'a nomme 'e Dio
progetto della Compagnia Nest
IL BERRETTO A SONAGLI
'a nomme 'e Dio
tratto da "A birritta ccu 'i ciancianeddi" di Luigi Pirandello
uno spettacolo della Compagnia Nest
adattamento e traduzione Francesco Niccolini
Regia Giuseppe Miale di Mauro
con in o.a.
Valentina Acca, Mario Cangiano, Giuseppe Gaudino, Adriano Pantaleo
scenografia Luigi Ferrigno
costumi Giovanna Napolitano
musiche Flo
disegno luci Paco Summonte
grafica e foto di scena Carmine Luino
assistente scenografo Vincenzo Leone
assistente alla regia Raffaella Nocerino
organizzazione Carla Borrelli e Valeria Zinno
comunicazione e ufficio stampa Valeria Aiello
una produzione Nest Napoli Est Teatro
Napoli, Teatro Nest dal 22 al 24 Novembre 2019
«Pupo io, pupo tu, pupi tutti»! Una battuta che sintetizza efficacemente la concezione pirandelliana dell'individuo all'interno della società: svuotato, spersonalizzato, schiacciato dal peso delle convenzioni e delle aspettative. Un'idea da cui prende le mosse il celebre testo di Luigi Pirandello Il berretto a sonagli e che 'a nomme 'e Dio, allestimento curato dalla compagnia del NEST, non solo rispetta ma valorizza. Attraverso una messa in scena che si è contenti di definire originale. Misurarsi con Luigi Pirandello è una scelta coraggiosa: del resto, i ragazzi del NEST, teatro sorto come avamposto culturale nella periferia urbana di San Giovanni a Teduccio (NA), alle sfide sono abituati; e anche a cogliere nel segno. 'a nomme 'e Dio è un esperimento riuscito, a cominciare dall'elemento caratterizzante: il linguaggio. Francesco Niccolini ha curato la traduzione e l'adattamento del testo dal dialetto siciliano (A birritta ccu 'i ciancianeddi fu scritto in origine da Pirandello per l'attore Angelo Musco) a quello napoletano, ottenendo un ibrido arcaico e viscerale, capace di rendere emozioni e istinti primordiali: il rancore, il disprezzo, l'orgoglio, la solitudine e la voglia frustrata di riscatto sociale.
Il secondo elemento che rende preziosa la messa in scena firmata dal regista Giuseppe Miale di Mauro è l'immagine: quattro interpreti danno forma al pupo pirandelliano (prima di tutto) e vita ai personaggi della pièce scambiandosi ruoli e costumi, in modo da rappresentare lo svuotamento che avvilisce l'essere umano. L'impersonalità. Come in una costumeria, ci si cambia, scopre e sveste: davanti al pubblico scorrono le famose maschere, che servono a nascondere quello che non si può, né si deve dire; in fondo, la pazzia è il privilegio di gridare in faccia a chiunque la verità. La scenografia minimalista e cupa, a momenti, viene squarciata, lacerata da bagliori accecanti di luce; i dialoghi sono cadenzati da intermezzi musicali, che formano un'affascinante colonna sonora degna del cinema.
'a nomme 'e Dio è un allestimento che si caratterizza in modo significativo – anche rispetto alla versione italianizzata del testo pirandelliano –, rendendo giustizia e portando rispetto al Berretto a Sonagli / A birritta ccu 'i ciancianeddi. È proprio questo il punto di equilibrio. Da oltre un secolo, Ciampa racconta instancabilmente l'importanza della parola, la differenza tra corda seria, corda civile e corda pazza; prima o poi qualcuno gli darà ascolto (certo, non la signora Beatrice, accecata di gelosia). Ciampa è un resistente: è solo, ma continua a lottare e a dimenarsi per non finire annientato. I suoi discorsi sono di una lucidità che non smette di impressionare, né di scuotere le coscienze: attuali sempre, come tutta la drammaturgia pirandelliana.
'a nomme 'e Dio si conclude con un omaggio poetico, che il pubblico non può evitare di riconoscere e portare via con sé, chiuso in una mano come un cadeau.
Gianluca Montanino