di e con: Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione animatronica: Paola Villani
assistenza alla regia e direzione tecnica: Marco Rogante
dramaturg: Giacomo Raffaelli
scenografie video: Massimo Racozzi
graphic design: Carlotta Amantini
costumi: Chiara Venturini
esecuzione dal vivo luci, audio e video: Marco Rogante
consulenza scientifica MUSE - Museo delle Scienze di Trento
originariamente scritto per “La Fabbrica del Mondo” di Marco Paolini e Telmo Pievani, RAI 3
co-produzione Etnorama - Cultura per nuovi ecosistemi; CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia; MUSE - Museo delle Scienze; Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa; Tinaos. L’installazione dei corvi è parte della scena de “Il canto della caduta”
una co-produzione Centrale Fies; CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia; Teatro Stabile di Torino; São Luiz Teatro Municipal | Lisbona
sponsor tecnici igus® innovazione con i tecnopolimeri; Marta s.r.l. forniture per l’industria
Visto al Teatro Manzoni di Monza il 14 marzo 2025
Straordinario successo al Teatro Manzoni di Monza per Marta Cuscunà Da una trasmissione televisiva, “La Fabbrica del Mondo” di Marco Paolini e Telmo Pievani su Rai 3, già allora stupefacenti gli alti corvi metallici parlanti, alla scena teatrale: sempre coraggiosa e bravissima Marta Cuscunà, infinitamente stimata da sempre, nel reinventare il teatro di figura, indimenticabile la trilogia di Resistenze Femminili “È bello vivere liberi!”, “La semplicità ingannata” e “Sorry, boys”, storie vere in tempi e luoghi anche molto distanti rielaborate ogni volta in forme, stili del tutto differenti, dal teatro dei burattini tradizionali alle sagome bunraku, dai grandi pupazzi alle teste mozzate parlanti. Lei sempre sola in scena, attrice che racconta, animatrice dai passaggi rigorosi, millimetrici, presenza/ assenza visibile/ invisibile nel dare vita, voci diverse ai personaggi. Stupefacente!: numerosi i premi, di grande prestigio, anche internazionali, davvero meritatissimi. “Ho paura del domani”, “anche ieri avevi paura del domani”: nel primo dialogo di “Corvidae. Sguardi di specie”, Igus è spaventato all’idea che tutta quell’abbondanza non possa durare, la scena “da qualche parte sui resti di un pranzo”. Parlano degli umani, battute consapevoli colme di ironia. “non rinuncerebbero mai a un doppio cheeseburger!”, no, non diventerebbero mai tutti vegetariani. Ma: non è possibile allevare carne in provetta?, “Un paio di cellule e una stampante 3d! Non sarebbero neppure più necessari gli allevamenti”. La tematica è dunque ecologica, legata al benessere della terra, ma a parlarne sono degli animali, degli uccelli, bellissimi, inquietanti, mobili, dalla battuta pronta. I corvi sono animali mitici, protagonisti di numerose leggende, messaggeri divini o raccoglitori di notizie, simboli di potere e di conoscenza. Sì: a volte, così neri, sono avvicinati alle streghe, creature diaboliche, ma in altre culture rappresentano il sapere profondo, la disponibilità ad apprendere, a cambiare. Molto intelligenti, capaci di adattarsi, i corvi sono figure che appartengono anche alla letteratura, da Esopo a Poe fino a Stephen King e Asimov. Discutono tra loro i corvi della Cuscunà, sono consapevoli del degrado del mondo, ritorna il sentimento della catastrofe: “gli animali selvaggi estinti, quelli domestici incapaci di autonomia… Gli umani unica specie che distrugge il proprio habitat”. Sul fondo un grande schermo, dove appaiono i titoli dei vari capitoli che si chiudono con alcune frasi di studiosi di diverse aree del sapere. Ma quel “batibeccare” non è mai (solamente) informativo, con stimoli per riflettere e cambiare: sempre molto alta è la teatralità, nelle sfide, negli scherzi, nei giochi dell’assurdo. Il microbiota insegna che ogni individuo è composto delle più diverse specie, funghi, batteri, virus, protozoi…Dunque non si è mai soli?! Ma se, andando avanti così, non resta più niente? Qualcuno piange?! “Non è nella nostra natura piangere sul sangue versato”. Che fare? Forse andare alla ricerca dei funghi matsutake “disposti a tollerare i peggiori disastri causati dall’uomo”, prima forma di rinascita nel paesaggio devastato dalla bomba atomica di Hiroshima. “Tutto quello che è complicato da immaginare, dice il re, noi, i padri, lo escludiamo dai futuri che si possono realizzare”: non ha energie sufficienti, visibilità, potere chi si oppone al disastro definitivo. Tra il 2012 e il 2022 sono stati più di millesettecento gli attivisti ambientali uccisi: la maggior parte apparteneva ai popoli nativi. Ma come potrebbe essere la terra senza gli umani? “Non fate gli uccelli del malaugurio!” E c’è chi si ostina a costruire muri: pure “Corvidae” è nato prima delle ultime elezioni di Trump. E l’intelligenza artificiale? Divertita riflessione tra i corvi animati e la sua animatrice, “noi sussultiamo nel diretto contatto tra il nostro sistema nervoso e quello di lei”. La Cuscunà sempre perfetta nel mutare toni, accenti: una meraviglia. Di garbato umorismo, ma anche con un alto grado di comicità, il tema del cambio di sesso legato all’innalzamento della temperatura. I maschi in femmine?! Questo sì li metterebbe nel panico! E non manca il divertimento con gli equivoci da commedia, errori nei nomi e similari. Fino all’ultimo disperato tentativo di evitare l’atomica: il discorso all’umanità! Gli spettatori di “Corvidae” ne diventano ogni volta la rappresentanza, volendo/ dovendo applaudire secondo le indicazioni, ma in un intenso crescendo di partecipazione reale collettiva. “Noi siamo tutti terrestri!” Malgrado la situazione, un discorso tra corvi, si colgono echi dalle parole di Charlie Chaplin in “Il grande dittatore”. C’è bisogno di tutti per fermare insieme l’estinzione di massa. “Nessuna specie vive da sola!” Si deve decidere da che parte stare. Bisogna alzarsi, tutti insieme. C’è commozione? I corvi commentano: “Non li abbiamo messi in pericolo noi…hanno fatto tutto da soli”. La citazione qui viene da Jurassic Park: “Dico semplicemente che la vita vince sempre”. Ricominciando con il fungo matsutake? Si ascolta la voce di Ornella Vanoni: “Domani è un altro giorno si vedrà”, riprendendo, in una sorta di circolarità, una citazione da quella canzone ospitata nel primo dialogo, “proviamo anche con Dio chi lo sa…”. Sguardo leggero e ricchezza tematica, elevata intelligenza e straordinaria originalità: nelle opere di Marta Cuscunà ogni volta si coglie il soffio del genio. Al Teatro Manzoni di Monza un successo straordinario, applausi, divertimento e un’infinità di emozioni. Valeria Ottolenghi
Teatro di figura sempre nuovo, di grande intelligenza e meraviglia
“Corvidae. Sguardi di specie”: dall’alto la vista di un mondo che sta per finire