di Samuel Beckett
traduzione: Carlo Fruttero
regia: Lorenzo Loris
con Gigio Alberti, Mario Sala, Giorgio Minneci, Alessandro Tedeschi, Davide Giacometti
scene: Daniela Gardinazzi, costumi: Nicoletta Ceccolini, consulenza musicale: Andrea Mormina
luci: Luca Siola
Milano, Teatro Out Off, dal 13 gennaio al 15 febbraio 2009
Vladimiro ed Estragone in una discarica
L' incontro con un'opera di Samuel Beckett è l' incontro con un' essenzialità che non finisce di innescare echi, di chiarirsi, di complicarsi. Nel suo osservare il paradosso dell' esistere che ha nella nascita il principio della fine e tutto il resto è attesa, Beckett traccia teoremi di cartesiana esattezza e di intricata verità. Aspettando Godot è un' opera drammaturgicamente perfetta, metafora dell' esistenza, amara, spietata e grandiosa favola degli uomini che riempiono di parole e di gesti la vita per avere l' impressione d' esistere, immobili nel loro affannarsi. Lorenzo Loris nella sua messinscena fa vivere la vicenda in una sorta di oggi martoriato come la terra di un cantiere smossa da ruspe e scavatrici oppure come in una rumorosa, mefitica, gigantesca discarica: immagini proiettate che avvolgono la piattaforma rotonda sulla quale Vladimiro e Estragone si ritrovano inesorabilmente ogni giorno. Loris, nel rispetto del testo e grazie all' interpretazione di bella verità di Gigio Alberti, Vladimiro, e Carlo Sala, Estragone, infantili e ludici ma con momenti di rabbia e di abissale smarrimento, riesce a mettere in risalto la compassione profonda dell' autore per la condizione umana, sempre temperata dall' ironia, dall' umorismo che rende più sopportabile la sofferenza, riuscendo anche quasi sempre a far sì che parole gigantesche nella loro semplicità, non divengano semplici battute. Una regia che non cade nella trappola di un naturalismo che avrebbe normalizzato e impoverito la pièce: nella disarmata verità di Vladimiro e Estragone, di Pozzo, Giorgio Minneci, e Lucky, Alessandro Tedeschi, balena l' essenza sotterranea comune a tutti gli uomini, l' anonimato profondo che distrugge ogni pretesa d' identità. Questi personaggi sono tutta l' umanità inchiodati nell' attesa, infissi nel non voler prendere coscienza che non c' è nulla da aspettare.
Magda Poli