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BALLANTINI & PETROLINI - regia Massimo Licinio

"Ballantini & Petrolini", regia Massimo Licinio. Foto Pino Le Pera "Ballantini & Petrolini", regia Massimo Licinio. Foto Pino Le Pera

Scritto da Dario Ballantini
Tratto dalle opere di Ettore Petrolini
Con Dario Ballantini, e Marcello Fiorini alla fisarmonica
Scena Sergio Billi
Costumi Dario Ballantini e Nadia Macchi
Accessori trucchi Mariangela Palatini
Regia Massimo Licinio
Produzioni Licinio Productions
Arzignano (Vicenza), teatro Mattarello 26 febbraio 2022

www.Sipario.it, 1 marzo 2022

Effetto di trucco e parrucco d’ironica provenienza, e di estro artistico antesignano che spianerà la strada di tanta comicità a venire. Parliamo di Ettore Petrolini, grande figura dell’inizio del Novecento, comico camuffatore che da se stesso ha imparato i trucchi del mestiere che diventeranno prerogative di molti altri suoi colleghi nel tempo. Un esempio? Petrolini era anche compositore di canzoni, e la tanto celeberrima “Tanto pe’ canta°” fu scritta da lui medesimo e da Alberto Simeoni, anche se riferita sempre a Nino Manfredi, che da parte sua la interpretava certo, con gran maniera. Petrolini è Dario Ballantini in questo ottimo spettacolo visto al Mattarello di Arzignano, e viceversa. Il comico e imitatore di Livorno, nello spettacolo diretto bene da Massimo Licinio, si sposta fisicamente su tre binari, la scena che diventa tre piccole piazzette. Una dove spiegare il personaggio e il contesto, la storia e gli avvenimenti, la seconda dove recitarlo, impersonarlo, e la terza, al centro, la più attraente in un certo senso, quella dove l’attore si trucca davanti a uno specchio con le luci, si veste, si camuffa, e diventa il personaggio. Una specie di magia nel semi buio , per regalar ancor più mistero e fascino. Nel preciso racconto che Ballantini fa vien fuori un’Italia d’inizio secolo dove la storia di Petrolini si muove tra la famiglia, il difficile rapporto col padre, una predisposizione al crearsi dei personaggi sentita fortemente, il riformatorio e i primi spettacolini, già da giovanissimo. Tutto parte da piazza Guglielmo Pepe, a Roma, che all’epoca, di fronte a quello che sarà il teatro Ambra Jovinelli il giovane Petrolini girovaga per i carrozzoni degli spettacoli pubblici, il famoso “Padiglione delle Meraviglie” che diventerà anche il titolo di una sua commedia. Ettore è curiosissimo, e impara presto l’arte e i trucchi del mestiere, ottenendo poco alla volta un riscontro sempre maggiore che gli dà la certezza ( per modo di dire visto gli anni) di essere sulla strada giusta. Dario Ballantini, come un narratore esperto, un insegnante che ha desiderio di trasmettere quel mondo, quella conoscenza, spiega nei dettagli l’opera del comico romano, il suo progressivo cammino artistico, e lo fa proponendo i suoi personaggi che raccontano un’epoca intera, forse anche qualcosa di più. Ecco dunque venir allo scoperto Giggi er bullo, un simpatico fanfarone che stornella alla sua Nunziatina, o il personaggio femminile della sonnambula abruzzese, che prevede il futuro. Petrolini inventa generi, tra cui spicca il demenziale, e lo fa con maestria e tormentoni iniziando di fatto un’era, dove contribuisce a suo modo a fare satira, divertimento puro anche con una certa ferocia, in un momento storico in cui la comicità non era presa in grande considerazione. Petrolini fu personaggio controverso, Ballantini lo ricorda, ma dotato di grande talento ed estro autoironico al punto anche di fare una battuta al Duce, che lo premia, dicendogli la famosa “Me ne fregio”. Poi inizia un’altra serie di personaggi, dall’incredibile I Salamini, a Nerone e il suo “Bravo, grazie”, a Fortunello. E poi le parodie, e la cretineria come unica via possibile, perché la realtà andava deformata. Si termina con Gastone, il conquistatore di donne a getto continuo, il bell’attore affranto e vuoto senza l’orrore di se stesso, iconico e pallido. Con il pagliaccio finale che saltella sul palco, simbolo della comicità a più facce, ironia e malinconia. Dario Ballantini, bravissimo, mette passione e gran mestiere in questo omaggio al grande comico romano, mostrando una classe che colpisce, ben coadiuvato dal fisarmonicista Marcello Fiorini, che ha riarrangiato le musiche originali dell’epoca fornendo un adeguato contorno musicale. E’ una di quelle serate che se anche durassero il triplo non ci si muoverebbe dalla poltrona, incantati, E l’incanto, lo sappiamo, è una cosa bella e seria.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Marzo 2022 00:05

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