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BURBERO BENEFICO (IL) - regia Maurizio Faraoni

Il burbero benefico Il burbero benefico Regia Maurizio Faraoni

(Le bourru bienfaisant)
di Carlo Goldoni
traduzione e adattamento: Giovanni Antonucci
regia: Maurizio Faraoni
con Nando Gazzolo, Margherita Adorisio, Carla Guido, Maurizio Faraoni
Roma, Teatro Ghione, dal 4 al 23 dicembre 2007

Avanti, 11 dicembre 2007
www.Sipario.it, 22 dicembre 2007
Il Messaggero, 15 dicembre 2007
Avvenire, 6 dicembre 2007
Un "assolo" da campione

"Il burbero benefico" è tra le opere più significative di Carlo Godoni. Scritta in francese e rappresentata per la prima volta il 4 novembre 1771 alla Comédie Française, ebbe un successo straordinario. Un trionfo che fece di Goldoni un mito d'oltralpe. Fu trascinato dagli attori sul palcoscenico tra gli applausi del pubblico in delirio. Questa "Commedia degli equivoci" racconta storie quotidiane, uno specchio dove ognuno può ritrovare i propri sentimenti fatti di passioni, speranze, difetti e virtù. A dar vita a "Geronte", personaggio controverso e duplice, c'è Nando Gazzolo che calca le scene da una vita.

Ma nonostante il correre degli anni, nonostante i capelli bianchi (testimonianza della tirannia del tempo), quest'attore continua a percorrere i sentieri teatrali tradizionali, antichi tratturi sconosciuti a gran parte dei teatranti odierni, spesso digiuni di quelle che sono (o dovrebbero essere) le regole basiche di quest'antico e fascinoso "mestiere". Il personaggio protagonista nasconde una doppiezza; dietro l'apparente rudezza caratteriale, si cela un uomo capace di gesti nobili, azioni benefiche che disorientano lo spettatore. Per interpretare ruoli come questo ci vogliono attori veri in grado di recitare come Gazzolo. In questa occasione "Geronte" può contare su un interprete che, oltre a saper recitare (repetita juvant), sa anche creare quella giusta atmosfera che anima la "finzione", capace di rendere verosimile una bugia dichiarata. Le opere goldoniane, nonostante l'ambiguità della partitura, hanno un lieto fine. Umorismo e comicità sono il carburante di "Burbero benefico" che mette a confronto il protagonista (Geronte), con un mondo dalle radici illuministe. Però lo spettacolo cui abbiamo assistito, lo diciamo senza reticenze, non ci ha entusiasmato. E' troppo lento e spento. Ne sono riprova le poche risate del pubblico. Di contro c'è da dire che Nando Gazzolo, come fanno quei ciclisti quando escono dal gruppo per andare in avanscoperta, si produce in un "assolo" da campione. Ha gli strumenti tecnici e l'ortoepia giusti, una voce che evoca i grandi di un teatro estinto. Ma noi, inguaribili nostalgici, a quel passato continuiamo a guardare. "In teatro - soleva ripetere Carmelo Bene - assistiamo spesso a gente che entra e esce senza sapere da dove viene e dove va". Forse era solo una delle tante provocazioni del maestro di Otranto, ma qualche verità in quelle parole c'è. Il teatro non può e non deve essere "rappresentazione" che fa il verso alla realtà: deve sublimarla attraverso la "finzione scenica". Nando Gazzolo lo ha capito da tempo e sa "fingere bene" in un "gioco infantile" per adulti che dura da secoli. Prima di concludere, scorriamo i nomi degli altri animatori dello show: Margherita Adorisio (Costanza Dalancour), Carla Guido (Marta), Maurizio Faraoni (Dorval), Nicola Ciccariello (Leandro Dalancour), Stefania Benincaso (Angelica), Giovanni Magno (Valerio) e Gianluca delle Fontane (Picard). La regia è di Maurizio Faraoni, mentre l'adattamento e la traduzione sono di Giovanni Antonucci. Antonio De Carlo, Maria Paradiso e Federico Bonetti Amendola firmano rispettivamente le scene, i costumi e le musiche. Si replica al Teatro Ghione di Roma fino al prossimo 23 dicembre.

