di Italo Svevo
regia Paolo Valerio
con Alessandro Haber
e con Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano Scandaletti, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati,
Francesco Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo
adattamento Monica Codena e Paolo Valerio
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Oragravity
video Alessandro Papa
movimenti di scena Monica Codena
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production
Teatro Carignano (Torino) - 7 – 19 gen 2025
Un grande occhio si muove sul pubblico, quasi nervosamente, proiettato al centro della scena: tutto intorno uno spazio ampio, occupato da drappi e velluti scuri; il regno del protagonista, impegnato in un racconto introspettivo, artefice di un flusso che è anche rielaborazione e significazione del vissuto, del ricordo. Zona grigia dell’anima, dominata da contrasti lunari; il buio dell’ambiente attraversato da fari lattei. La coscienza di Zeno, di Italo Svevo, è uno dei grandi classici della letteratura italiana che più hanno a che fare con la teoria psicanalitica. La scrittura è per Zeno Cosini un potentissimo strumento di autoanalisi, di messa a fuoco di una serie di immagini e memorie. Ed è appunto qualcosa di simile alla camera oscura di un fotografo ciò che il regista Paolo Valerio – in collaborazione con Marta Crisolini Malatesta, che con lui organizza lo spazio scenico – rappresenta nel suo allestimento dell’opera, con protagonista Alessandro Haber (in scena al Teatro Carignano di Torino). Lo spettacolo presenta tratti di originalità interessanti: se, da un lato, Valerio rimane fedele – verbalmente e dialogicamente – al testo di Svevo, dall’altro la messinscena accoglie in sé una serie di rimandi e citazioni alla pittura e alla fotografia, in primis René Magritte. Alessandro Haber è lo sciamano istrionico e magnetico (non si riesce a staccargli gli occhi da dosso!) del flusso di coscienza di Zeno Cosini: alle sue spalle e di fronte al pubblico, uno schermo – frutto del lavoro visuale ideato da Alessandro Papa – spara le immagini dei figuri che popolano l’esistenza di Zeno stesso, deformandoli e ponendoli al centro di sue fantasie, di rielaborazioni. Come una lente che osserva (e anche deforma) i ricordi. Tali ritratti si alternano al tema del mare, che ricorre: massa sterminata e scura, onde come pensieri che fluttuano e si ripropongono, illuminata da una luna quasi angosciante. Le installazioni video (anche sui drappi e velluti cupi di cui sopra) hanno una centralità nella messinscena: esse sono gli spunti, i dettagli, le sollecitazioni che riemergono alla mente del protagonista, intento a scrivere le pagine della sua vita (pagine che, simbolicamente, a un certo punto dello spettacolo volano e si sparpagliano sugli attori); intento a definire il suo ritratto di una borghesia primo novecento e di un uomo attanagliato dalla crisi esistenziale che avrebbe segnato l’intero secolo. Giovanni Luca Montanino