di Luigi Pirandello, adattamento, regia e interpretazione Invisibile Kollettivo
con Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman
scene e costumi Invisibile Kollettivo
musiche Alessandra Novaga
con le voci di Debora Zuin, Alessandro Quattro e Maria Caggianelli Villani
luci Cesare Agoni
consulenza costumi Bruna Calvaresi
suono Marco Gavezzoli
assistente alla regia Irene Carera
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro dell’Elfo, Teatro Sant’Afra, 5 novembre 2022
Ci sono idee progettuali, intuizioni drammaturgiche che sulla carta hanno una loro coerenza intellettuale e analitica, ma poi alla prova del palcoscenico non trovano una incisiva e convincente realizzazione. È questo il caso del Come tu mi vuoi di Invisibile Kollettivo. Non ce ne vogliano Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman, ma tanto è adamantina e sincera la loro passione per le potenzialità di pensiero del teatro, quanto, si crede per rispetto di un gruppo colto e appassionato, che sia giusto restituire con trasparenza le impressioni ricevute dal loro Come tu mi vuoi. L’idea da cui partono è interessante. La storia di Elma, amante dello scrittore Salter, riconosciuta come Lucia, moglie dell’italiano Bruno Pieri, scomparsa dieci anni prima durante la Grande Guerra sembra poter nascondere inattese similitudini con il presente. In primis c’è l’identità fluida dell’Ignota, la possibilità di costruirsi una nuova vita, di inventarsi un’identità, né più né meno come accade oggi con le infinite possibilità offerte dalla rete che ci permette di essere uno, nessuno e centomila. C’è poi lo scenario di un mondo sconvolto dalla guerra, scoppiata nel cuore dell’Europa, in cui la fuga dalla guerra diviene l’occasione necessaria e impellente di crearsi una nuova vita. Queste suggestioni hanno mosso Invisibile Kollettivo nel loro approccio di pensiero a Come tu mi vuoi di Luigi Pirandello. Il tentativo è stato quello – come si legge nelle note di regia – di ripulire il testo da quell’apparato di teatro borghese e dei telefoni bianchi che può apparire macchinoso e, quanto mai, inattuale. L’obiettivo era quello di assolutizzare il dramma identitario dell’Ignota, interpretata da due attrici e portarla da un contesto ‘realistico/borghese’ a una sorta di spazio astratto, camera delle torture. Tutto ciò – in linea di principio - appare interessante, ma poi alla prova della messinscena non funziona e restituisce allo spettatore un Come tu mi vuoi confuso, in cui la vicenda non esce come dovrebbe, in cui è difficile raccapezzarsi. Si assiste alla storia dell’Ignota non riuscendo mai a trovare un filo conduttore, a legare i vari momenti della vicenda. Tutto rimane sospeso in un verboso dire che non ha la capacità incisiva di guidare, sostenere l’attenzione dello spettatore. L’effetto della messinscena di Invisibile Kollettivo è stato – per chi scrive - di andare a rileggere il testo pirandelliano per cercare di recuperarne le coordinate e le tematiche che a fatica sono emerse nello spettacolo. Lavoro di per sé macchinoso, Come tu mi vuoi non concede – alla lettura – alcun spazio di azione, alcun interstizio in cui insinuarsi, ma richiede una serrata attenzione ai meccanismi argomentativi. Se si perde il filo non si rischia di smarrirsi nelle elaborazioni identitarie e nelle supposizioni esistenziali che i vari personaggi esprimono con abbondanza di dettagli. E allora l’impressione è che sia molto pericoloso smontare i testi pirandelliani che vivono di incastri e meccanismi perfetti, di argomentazioni stringenti e assolute. Come in certe costruzioni, basta togliere un tassello e l’intero edificio cade rovinosamente. Si crede che questo sia accaduto al Come tu mi vuoi di Invisibile Kollettivo che ha fatto della decostruzione un suo tratto stilistico, caratteristica mal sopportata dalla costruzione stringente della drammaturgia pirandelliana.
Nicola Arrigoni