Gianfranco Quadrini

Più benefico che burbero

Dopo la prima nazionale al Teatro Paisiello di Lecce, Nando Gazzolo è in scena al Teatro Ghione di Roma dal 4 dicembre con Il burbero benefico di Carlo Goldoni.
Pensata e scritta direttamente in francese, in occasione del matrimonio fra Maria Antonietta e il delfino di Francia, futuro Luigi XVI, Le Bourru bienfaisant fu rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1771 al teatro della Comédie française. Il successo fu talmente eclatante che, come annoterà lo stesso Goldoni nei suoi Memoires, alla fine della recita verrà trascinato con forza sul palcoscenico per salutare il pubblico in delirio.
La scena si svolge a Parigi. Il vecchio e apparentemente burbero Geronte, ritiratosi a vita privata, ha due nipoti: Leandro, sposato con Costanza, e Angelica, segretamente innamorata di Valerio. La governante Marta lo informa della disperazione della giovane nipote che il fratello, oberato di debiti a causa di una moglie frivola e spendacciona a cui non riesce a dire di no, vuol fare rinchiudere in convento. Il vecchio zio cerca allora di maritare la fanciulla con un facoltoso amico non più giovanissimo. Quando la situazione si complicherà, il benefico Geronte, dopo peripezie e sotterfugi, per amore dei nipoti, sistemerà ogni cosa con buon senso e generosità. È proprio per questo che Goldoni intitola la sua stessa “traduzione” in italiano di questa commedia Il burbero di buon cuore.
La versione messa in scena dal regista Maurizio Faraoni (interprete anche del ruolo dell’amico Dorval) è invece tradotta e adattata dal ‘goldonista’ Giovanni Antonucci direttamente dal testo francese, con scene fluide e dialoghi brillanti. Nei propositi dell’adattatore c’è quello di meglio afferrare lo spirito illuminista che è fondamento della commedia, donandole così una vivacità di temi e situazioni. Nella riduzione in due tempi degli originali tre atti, le unità di luogo, tempo e spazio sono rispettate con rigore, lasciando campo libero al protagonista che già nel nome porta a chiare lettere il carico del suo destino, Geronte. Nella sua maturità di interprete, Nando Gazzolo fa risaltare la doppiezza ossimorica del personaggio con eleganza e gesti misurati, con sotterranea ironia. Nella sua apparente asprezza Geronte mostra a tratti una vulnerabile sensibilità; non impone soluzioni, ma elargisce consigli, tanto che alla fine lui stesso si rammaricherà di “non poter far durare la sua ira”. Bastano due parole dolci, due lacrime per avvilirlo.
Nella godibile messinscena avrebbe sicuramente meritato uno sviluppo meno superficiale il piano metateatrale della partita a scacchi condotta da Geronte e costantemente interrotta, unico veicolo di comunicazione tra lui e l’amico Dorval. Le musiche di scena di Federico Bonetti Amendola scandivano con discrezione l’intricata matassa, mentre la luce fissa e diffusa contribuiva a rendere ancor più piatta la spoglia scena di Antonio De Carlo, facendo per contrasto risaltare maggiormente i ricchi dettagli dei costumi di Maria Paradiso.
Ad affiancare Gazzolo in questa commedia degli equivoci, una compagnia di attori disomogenei tra i quali meritano rilievo il Leandro di Nicola Ciccariello, la frivola Costanza di Margherita Adorisio e la fedele Marta di Carla Guido, mentre Picard, il servo orientale, era sopra le righe. I personaggi secondari sono o troppo urlati o appena sussurrati e rischiano di essere offuscati dall’interpretazione di Gazzolo, fascinosamente altalenante tra distacco ed empatia, che avrebbe meritato una platea meno deserta.

