di Italo Svevo
regia Paolo Valerio
con Alessandro Haber
e con Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano Scandaletti, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati, Francesco Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo
adattamento Monica Codena e Paolo Valerio
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Oragravity
video Alessandro Papa
movimenti di scena Monica Codena
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production
Teatro Bellini, Napoli fino al 28 Novembre 2024
Un grande occhio centrale sulla scena, all’interno di un video wall rotondo, che osserva cosa accade su un palco, buio ad intermittenza, dove i personaggi si muovono con leggiadria e intelligenza man mano che la storia si dipana. Così ha immaginato la messa in scena di “La coscienza di Zeno” Paolo Valerio che firma la regia dello spettacolo. Battezzato lo scorso anno, in occasione dei cent’anni dalla pubblicazione del romanzo capolavoro di Italo Svevo, è nato anche allo scopo di valorizzare Trieste, la città in cui è ambientata la narrazione. Protagonista Alessandro Haber che interpreta un Zeno Cosini ormai anziano e stanco che, attraverso la sua memoria, ripercorre i punti fondamentali della sua vita partendo dalla sua sensazione di non sentirsi mai al posto giusto, di non avere mai certezze ma tanti dubbi, e quello di cedere al fato senza slancio come quando decide di sposare Augusta dopo il rifiuto di Ada e Alberta. La nevrosi di Zeno lo porterà sul lettino del Dottor S e alla scrittura del diario psicanalitico che prende forma in scena. Ecco quindi il padre ed il suo rapporto burrascoso, i suoi amici, il lavoro, Guido Speier, l’amore e la vita che scorre. Senza dimenticare la sua famosa u.s. cioè l’ultima sigaretta, che tale non sarà mai. Interessanti le interazioni del Zeno Cosini anziano e lo Zeno giovane che ogni tanto si incontrano, o la scelta di intersecare i due personaggi tra loro quando interagiscono con gli altri, o ancora la presenza di un suggeritore di Haber/Zeno che altri non è che la sua coscienza, in effetti la protagonista di tutto. Eh sì perché è essa che fa azionare la voglia di ricordare, di raccontare e cerca di capire, se possibile, il perché di alcuni fallimenti. La scena si presenta spoglia, luci prevalentemente soffuse, come la nostra mente spesso si trova a vivere, e un gioco di sedie e personaggi che passano dalla gioia con un ballo ad un momento di riflessione con meccanica precisione anche nei movimenti. Un romanzo psicologico ben tramutato in opera teatrale. Simona Buonaura