di Oscar Wilde
traduzione e adattamento Elio De Capitani e Umberto Orsini
regia Elio De Capitani
con Umberto Orsini e Giovanna Marini
musiche Giovanna Marini
luci Robert John Resteghini
suono Marco Olivieri
Milano, Teatro Studio, dal 7 al 11 giugno 2008
Oscar Wilde uscito dalla prigione dove l' Inghilterra vittoriana, puritana e ipocrita, lo aveva rinchiuso per due anni perché omosessuale, denunciò gli orrori del carcere ne La ballata del carcere di Reading pubblicata, anonima, nel 1898. Un poema appassionato, dove il tragico dei fatti vive nella semplicità di un ritmo popolare, portato in scena da due straordinari interpreti, Umberto Orsini e Giovanna Marini, guidati dalla regia di Elio De Capitani con la traduzione e l' adattamento di Orsini e De Capitani. È la ragione che domina la raffinata interpretazione dell' ottimo Orsini: una esposizione pacata dei sentimenti che un carcerato, la voce narrante, prova spiando gli ultimi giorni di vita di un giovane assassino, il suo bere l' aria del mattino, il suo rubare con lo sguardo il pezzo d' azzurro che in carcere è chiamato cielo. Un uomo già morto perché ha ucciso la donna che amava e chi uccide l' amore è morto. Dall' annullamento di ogni enfasi si esalta l' orrore per la crudeltà della vita in prigione, la pietà e la simpatia, in senso etimologico di sofferenza partecipata, per il mondo dei reietti. Con la sua musica e il suo canto colto e popolare, Giovanna Marini cesella in cinque ballate le suggestioni del poema. L' allestimento rigoroso e la bravura degli interpreti esaltano la voce di Wilde che chiede rispetto per ogni essere umano, anche se assassino. Teatro Studio, fino a domani
Magda Poli