Cosimo Manicone

Il "Burbero" è Nando Gazzolo

Sul tema del doppio, Goldoni sapeva il fatto suo. Cos'altro capita al burbero Geronte (un nome, una descrizione) se non una schizoide dissociazione di personalità quando non riesce a trattenere la rabbia, poi si pente, torna ad essere generoso, s'incavola con se stesso per quanto ha appena concesso...e il tutto ogni due minuti? Tutti lo temono, ma tutti sanno di poter contare sul suo aiuto. Una vera condanna! Nando Gazzolo, in scena al Ghione, è un Burbero benefico ironico, saggio, contemporaneo. Il nonno che ogni nipotino del Ventunesimo secolo vorrebbe avere, affezionato ma non impiccione, protettivo ma pietroso, colto senza essere snob. Gazzolo è lo spettacolo diretto da Maurizio Faraoni, attorniato da una piccola umanità caricata (il servo filippino e la cognata Costanza sono esagerati nella loro inconsistenza), fatta apposta per giustificare la burbanza del protagonista: come sopportare tutti i lecchini e gli scialacquatori ignavi che popolano la terra? Come conservare la desiderabilità sociale senza sacrificare la propria dignità? Nel cast anche lo stesso Faraoni (Dorval), Stefania Benincaso (Angelica) e Carla Guido (Marta). Fino al 23.

Paola Polidoro

Gazzolo riscopre Goldoni francese

Il grande attore porta in scena a Roma il «Bourru bienfaisant» scritto a Parigi e tradotto per la prima volta Quanti 'burberi' nel teatro di Goldoni, quanti egli ne scovava nella realtà e poi pantografava come personaggi. Uno solo però fu burbero fin nel titolo della commedia composta nel 1771 in un'ora crepuscolare del suo volontario esilio parigino: quel Bourru bienfaisant che dunque aveva dimensioni più umane proprio nel suo non esserlo fino all'estremo, oscillando fra iracondia e buon cuore. Il crepuscolo era per il commediografo nel declino delle condizioni di successo che Parigi gli aveva procurato per nove anni, ma il genio lo spinse a scrivere nella lingua del Paese che l'ospitava e nel rispetto della sua grande tradizione scenica. Pur fra pessimismo e nevrosi, nel modellare il protagonista riaffermava la fiducia nelle persone e nelle loro doti migliori. E nacque un capolavoro. Che solo più tardi traspose nella lingua madre, in una mediocre versione. Giusto a un 'goldonista' di vaglia poteva venire l'idea di attingere all'originale francese per dargli veste italica con qualche adattamento, restando filologicamente nello stile dell'autore. Questa la versione adottata dalla Compagnia Scenastudio di Lecce e approdata al Ghione di Roma, con la presenza da protagonista di Nando Gazzolo, indimenticato interprete dalle molteplici virtù.
Goldoni ricordava nei suoi Mémoires la «fortuna di ritrovare nella natura un carattere che era nuovo per il teatro». E l'originalità del suo Geronte, dispotico dal cuor d'oro, così scolpito dallo scrittore, ha sempre una forza coinvolgente. Fra nipoti sventati o in angustie va in bestia, ma poi risolve e governa con il buonsenso e la generosità. Alla fine però vediamo che un'ombra lo opprime: sta per scoppiare la rivoluzione che spazzerà quel modo di vita. Il resto è convenzione comica goldoniana, ma di classe. Nel trattamento del regista Maurizio Faraoni, cui si deve il finale premonitore, favorito dalla trama linguistica di Antonucci stilisticamente inappuntabile, l'intrico fluisce con delicata vivacità. E Gazzolo con il suo charme non prevarica il gruppo di attori animosi e puntuali, con lui festosamente applauditi.

Toni Colotta

Ultima modifica il Giovedì, 08 Agosto 2013 10:20

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