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COGLI L’ATTIMO CHE FUGGE - regia Pino Quartullo

"Cogli l’attimo che fugge", regia Pino Quartullo "Cogli l’attimo che fugge", regia Pino Quartullo

Orazio, il poeta lucano alla corte di Augusto
regia di Pino Quartullo
Concertato a due
con
 Alessio Boni, la parola
Oscar Bonelli, la musica
Traduzione, adattamento e testi originali di 
Margherita Gina Romaniello
produzione ESPERANTO COMMUNICATION
Roma, Teatro Argentina 19 maggio 2018

www.Sipario.it, 21 maggio 2018

Ecco la lettura per Marcel Proust: individuare la musica segreta e intima che uno scrittore ha trasfuso nel suo fraseggio e nella scelta delle parole: catturare il ritmo, il suono, gli accenti, la timbrica che ogni virgola, ogni spazio bianco, ogni lettera, ogni sillaba concorre a formare man mano che la pagina si riempie. E quando tale operazione giunge a compimento, di quell'autore si scoprono i segreti che egli ha affidato alla sua confidente migliore: la letteratura.
Se tale definizione è vera per la lettura che si svolge fra il singolo individuo e la pagina scritta, ancora di più lo è quando si decide di portare tale esperienza sul palcoscenico e condividerla con il pubblico. Allora non è più solo il ritmo, il timbro e la melodia che debbono essere catturati dal testo di un autore, ma anche le voci che abitano frasi, descrizioni e dialoghi. Non si tratta di inscenare ciò che è scritto, ma di mostrare la policromia della pagina al pubblico, lasciandogliela intendere attraverso l'immaginazione. Arte rara e difficile, di cui si può avere un eccellente esempio nella lettura che di Quinto Orazio Flacco fa Alessio Boni nello spettacolo Cogli l'attimo che fugge.
In un racconto che traccia il ritratto a tutto tondo del poeta latino prediletto da Mecenate, non è solo la sua personalità semplice e complessa; meschina e impavida; debole e vigorosa che emerge: ma i sapori, gli odori, i misteri, i toni, le melodie antiche della Basilicata, terra che diede i natali ad Orazio. Questa atmosfera, perduta ma ancora segretamente viva, viene ricreata dalle musiche arabeggianti eseguite dal bravissimo Oscar Bonelli, che sottolineano e caratterizzano l'intero spettacolo.
Spettacolo il cui cuore pulsante è l'istrionica capacità attoriale di Boni. Egli non si limita a leggere Orazio e a renderne la sua variegata bellezza; bensì rievoca lo spirito del tempo in cui il poeta visse. E come? Cambiando e modulando la voce quando nel racconto entra in scena un personaggio diverso: vi è chi parla con fare civettuolo e chi in modo volgare; chi conscio del suo potere e chi della propria nullità. E in questo racconto ben strutturato in un'ottima alternanza di versi oraziani e parti narrative, è la Roma augustea che Boni fa rivivere sul palco del teatro Argentina: quella dove Viriglio accampava scuse su scuse per non consegnare l'Eneide ad Ottaviano. La stessa in cui Orazio morì di dolore cinquantanove giorni dopo la scomparsa del suo caro Mecenate. È una Roma, questa, che si può incontrare magistralmente descritta negli insuperabili libri di Santo Mazzarino. Ma così ben rievocata tramite i versi di Orazio e una recitazione intensa, appassionata, misurata e con un lieve pizzico di divertimento come è quella di Alessio Boni, è un evento cui è raro che il pubblico abbia la fortuna di assistere. E quando ciò avviene, non vi è ringraziamento migliore di un intenso, lungo e meritato applauso: quello che gli spettatori dell'Argentina hanno tributato a Cogli l'attimo che fugge.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Lunedì, 21 Maggio 2018 09:57

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