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CAPPUCCETTO ROSSO NEL BOSCO - regia Luana Gramegna

"Cappuccetto rosso nel bosco", regia Luana Gramegna "Cappuccetto rosso nel bosco", regia Luana Gramegna

in collaborazione con il Festival Meno Alti dei Pinguini
 Zaches Teatro

con Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco/Francesca Valeri, Enrica Zampetti

regia e drammaturgia Luana Gramegna

maschere, costumi, oggetti di scena Francesco Givone

musica dal vivo e paesaggio sonoro Cristina Petitti (viola), Enrica Zampetti (percussioni)

assistente costumi e oggetti di scena Alessia Castellano

realizzazione costumi Giulia Piccioli
Arezzo – Festival dello spettatore 2022

Parco il Prato – la Rotonda 2 ottobre 2022

www.Sipario.it, 3 ottobre 2022

Ricordo un bellissimo libro di Giuseppe Sermonti, Alchimia della fiaba, in cui il grande genetista analizzò questo genere letterario individuandolo come il detentore dei segreti dell’alchimia e dei suoi procedimenti per trovare la pietra filosofale. Prospettiva straordinaria ed eccitante. 
Ma vedere la fiaba anche come una possibilità teatrale? Lo fece a suo tempo Puškin e con esiti poetici eccelsi. E lo hanno fatto, ai giorni nostri, i ragazzi della compagnia Zaches Teatro con lo spettacolo Cappuccetto Rosso nel bosco in occasione del Festival dello spettatore.
Il palcoscenico è un bosco vero: il parco antistante l’ingresso della Fortezza medicea ad Arezzo.
Non ci sono sedie né poltrone, nessun sipario, nessuna quinta: nulla di tutto questo costruito appositamente. Quanto necessario agli attori, è ricavato da ciò che la natura offre: un albero, un tronco tagliato a metà e lasciato a memoria del arbusto che vi era prima, un piccolo colle che nasconde alla vista ciò che vi è al di là. 
Su un terreno coperto da foglie cadute, gialle più dell’oro, un paio di teli dove i bambini possono sedere e godersi lo spettacolo.
La fiaba ha inizio con una signora (una bravissima Enrica Zampetti) vestita con abiti color marrone, che cerca nel bosco tutto quanto le è necessario per conservare le storie che racconterà, e che mette dentro delle ampolle opportunamente catalogate. Ogni volta che un’ampolla si apre, è una storia che inizia. 
I bimbi guardavano tutto questo con stupore, meraviglia, ma senza timore reverenziale. Anzi: tendevano a partecipare, anticipando quelli che sarebbero stati gli snodi principali della storia di Cappuccetto Rosso: la mamma che la prega di fare attenzione ai pericoli, la paura nell’inoltrarsi nel bosco da sola, l’incontro con il lupo cattivo: una specie di marionetta somigliantissima all’animale come è in realtà magistralmente manovrato da Gianluca Gabriele.
Il finale dello spettacolo riprende quello della fiaba iniziale: Cappuccetto Rosso viene divorata dal lupo insieme alla nonna e la storia si conclude. Furono i fratelli Grimm, viene spiegato a spettacolo concluso, ad aver aggiunto il personaggio del cacciatore che salva tutti. Nella versione originale, così come in quella cui abbiamo assistito, la protagonista se la caverà da sola. Ma come? Questo spetterà al pubblico di ogni età immaginarlo e deciderlo.
Un altro esempio di teatro tale solo per la presenza dell’attore e del pubblico e di una recitazione che, a differenza di molti altri spettacoli, è teatrale in tutto e per tutto. 
Così come Savinio, a suo tempo, si chiedeva se non fosse la rivista a salvare le sorti della drammaturgia d’allora, si parva licet anche noi ci chiediamo se non siano questo genere di rappresentazioni, non teatrali per certi aspetti ma molto teatrali sotto altri, a innovare e così salvare le sorti di una delle arti più antiche che l’umanità abbia creato e conosciuto.
Difficile dare già una risposta. Ma sarà entusiasmante assistere a come tutto ciò si svilupperà.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Lunedì, 10 Ottobre 2022 11:28

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