di Luigi Pirandello
adattamento e regia Valter Malosti
con Roberta Caronia, Valter Malosti, Paola Pace, Vito Di Bella, Paolo Giangrasso, Cristina Arnone, Roberta Crivelli
scene Carmelo Giammello
costumi Alessio Rosati
luci Francesco Dell'Elba
cura del movimento Alessio Maria Romano
macchinista e direttore di scena Gennaro Cerlino, assistente alla regia Elena Serra
produzione del Teatro di Dioniso con il sostegno di Sistema Teatro Torino
visto al teatro Ponchielli, Cremona, 8 marzo
Se non fosse per quella mannaia che agita con disinvoltura, Ciampa sarebbe una sorta di buffone di cui ridere, un buffone però capace di uccidere e alla fin fine di dettar legge per l'onorabilità sua e della società connivente a cui appartiene. E' questo il Ciampa a cui Valter Malosti dà corpo nel suo personalissimo Berretto a sonagli di Luigi Pirandello. Malosti utilizza la prima versione in dialetto del testo, affidando alla lingua dello scrittore musicalità e ritmo di un dramma che si colora di farsesco, di un racconto delle verità taciute e falsità ostentate che strizza l'occhio al vaudeville e, risalendo la china del tempo, a Molière in grado di smascherare le debolezze e i vizi del consorzio umano. In fondo è quello che fa anche Pirandello col suo teatro: mostra l'inconfessabile e lo fa con la finzione elevata all'ennesima potenza, col re-citare, ovvero il reiterare condizioni e situazioni fino al paradosso. Dopotutto è quello che accade a Beatrice Fiorìca (Roberta Caronia) determinata nello svelare il tradimento del marito, aizzata dalla Saracena (Paola Pace) e dissuasa dalla serva di casa (Cristina Arnone): le vocine di una coscienza che ora impone di scoperchiare la verità e ora di tacere per non dar scandalo. In questo pressing fatto dalla Saracena e Fanà si instilla il dubbio che il tradimento sia tutto nella testa di Beatrice che ciò che accade davanti agli spettatori non sia altro che un'invenzione, un'ossessione della mente della donna. Ciò che emerge dal Berretto dialettale di Pirandello/Malosti è la dialettica fra disvelare e velare e al tempo stesso l'impossibilità a discernere ciò che reale da ciò che è solo presunto. Il tutto si compie in un contesto iperteatrale fra riflessi, entrate e uscite, su una pedana sbilenca e optical come sbilenco, distorto è il nostro convivere. Quell'interno borghese ha qualcosa di irreale, è a sua volta una macchina da vaudeville con la possibilità di frettolose uscite ed entrate da un buio che inquieta. Ciò che appare reale, quasi realistico a stare bene attenti non fatica a mostrare un suo aspetto inquietante e allucinatorio. In tutto ciò è quasi ovvio che a nulla possa la voglia di verità di Beatrice, donna indipendente e determinata ma che alla fine si ritrova costretta a chinare il capo, anzi a fingersi pazza perché solo così si può evitare lo scandalo, solo così Ciampa abbandona il suo proposito violento di vendetta per l'oltraggio subito, per il fatto che il paese lo additi a cornuto e la moglie a svergognata (Roberta Crivelli). La follia è la soluzione, accolta come risolutiva non solo dallo scrivano offeso ma paradossalmente dal fratello di Beatrice Fifì (Vito Di Bella), dalla madre e dal delegato Spanò (Paolo Giangrasso) che intorno alla poverina costruiscono un quadretto sarcastico, crudele degno del più atroce varietà. In tutto ciò Ciampa e la sua teoria delle corde civile, seria e pazza è sovrano, è terribile, buffissimo e crudele. Valter Malosti costruisce il suo Berretto a sonagli con assoluto rigore, dando alla vicenda un livore e una drammaticità che invitano al riso, fanno del ghigno di Ciampa la comicità abbietta e tremenda di un mondo di falsità, sotterfugi, piccolezze in cui tutti sanno, ma fanno finta di non sapere, in cui tutti vedono, ma fingono di ignorare per la pace domestica, la tranquillità sociale... E dopotutto è lo stesso Ciampa a sottolineare come l'accordatura della corda civile sia indispensabile al fine che gli uomini non si sbranino fra loro. Ecco Malosti e Pirandello ci mostrano l'abisso, un abisso farsesco che richiede le sue vittime, richiede il lusso del caos per ritornare all'ordine...
Nicola Arrigoni