di Lev Tolstoj
adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco
regia Luca De Fusco
con Galatea Ranzi
e con Debora Bernardi, Francesco Biscione, Giovanna Mangiù, Giacinto Palmarini, Stefano Santospago, Paolo Serra, Mersila Sokoli, Irene Tetto
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
coreografie Alessandra Panzavolta
proiezioni Alessandro Papa
produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro Biondo Palermo
Teatro Mercadante- Napoli dall'1 al 6 aprile 2025
Anna Karenina è l’amore, il presagio, la paura, la voglia di sovvertire il destino e provare in qualche modo a sfidarlo quando un barlume di felicità l’accarezza e le sussurra che forse, per lei, c’è ancora spazio per assaporare la vita con gioia. Un personaggio complesso, intenso, cangiante eppure molto sentito e compreso nonostante sia una donna adultera che tradisce il marito con il conte Vronskij. Questo, forse, proprio perché ha il coraggio di superare le ipocrisie della società, che la vede incasellata in una vita perfetta e rispettabile, e quindi di abbracciare l’opportunità di amare intensamente ed essere ricambiata da un uomo più giovane di lei. Tanti poi i personaggi da contorno, che non sono proprio tali, che permettono alla storia di snodarsi e prendere forma per tornare poi, come in un cerchio predestinato al punto di partenza: dove tutto era cominciato! Luca De Fusco, con l’adattamento realizzato assieme a Gianni Garrera, ha messo in scena un allestimento che cerca di essere fedele alla storia scritta da Lev Tolstoj. Bella la scenografia e anche i costumi, bravi gli attori e l’atmosfera che si crea. Alcune osservazioni però vanno fatte. Si coglie il dolore di Anna, grazie all’interpretazione di Galatea Ranzi, anche se non fino in fondo il suo tormento scaturito dalla la gelosia per l’uomo che ama. La scelta anagrafica degli attori, inoltre, non ha rispettato totalmente quella del romanzo, e forse questo ha reso più difficile la percezione di alcune dinamiche. Per quanto riguarda la scelta di valorizzare l’origine letteraria del testo è interessante e coraggiosa. I dialoghi, alcune parti narrative e i commenti di Tolstoj vengono recitati da un coro composto dagli attori stessi, e i personaggi esplicano anche i loro pensieri. Va detto, però, che questa tecnica in alcune scene crea un po’ di confusione. Ogni tanto, infine, il palco si fonde alla quarta parete diventando uno schermo cinematografico, in cui vengono proiettate brevi scene, che a dirla tutta, non portano molto di più alla narrazione. Uno spettacolo nel complesso scorrevole che vale la pena di vedere, perché riporta in scena un classico senza tempo e offre due ore e mezzo di stimolante riflessione. Simona Buonaura