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CARMEN - regia Mario Martone

"Carmen" regia Mario Martone. Foto Mario Spada "Carmen" regia Mario Martone. Foto Mario Spada

di Enzo Moscato
adattamento e regia Mario Martone
direzione musicale Mario Tronco
con Carmen Iaia Forte e Cosé Roberto De Francesco e con Lilà Bastià Ernesto Mahieux, tenente Zuniga Giovanni Ludeno, Mercedes Anna Redi, 'O Dancairo Francesco Di Leva, 'O Torero Houcine Ataa, 'O Rinacciato Raul Scebba, Dorotea Viviana Cangiano, Fraschina Kyung Mi Lee
arrangiamento musicale Mario Tronco e Leandro Piccioni
musiche ispirate alla 'Carmen' di Georges Bizet
esecuzione dal vivo Orchestra di Piazza Vittorio
con (in ordine alfabetico) Emanuele Bultrini, Peppe D'Argenzio, Duilio Galioto, Kyung Mi Lee, Ernesto Lopez, Omar Lopez, Pino Pecorelli, Pap Yeri Samb, Raul Scebba, Marian Serban, Ion Stanescu
scene Sergio Tramonti, costumi Ursula Patzak
luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper
coreografie Anna Redi
aiuto regia Raffaele Di Florio
assistente scenografa Sandra Müller
produzione Teatro di Roma e Fondazione del Teatro Stabile di Torino
Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 3 al 17 maggio 2015

www.Sipario.it, 10 maggio 2015

"Carmen" partenopea

Con questo spettacolo - con sopratitoli in inglese tali da renderlo fruibile anche a un pubblico internazionale - ben costruito e curato nei particolari che pur nella loro essenzialità richiamano gli influssi esercitati dal barocco spagnolo sullo spirito partenopeo si apre La lunga estate al Piccolo con più di 300 appuntamenti nel semestre di Expo in città dal 1° maggio al 31 ottobre 2015.

Se la radice di tale rappresentazione è l'opéra-comique (in 4 quadri come vengono chiamati gli atti dall'autore) di Georges Bizet su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy rappresentata con scarso successo nel 1875 e tratta con alcune importanti varianti dall'omonima novella (1845) di Prosper Mérimée, le variazioni operate da Enzo Moscato nella sua riscrittura sono senza dubbio più rivoluzionarie a cominciare dal trasferire la vicenda dalla Spagna a Napoli di cui Carmen, che avrà una sorte un po' meno tragica, diventa una sorta di raffigurazione-simbolo di una città che trova sempre in sé la forza di risorgere.

Il risultato è una nuova pièce concisa e pregnante tra prosa, spettacolo musicale e opera lirica che reinventa la tradizione operando una sintesi tra memorie, musiche, canti e culture di ieri e di oggi con protagonista una focosa Iaia Forte che duetta con l'Orchestra di Piazza Vittorio la quale non si perita di salire sul palco uscendo dalla 'buca' per rendere più vivace la colorata 'napoletanità'.

Ed eccola nell'incipit vagare incerta e insicura con il desiderio di raccontarsi spiegando attraverso un dettagliato, vivace e colorito flashback la cecità causatale dall'innamorato irrazionalmente geloso, visceralmente morboso e attratto, anzi reso folle dalla sua carnale sensualità senza rendersi conto dell'impossibilità di incatenare la libertà di Carmen - femmina con la voglia di godersi secondo l'uzzolo l'amore e la vita esattamente come un maschio infedele (di lui si dice "per natura", di lei "puttana") - cui la cecità potenzia quasi il suo pensiero libero e il suo spirito d'iniziativa trasformandola da prostituta in tenutaria di bordello con una propria filosofia che ha come fondamento una guizzante abilità e una fantasia creativa tipicamente napoletane che i poveri trasformano in arte d'arrangiarsi e i ricchi nella più vivace e temibile palestra del diritto che è la facoltà di Giurisprudenza di Napoli.

Non conoscendo la storia, tutto forse ci si può attendere salvo che a perdere il ben dell'intelletto sia il povero soldatino Cosé - un Roberto De Francesco tra l'ingenuo e il primitivo emigrato dal Veneto in una Napoli senza tempo in cui il passato continua nel presente, terra variegata, multietnica (come dimostrano le 'amiche e colleghe' di Carmen e l'Orchestra), voracemente vulcanica e fagocitante e magma vorticosamente misterioso di inghippi, imbrogli, espedienti, passioni, tradimenti, violenze, libertà, gioie, dolori... che emargina chi non si adegua e vuole rimanere estraneo e dove il sopruso è legge e la legge sopruso - che nel chiuso della cella in attesa della condanna capitale ripercorre la sua triste vicenda che lo rende unica vera vittima visto che Carmen impersonando Napoli non può morire.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Lunedì, 11 Maggio 2015 09:54

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