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CYRANO DE BERGERAC - regia Nicoletta Robello Bracciforti

Luca Barbareschi in "Cyrano De Bergerac", regia Nicoletta Robello Bracciforti Luca Barbareschi in "Cyrano De Bergerac", regia Nicoletta Robello Bracciforti

di Edmond Rostand

con Luca Barbareschi

adattamento e regia Nicoletta Robello Bracciforti
con:
 Luca Barbareschi, Linda Gennari, Duilio Paciello
Thomas Trabacchi, Duccio Camerini, Massimo De Lorenzo
e con (in ordine alfabetico): 
Valeria Angelozzi, Federica Fabiani, Alessandro Federico,
Raffaele Gangale, Federico Le Pera, Gerardo Maffei,
Matteo Palazzo, Carlo Ragone, Alberto Torquati

e gli allievi e le allieve del corso di Recitazione della Scuola d'Arte Cinematografica Gian Maria Volonté 
Marilena Anniballi, Francesca Antonini, Marco Cicalese, Lia Greco,
Marlon Joubert, Michele Valerio Legrottaglie, Romana Maggiora Vergano, Gelsomina Pascucci, Federica Torchetti
Scene: Matteo Soltanto

Costumi: Silvia Bisconti

Luci: Pietro Sperduti

Musiche: Arturo Annecchino

Collaboratore ai movimenti di scena: Alberto Bellandi

Vocal Coach: Elisabetta Mazzullo

Produzione: TEATRO ELISEO
Roma, Teatro Eliseo Dal 30 ottobre al 25 novembre 2018

www.Sipario.it, 30 ottobre 2018

Macchina teatrale perfetta che scatta in modo matematico lasciando il pubblico stupito ed esaltato ad ogni cambio di quadro. Rostand e il suo Cyrano De Bergerac, a dispetto di epoche, concomitanze storiche e periodi non così felici, entusiasma sempre.
La ragione di tanta affezione verso un'opera che potrebbe – e non a torto in fin dei conti – apparire stinta e lontana da noi, è presto spiegata. E la si può individuare in quell'elemento che tutti accomuna: la passione amorosa vissuta in modo così intenso e sincero dal protagonista della pièce. Ma ad accrescere il tutto vi è di più, ed è l'elemento su cui ogni cosa è giocata: il fatto, cioè, che tale passione viene fin in fondo provata ma per conto d'un'altra persona.
Sfrontato e spavaldo come spadaccino, ma come amoroso timido fin ad arrossire per la vergogna, Cyrano pur di vivere il suo sentimento verso la cugina Rossana accetta di donare il suo cuore e le sue parole a un uomo rozzo, banale, benché d'aspetto avvenente: Cristiano. Il quale parlerà, sì, a Rossana ch'egli ama, si esporrà con lei che finirà per innamorarsi ancor di più di colui che crede così affascinante. Ne adorerà il cuore e lo spirito a dispetto delle fattezze fisiche, aggraziate e possenti.
Un pirandelliano teatro nel teatro ante litteram, che il pubblico non può non gradire. Ed è qui la ragione del successo dell'opera di Rostand: nella sua forma tanto impeccabile quanto scarna di contenuti importanti. E che tuttavia funziona: sempre e comunque.
Nella messinscena approntata per l'ormai centenario Eliseo, l'elemento teatrale di Cyrano è sviluppato in pieno, per mezzo d'una scenografia che riproduce ambienti secenteschi in modo preciso ma senza esagerare; con cambi rapidi che avvengono sotto gli occhi del pubblico ed una compagnia di attori tutti mediamente bravi.
Il ruolo del protagonista è affidato a un Luca Barbareschi in buona forma, che appare un po' stanco nelle scene dei duelli, ma che tuttavia finisce per tratteggiare un buon Cyrano. Colpisce, della sua interpretazione, i toni mai appesantiti – soprattutto nelle situazioni topiche della pièce. Barbareschi sa lavorare di fioretto sui sentimenti, rappresentandoli con giusti accenni di pathos ma senza viverli romanticamente come farebbe un giovane Werther.
Meno convincente, invece, la Rossana di Linda Gennari: troppo vezzosa, sicura di sé e lievemente irrigidita nei momenti in cui dovrebbe, invece, più abbandonarsi (come nel finale, quando capisce da quale cuore e da quale bocca le belle parole d'amore declamate da Cristiano provenivano).
Ma cosa ci dice Cyrano oggi? Come e in che termini rappresenta il nostro tempo? Questi gli interrogativi che potrebbero far capolino nella mente degli spettatori. E che, però, dalla messinscena all'Eliseo non troverebbero pronta risposta.
E quindi si esce dal teatro: indubbiamente appagati per aver assistito ad uno spettacolo sì ben approntato, ma trattenendo nulla di più di un pennacchio rosso da apporre sul cappello: come Cyrano prima di spirare.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 01 Novembre 2018 08:11

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