo La dolce guerra rivela in sé la natura della piéce scritta (e interpretata) da Elena Ferrari e Mariano Arenella. Tenera come una passeggiata al chiaro di luna, quando ancora (al primo incontro) ci si vergogna a tenersi per mano; calda e soffusa come la luce di un lume che si spande discreta nella stanza; sognante ed entusiasta come i pionieristici esperimenti cinematografici di inizio secolo.
Ma l'epopea di Ada e Olmo è anche reale e tragica, perché si spinge parallelamente all'Italia verso il patibolo. Un sacrificio assurdo e inconsapevole, di atrocità e dimensioni incomprensibili, come solo una guerra può essere. Non una qualsiasi, ma la Grande Guerra: un'espressione che dà i brividi solo a leggerla.
Ada è una giovanissima insegnante in servizio a Torino: un'idealista, ma anche una coriacea, abituata a lottare con coraggio per le cose in cui crede (nella fattispecie, per la parità dei compensi tra docenti maschi e femmine, una pretesa che all'epoca viene considerata assurda e grottesca). Olmo è l'ultimo di cinque fratelli, armato di pellicola e cinepresa per dare vita a racconti e immagini.
Chi se non la pasionaria Ada può, con impeto e poesia, rubare il cuore dell'aspirante regista? I due si incontrano e subito l'uno vede riflessi i propri sogni negli occhi dell'altra. Si sposano, ma la loro felicità è destinata a durare meno di un film. L'Italia entra in guerra (come tutti sanno, con l'illusione di uscirne vittoriosa subito dopo): Primo, il fratello di Olmo, viene chiamato al fronte; così, il protagonista decide di seguirlo come operatore ufficiale e di raccogliere immagini di battaglie reali per il proprio film.
Da quel momento le vite di Ada e Olmo, sposi divisi dalla guerra come diviso e dolente è il Paese, scorrono parallele: non si incrociano più ma si riflettono l'una nell'altra. All'inizio negli occhi dell'altro si specchiavano i sogni, mentre adesso le violenze di cui si è sconcertati testimoni. Ada viene mandata a insegnare a Udine, dove le classi sono decimate: le epurazioni sono in pieno svolgimento e i bambini delle famiglie austriache vengono allontanati. Per non dire: cancellati. Olmo al fronte cattura immagini realistiche come sperava, ma decisamente più crude; spettacoli cui non avrebbe mai voluto assistere. Entrambi, dopo la spietatezza e la cecità del conflitto, incontrano (in maniera diversa) la morte. Familiarizzandovi.
Elena Ferrari e Mariano Arenella sono i due bravissimi protagonisti e autori di questo spettacolo: graziosi come i fidanzatini di Peynet, non smettono di soffiare l'uno dentro l'altra, sfiorandosi con tocco quasi impercettibile; come a produrre il dolce suono di un flauto, che incanta e commuove il pubblico. Anche quando la vicenda si fa cupa e disperata, la melodia dei due innamorati non cessa, ma lava il sangue: stride armoniosa col racconto di guerra, dandogli respiro di universalità.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Martedì, 29 Novembre 2016 09:47

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