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COSÌ È (SE VI PARE) - regia Filippo Dini

"Così è (se vi pare)", regia Filippo Dini. Foto Bepi Caroli "Così è (se vi pare)", regia Filippo Dini. Foto Bepi Caroli

di Luigi Pirandello
con (in ordine alfabetico) Francesca Agostini, Giuseppe Battiston,
Mauro Bernardi, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Ilaria Falini,
Mariangela Granelli, Dario Iubatti, Orietta Notari,
Maria Paiato, Nicola Pannelli, Benedetta Parisi, Giampiero Rappa

regia Filippo Dini
scene Laura Benzi
costumi Andrea Viotti
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
assistente regia Carlo Orlando
assistente costumi Eleonora Bruno
foto di scena Bepi Caroli
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
PERSONAGGI INTERPRETI
La Signora Frola Maria Paiato
Il Signor Ponza Giuseppe Battiston (in tour Andrea Di Casa)
La Signora Ponza/Infermiera/Spettro Benedetta Parisi
Lamberto Laudisi Filippo Dini
Il Consigliere Agazzi Nicola Pannelli
La Signora Amalia Mariangela Granelli
Dina Francesca Agostini
La Signora Sirelli Ilaria Falini
Il Signor Sirelli Dario Iubatti
La Signora Cini Orietta Notari
Il Signor Prefetto Giampiero Rappa
Il Commissario Centuri/Un altro cameriere Mauro Bernardi
Un cameriere di casa Agazzi Andrea Di Casa (in tour Giampiero Rappa)
Al Teatro Bellini di Napoli, 22-27 gennaio 2019

www.Sipario.it, 23 gennaio 2019

Se è vero che, come ripeteva Van Gogh, «un pizzico di follia è una benedizione per l'arte», allora Pirandello sicuramente era maestro di entrambe: della follia e dell' arte. Le sue commedie appaiono spesso un po' fuori dal mondo, staccate dalla realtà quotidiana e certe volte addirittura surreali, come fossimo in un film dai toni stranianti, come quelli del cineasta Luis Buňuel. In realtà non c'è storia raccontata che sia più specchio del mondo come quelle del drammaturgo siciliano e, soprattutto, specchio della società. Infatti ci basta seguire una di queste trame a teatro o anche soltanto leggerne il testo per renderci conto di quanto attuali possano ancora risultare e di quanto mostrino delle persone e del mondo in cui viviamo. Fuggendo dalla solita messa in scena di un Pirandello banale e classico, Filippo Dini rincorre il filo del sogno e del lato onirico della commedia, facendoci sperare per tutto il tempo, anche per chi conosce la storia raccontata, in un finale, quando in realtà la commedia finale non lo ha. In una cittadina come tante, l'arrivo di tre strani personaggi, componenti della stessa famiglia, Ponza – Frola, composta dai coniugi Ponza e dalla signora Frola, appunto, madre di lei, sconvolge tutti per i modi di vivere strani e sospetti. Ma la signora è davvero la madre di quella ragazza che sta sempre rinchiusa in casa? Oppure va semplicemente a trovare la seconda moglie del genero, che lui ha sposato dopo la morte della prima? La sua porta è stata chiusa a chiave dal marito, che le impedisce di uscire? Oppure è al contrario la Frola che non può andare a trovare la figlia? Chi è tra loro il pazzo? Esiste davvero una moglie? E soprattutto perché i due coniugi vivono in un palazzone buio di periferia, mentre la povera madre vive da sola in un appartamento ampio e spazioso in centro città? Quando i dubbi iniziano a diventare davvero troppi e ognuno riporta la propria versione dei fatti, diventa difficile rincorrere una verità che suscita la curiosità di tutto il paese e, anche se l' azione si svolge soltanto a casa di una famiglia alto borghese, i vicini della signora Frola, si sa che tutti vorrebbero scoprire come stanno veramente le cose. La verità, che segue i pettegolezzi e le dicerie, che proviene dalla curiosità senza fondo, è quasi una ragione di vita, che porta alla luce fantasmi e alimenta opinioni perfino assurde, che ogni volta vengono nuovamente messe in discussione, fino allo sfinimento, fino alla confusione anche delle poche certezze, fino a un filo che si ingarbuglia e prende la forma di un pensiero fisso nella testa. La forte dimensione relativa e soggettiva di Pirandello, il suo mettere in scena le convenzioni sociali e le tendenze comuni, in maniera fuori dal comune, fanno sì che la verità, quella vera, non ci sia mai, non sia trovata nemmeno in colei che è oggetto di tutta la disputa e che, se possibile, porta ad una follia ancora maggiore le due parti "contendenti", gli indagati e gli indagatori, che in quel salotto semplice trasformato in stanza degli interrogatori, la ascoltano semplicemente ripetere: «Per me, io sono colei che mi si crede!". L'azione allora c'è anche in una commedia pirandelliana, che tra un sogno e una follia, ci fa capire che i veri pazzi sono forse i borghesi che rincorrono un inutile desiderio che non può essere soddisfatto, perché non esiste verità oggettiva e non c'è modo di venirne a capo.

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Gennaio 2019 14:39

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