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COMPLEANNO (IL) – regia Peter Stein

"Il Compleanno", regia Peter Stein "Il Compleanno", regia Peter Stein

(The Birthday Party)
di
 Harold Pinter
traduzione di Alessandra Serra
regia di Peter Stein
con Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Fernando Maraghini, Alessandro Sampaoli, Elisa Scatigno
assistente alla regia Carlo Bellamio, scene di Ferdinand Woegerbauer
costumi di Anna Maria Heinreich, luci di Andrea Violato
assistente alla produzione Cecilia Negro
produzione TieffeTeatro Milano/TSV-Teatro Nazionale/Viola Produzioni
al teatro Comunale di Casalmaggiore, 7 dicembre 2022

www.Sipario.it, 10 dicembre

«Le parole sono armi che i personaggi usano per mettersi a disagio o per distruggersi l’un l’altro, o come difesa per nascondere i sentimenti». Ciò che scrive Harold Pinter si crede possa offrire una chiave di lettura per «Il compleanno», diretto da Peter Stein. Il linguaggio, le parole definiscono non solo i personaggi, ma costruiscono il testo, scritto da un giovanissimo Pinter di soli 27 anni, ispirato «da un tale che viveva in una pensione in una località di mare, dov’ero capitato durante una tournée – ha raccontato Pinter -. Stava in una soffitta e andava a suonare il piano sul molo. Era assolutamente solo. Non sapevo altro di lui, ma la sua immagine mi è rimasta dentro per anni. Mi chiedevo che cosa sarebbe successo se due persone bussassero alla sua porta?». In queste due citazioni – tratte da Conversazioni con Pinter di Mel Gussow – c’è forse la chiave di un lavoro teatrale che ci presenta la storia di Stanley (Alessandro Averone), musicista, depresso cronico, ospite fisso della pensione di Meg e Petey (Fernando Maraghini). Meg (Maddalena Crippa) accudisce Stanley, sembra far intendere che fra i due possa esserci un’attrazione, Stanley è una sorta di prigioniero volontario. L’improvviso irrompere di Goldberg (Gianluigi Fogacci) e Mc Cann (Alessandro Scampoli), ospiti della pensione, sembra mettere in pericolo Stanley. I tre sembrano conoscersi e, nella festa di compleanno, complice l’alcool e l’improvviso black out, si scatena la violenza, la sopraffazione, dei due su Stanley, di Stanley su Meg e di Goldberg su Lulu (Elisa Scatigno), in un gioco sessuale dalle sfumature pedofile. Poco importa che non sia il giorno del compleanno di Stanley, come più volte ribadisce il festeggiato, ma se la festa si trasforma in rito crudele e sacrificale, festeggiare il compleanno è evidentemente un pretesto, un atto assoluto, ovvero sciolto da ogni premessa o conseguenza logica.
Peter Stein costruisce tutto questo in una scena apparentemente realistica – firmata da Ferdinand Woegernauer – che appare con dimensioni sfalsate rispetto agli attori, quasi uno spazio troppo piccolo, realistico ma al tempo stesso asettico, con colori netti, volumi senza fronzoli. Questo è anche il tono della recitazione che a tratti è secca e anaffettiva, a tratti incline a coloriture tonali un po’ troppo caricaturali, soprattutto nei personaggi di Meg e Petey. Si avverte una sorta di verve comica che rimane sottotraccia, raggelata e che alla lettura del testo appare più esplicita. C’è una sostanziale omogeneità di toni che presenta in maniera straniata ciò che accade: si rimane spettatori di condizioni che nascono dalle parole, che sono l’effetto di quanto i personaggi dicono di loro stessi. Su tutti spicca per carnalità Alessandro Averone che – lo offre forse la figura stessa di Stanley – ha una sua evoluzione, ha la potenza remissiva della vittima sacrificale. L’eco di Beckett o di Ionesco appare evidente in questa pièce giovanile di Harold Pinter che chiede di essere vista, assimilata come un dato di fatto con tutte le variabili di una scrittura che tassello, dopo tassello si contraddistingue come un dominio della violenza di un sistema sull’individuo, addomesticato, reso catatonico e omologato, come si presenta alla fine Stanley vestito di nero come i suoi aguzzini e trascinato via come corpo morto. «Il compleanno» di Pinter, messo in scena da Peter Stein, è uno spettacolo che sta e chiede al pubblico di mettersi in ascolto, di non chiedersi il perché e godere del linguaggio, di quelle parole che fluiscono e costruiscono mondi, dolori, speranze e orizzonti di volta in volta disattesi e che ci danno un senso di precarietà. A tutto questo Stein preferisce una pulizia della messinscena che forse smorza l’inquietudine de Il compleanno. Applausi da un pubblico attento e disponibile all’ascolto.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Giovedì, 16 Marzo 2023 18:24

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