ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri e Daniele Villa
con Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
costumi Ettore Lombardi
suoni Simone Arganini
montaggio danze Giulio Santolini
Creazione Sotterraneo
Coproduzione Marche Teatro, Associazione Teatrale Pistoiese, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Teatro Nacional D. Maria II
con il contributo di Centrale Fies, La Corte Ospitale, Armunia
Teatro Astra, Torino, venerdì 14 ottobre 2022
Se è vero che dai tempi delle caverne dei Flintstones, oltre a mangiare, dormire e riprodursi, l’uomo ha avvertito e coltivato la dimensione comunicativa della sua esistenza, allora L’angelo della storia del collettivo toscano Sotterraneo non può che considerarsi spettacolo paradigma di un possibile percorso evolutivo dell’umanità: impresa ardita e coraggiosa cui Daniele Villa e compagnia danno forma attraverso l’originale viaggio nel tempo al cui interno convivono pagine di storia come fake news accomunate da quel desiderio di raccontare che sembra essere stella polare dell’esistenza umana.
In uno spazio scenico vuoto, dominato sullo sfondo da un display luminoso su cui proiettare le date riferimento della narrazione, si materializza il racconto degli ominidi preistorici, intenti a imprimere nelle caverne i primi disegni della storia, come quello degli infiniti parti di Eleonora di Pastiglia, chiamata a mettere al mondo il futuro Re di Inghilterra, per arrivare alla parabola umana del soldato giapponese Hiro Onoda, per la quale la Grande Guerra vissuta in solitaria dura vent’anni di troppo. Ed ancora gli improvvisati concerti di Carla Capponi per mascherare i meeting partigiani, o il dramma umano di Stanislav Petrov cui è demandato il compito di decidere se schiacciare il pulsante rosso nucleare in risposta alle trame a stelle e strisce della Guerra Fredda: nel frullatore della storia c’è anche spazio per l’assassinio di Ippaso, “colpevole” di aver incrinato con le sue scoperte la visione del mondo del maestro Pitagora, per il dramma del Titanic, per la strage delle balene e per le prime fake news, o per il grottesco resoconto della spedizione russa in Antartide con cui fissare al suolo una statua dalle leniniane fattezze.
Partendo dalla lezione di Walter Benjamin, cui il titolo fa esplicito riferimento, gli applauditi Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini sono le cinque penne con cui unire, come nel più classico dei giochi enigmistici, i diversi tratti di una storia volutamente riferita in modalità randomica, passando da un’epoca all’altra, da questo a quell’accadimento, vero o falso che sia. Saltano e ballano, si rotolano e si scontrano, i cinque performer in nulla si risparmiano come schegge impazzite, trascinando idealmente a spasso nel tempo uno spettatore all’inizio spiazzato, poi sempre più parte integrante del meccanismo alimentato dal susseguirsi di narrazioni: ed è proprio l’ansiosa ricerca di dare un senso a tutte quelle dinamiche, per convenzione definite “progresso”, che il pubblico uscendo dalla sala ha la sensazione di aver vissuto, testimone ma anche protagonista di innumerevoli stagioni della vita in cui l’idea di perfezione dell’universo è fallace sensazione di fronte alla quale il singolo, quale che sia l’epoca, non può che sentirsi piccolo piccolo.
Roberto Canavesi