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Sul palco una pedana nera, delimitata da un bianco segno di gesso, indica il rifugio antiatomico dove Mark ha portato in braccio Louise dopo l’esplosione di un ordigno nucleare in un bar. Il rifugio è la salvezza, ma presto si trasforma in prigione dove aumenta la tensione e scoppiano ritorsioni e sopraffazioni da parte di Mark su Louise, di cui è innamorato senza speranza. Protagonista dello spettacolo è la violenza in una scioccante escalation che gli spettatori seduti intorno alla pedana, 50 a sera, vivono da vicino. Ma più della violenza fisica (i due si servono di coltello e catena), o di quella sessuale (si passa dalla masturbazione allo stupro in diretta), pesa la violenza morale e psicologica per cui ognuno cerca di assoggettare l’altro imponendo le proprie opinioni. La regia conduce con ritmo serrato e incalzante il succedersi delle scene, il dialogo procede con intensità, di là dalle parole appare il tema di fondo: la valutazione negativa della nostra società. Non si intravedono soluzioni, se non alla fine quando comincia la ricerca di una migliore comunicazione tra i due esseri umani. Bravi gli interpreti, entrambi ex allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova. Matteo Alfonso gioca sul personaggio un po’ infantile, e rende con belle espressioni i sentimenti d’amore e di frustrazione che lo agitano, passando pure a toni comici. Barbara Moselli dà efficacemente voce e spicco alla complessa figura di una giovane d’oggi.

Etta Cascini