di e con Moni Ovadia, Pavel Vernikov (violino)
e con Svetlana Makarova (violino), Pavel Kachnov (pianoforte)
suono Mauro Pagiaro
produzione Promo Music sas
Teatro Grassi, Milano dal 5 al 17 febbraio 2013
Moni Ovadia torna a raccontarci una storia d'altri luoghi e d'altri tempi, trasportandoci in un'atmosfera suggestiva fatta di musica e parole. Questa volta è Odessa, oggi importante città dell'Ucraina, la protagonista del viaggio tra realtà e fantasia. A parlarci di lei sono i brani dello scrittore Isaak Babel', le musiche popolari e le splendide note di Shostakovich.
Odessa fu uno strano ibrido, in lei si fusero episodi di malavita e splendide composizioni musicali, vita e arte si unirono creando curiosi personaggi in bilico tra criminalità e poesia. Città piena di contraddizioni, Odessa fu culla dell'umorismo yiddish più irriverente e madre di ebrei malavitosi e grandissimi musicisti. Il violino di Pavel Vernikov è senz'altro un degno rappresentante dei talenti musicali odessiti e ne dà prova durante tutto lo spettacolo, accompagnato dalla leggiadria di Svetlana Makarova (violino) e dall'energico Pavel Kachnov (pianoforte). Ma l'omaggio di Vernikov alla città natale va oltre le sue splendide esibizioni artistiche e diviene racconto di spassosi aneddoti personali e divertenti storie su Stalin, con ironici riferimenti alla nostra situazione politica. Tutto scorre tra leggenda e storia, tra alti slanci spirituali e vicende criminali. Ebrei umoristi, mascalzoni, gentiluomini, commercianti sono i protagonisti di uno strano racconto epico che omaggia una città dai mille volti.
Ma il tempo scorre e con l'arrivo del XX secolo, sotto i colpi di un'utopia dimentica dell'uomo, Odessa muta volto. Passano gli anni e il consumismo completa l'opera, le singolari personalità che la abitarono cedono il posto all'uniformità. Resta la magia di un passato che non è più, sopravvissuto nei cuori di chi la ama. E nei meandri di questa bizzarra memoria si può persino arrivare a scoprire che il jazz nacque proprio sulle rive del Mar Nero. Un ultimo divertente omaggio a "mamma Odessa", un ritmo che canticchieremo tornando a casa, arricchiti di suggestioni quasi fiabesche.
Serena Lietti