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SCARPETTE ROTTE - regia Emma Dante

"Scarpette rotte", regia Emma Dante. Foto Carmine Maringola "Scarpette rotte", regia Emma Dante. Foto Carmine Maringola

scritto e diretto da Emma Dante
con Martina Caracappa, Davide Celona, Adriano di Carlo, Daniela Macaluso
scene di Carmina Maringola
costumi di Emma Dante
luci di Cristian Zucaro
produzioni ERT/Teatro nazionale fondazione TRG onlus
in collaborazione con Compagnia Sud Costa Occidentale
al teatro Bonci, 19 febbraio 2022, prima assoluta

www.Sipario.it, 1 marzo 2022

All’ingresso in teatro la scenografia appare brillante, ben predispone e poi pian piano ci si accorge che ci si trova al cospetto di una camera ardente. Un bambino esclama: «Che bello!». Ecco la differenza fra lo sguardo dell’adulto e quello del bambino che della scenografia di Scarpette rotte di Emma Dante coglie il bagliore dei tendaggi, le luci soffuse e un’atmosfera sospesa. L’elegante scenografia è di Carmine Maringola. Ma non c’è tempo per elaborare il senso di quelle croci che atterriscono e inquietano i grandi, perché improvvisamente il catafalco comincia a muoversi e le risate dei bimbi si fanno sentire. Poco importa che prima sia passata una signora velata a lutto, l’attenzione è su quel parallelepipedo coperto di velluto nero che si muove e che fa fuoriuscire una ragazza che ci spia dal suo rifugio, una ragazza viva, più che viva. Poi pian piano tira fuori alcuni cartoni in cui c’è scritto: «Ho fame», «Sono sola»… E in platea c’è chi legge sillabando, chi invece tutto d’un fiato e suggerisce al fratellino più piccolo che chiede: «Cosa c’è scritto?». Inizia così Scarpette rotte con quella bambina che piange sulla tomba della madre e viene adottata da una ricca signora. Celine, questo il nome della bambina, riceve in dono due scarpette rosse, scarpette magiche, regalatele dalla principessa. Al momento di ricevere il dono la raccomandazione è quella di non cedere all’egoismo. Ed invece, come sempre nelle fiabe, la piccola Celine – questo è il suo nome – lascerà sola la matrigna malata per andare al ballo del re, trovando alla fine la sua benefattrice morta. Le scarpette rosse le rimangono attaccate e la costringeranno a ballare senza sosta, in loro balia, quale punizione. Se questa è la trama della favola firmata dalla regista e drammaturga siciliana, lo spettacolo è un gioco leggero e movimentato in cui si balla, ci si muove senza sosta, fra varietà e clownerie, fra rivista d’altri tempi e un pizzico di inquietudine che è proprio delle favole: la messa in gioco di una tenuta morale che impone risoluzioni drastiche, non fa sconti a chi non sa rispettare le promesse. E questo accade alla piccola Celine, salvata dalla donna benefattrice, ma condannata dal dono della principessa: le scarpette rotte perché non ha saputo mantenersi altruista e semplice, ma s’è fatta corrompere dal benessere e dal lusso che la circondavano. Tutto questo accade con grande energia, un’energia attoriale e coreutica che gli interpreti sentono e aumentano grazie alla partecipazione dei bimbi in sala che applaudono, ridono alla partitura fisica un po’ clownesca e rocambolesca. E allora – come spesso accade nelle fiabe – l’insegnamento rischia di passare in secondo piano a discapito della narrazione e della trama più o meno avvincente. Scarpette rotte di Emma Dante è un lavoro che promette di crescere cammin facendo, proprio come le scarpette del titolo, ma non per una condanna come accade alla protagonista, piuttosto per un esercizio poetico dello stare in scena che ha in Martina Caracappa, Davide Celona, Adriano di Carlo, Daniela Macaluso un gruppo affiatato, ben calibrato nella sua armonia fisico/espressiva. Alla fine l’applauso dei bimbi al teatro Bonci di Cesena dove lo spettacolo ha debuttato in prima assoluta è un bell’incoraggiamento, ha qualcosa di liberatorio e dimostra che sì, ci si può divertire anche portando in scena un catafalco, almeno Emma Dante ci riesce.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Giovedì, 16 Marzo 2023 11:20

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