Cabiria Teatro
Di Mariano Arenella e Marco Caligari
con la collaborazione alla drammaturgia di Maurizio Patella.
Con Mariano Arenella e Giacomo Gamberucci/Elena Lombardo
Musiche di Giacomo Gamberucci
Video di Lele Marcojanni, Simone Felici e altri
Regia Elena Ferrari
Teatro Bunker, Torino 16 febbraio 2025
Un viaggio lungo oltre un secolo, attraverso diverse generazioni. Lo spaccato di un popolo, di una terra solcata dalla storia, dal “progresso”, dalle rivendicazioni sociali: lo squarcio della piega, uno sguardo amaro e toccante alla realtà del lavoro e agli abusi che contraddistinguono il sistema di ieri e di oggi. Un solo attore in scena (accompagnato dalla musica di un violoncello), per uno spettacolo in realtà corale: ecco La banalità del mare, scritto da Mariano Arenella, Maurizio Patella e Marco Caligari (Cabiria Teatro). Il protagonista (oltre che autore) Mariano Arenella dà voce a molteplici personaggi, balza da un'epoca all'altra e tra storie apparentemente diverse (come binari paralleli), ma accomunate dalla fame di riscatto più o meno consapevole; oltre che dallo sfondo di una Rimini in trasformazione con l’economia del Paese. La riviera selvatica e delle terre da coltivare con fatica prima, delle fabbriche e degli stabilimenti balneari poi; dei ristoranti, degli ombrelloni, delle spiagge prese d'assalto dai turisti; degli alberghi che spesso si ergono sullo sfruttamento dei lavoratori. Dell’accoglienza. Il protagonista dello spettacolo, alter ego dell'autore Arenella, è un giovane laureato in giurisprudenza che si lancia nel lavoro di cameriere stagionale per sbarcare il lunario e rendersi autonomo: così, fresco di studi, si imbatte in un tessuto umano piegato sotto il peso delle privazioni, di inaccettabili soprusi da parte dei datori di lavoro; fa amicizia, solidarizza e cerca di entrare in quello che sta vivendo con le sue proprie istanze, instillando ai nuovi compagni e compagne il senso della lotta, del diritto, della rivendicazione. Ecco il parallelo col passato: la storia di una ventenne operaia di fine Ottocento, ragazza fin troppo emancipata (per i tempi); del suo innamorato più inconsapevole eppure pronto a "risvegliarsi" alla battaglia; di una Rimini non ancora votata al turismo, ma probabilmente già in balia di interessi industriali ciechi e prepotenti. La banalità del mare è un testo intriso di impegno civile, che nasce da una tesi in Diritto del Lavoro (dell’autore stesso, Arenella) e da una serie di ricerche compiute sul campo; da interviste tra gli stagionali e i lavoratori coinvolti. Che senso dare a una tale indagine, sempre attuale? Come metterla a frutto, se non in palcoscenico, richiamando l’attenzione e anche denunciando una piaga sociale con l’arma dell’ironia, col sostegno di musica e parole? Protagonista in scena, infatti, insieme a Mariano Arenella è la musica dal vivo di Giacomo Gamberucci. A completare l’atmosfera di vento leggero e, a ben sentire, impetuoso tra gli ombrelloni della riviera e le bandiere della protesta, i video di Lele Marcojanni, Simone Felici e altri. Giovanni Luca Montanino