Di Gennaro Duccilli
Scenografie: Sergio Gotti
Costumi: Martina Aloise
Sound design:Giulio Duccilli
Light design: Antonio Accardo.
Interpreti: Gennaro Duccilli, Eleonora Mancini, Giordano Luci
Regia: Adam Reith
Teatro Vittoria dal 19 al 24 novembre 2024
Cattivi: nell'oscurità della psiche si fa rotta verso l'assoluto. Spegniti breve candela. La vita non è che un'ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita sulla scena per un'ora e poi non se ne parla più. È la favola raccontata da un 'idiota piena di rumore e furore che non significa nulla. Il teatro Vittoria è stato lo scenario di una tenebrosa immersione nei meandri dell'oscurità umana. Cattivi è un viaggio onirico nella memoria di un attore sul finire della vita, che rivive maschera dopo maschera i personaggi da lui interpretati che lo hanno segnato maggiormente. Un susseguirsi incantato di icone malvagie e contraddittorie del teatro e del cinema, un concentrato di secoli di arte e introspezione: sulla scena l'ira e la gelosia del furioso Otello e la perfidia di Iago; la vendetta e l'orgoglio di Shylock; l'invidia e l'ambizione di Riccardo III; la dinamica di desiderio indomabile e frustrazione di Erode e Salomè di Wilde; il delirio e la solitudine del Caligola di Camus; la brutalità dei Cenci di Artaud; l'oscura ambivalenza e scissione del Dr. Jekyll e di Mr.Hyde del romanzo di Stevenson; la fermezza incorruttibile e vendicativa del capitano Achab e la perseveranza nella sfida di un ignoto che si incarna nel Moby Dick di Melville; la follia inarginabile e malinconica del solitario Joker di Todd Phillips. Presente anche Pulcinella a ricordare il legame con Napoli di Gennaro Duccilli, attore protagonista e autore di questo spettacolo. Brama di potere, desideri carnali, conquista dell'assoluto, insoddisfazione, vendetta. Le passioni e i tormenti umani trovano espressione in un gioco di maschere, che nella loro finzione e teatralità sono messaggeri di verità. Questo percorso nelle profondità della psiche è scandito e condotto da una presenza multiforme ed eterea, il Daimon, inteso nell'accezione di James Hillman. Una voce dell'anima che è il nostro unico legame non reciso con il metafisico e la premonizione del destino che ci attende. Accettare il proprio Daimon è accettare la propria vocazione e individualità. L'autenticità di un attore è nella molteplicità delle identità e nel donarsi all'infinito flusso di essere e divenire. La maschera diviene l'espressione più pura del sé. Fissi sulla scena un vecchio juke-box, un armadio a baule e un camerino, a cui nel corso dello spettacolo si aggiungeranno altri elementi di scena. Le scenografie sono di Sergio Gotti e il juke-box trasmette melodie dal cui suono emergono frammenti di un Io scisso e instabile. Ad accompagnare il personaggio di Gennaro Duccilli in questo cammino a ritroso nelle memorie teatrali di una vita è il Suggeritore/ Morte cechoviano, amico e compagno artistico. A scandire lo spettacolo anche il ritorno ciclico di un padre mosso dal desiderio di vendetta per la scomparsa della figlia Dolores, ovvero la Lolita di Nabokov che compare distesa come un fulgido ricordo sul palco con il suo bikini e i suoi occhiali da sole rossi. Il poliedrico Gennaro Duccilli, nella cui recitazione si assapora l'eco di un istrionismo e un'impostazione teatrale e tecnica che richiamano lo straordinario Vittorio Gassmann, è accompagnato in scena da Giordano Luci e Eleonora Mancini. Quest’ultima si muove sinuosa e sensuale sul palco interpretando il Daimon, Salomè e Lolita o leggiadra e innocente nelle vesti ad esempio di Desdemona, la cui bianca purezza verrà strappata via in un gesto di violenta follia, o della balena bianca Moby Dick, la cui cattura segnerà l'appagamento di quella parte dell'essere umano che anela a toccare e conquistare l'infinito e fondersi con esso. Un desiderio che solo la morte può esaudire. Così si chiude il sipario sull'oscurità umana e le conflittualità di un'esistenza mortale che ha sete dell'immenso. Corinne Vosa