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AMORE - di Pippo Debbono

"Amore" di Pippo Delbono. Foto Luca Del Pia "Amore" di Pippo Delbono. Foto Luca Del Pia

di Pippo Delbono
Interpreti: Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão,
Mario Intruglio, Pedro Jóia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella
Musiche originali di Pedro Joia e di autori vari
Scene: Joana Villaverde. Costumi: Elena Giampaoli. Luci: Orlando Bolognesi
Consulenza letteraria: Tiago Bartolomeu Costa. Suono: Pietro Tirella. Capo macchinista: Enrico Zucchelli
Responsabile di progetto in Portogallo: Renzo Barsotti.
Responsabile di produzione: Alessandro Vinanti.
Organizzazione: Silvia Cassanelli. Amministratore di compagnia: Davide Martini. Direttore tecnico tournée. Fabio Sajiz.
Produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione, con São Luiz Teatro Municipal – Lisbona, Pirilampo Artes Lda, Câmara Municipal de Setubál, Rota Clandestina, Ministeri da Cultura – Direcção Geral Das Artes (Portogallo) e Fondazione Teatro Metastasio di Prato (Italia) come coproduttori associati e Teatro Coliseo, Buenos Aires, Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, ItaliaXXI (Argentina), Comédie de Genève (Svizzera), Théâtre de Liège (Belgio), Les 2 Scènes – Scène Nationale de Besançon (Francia), KVS Bruxelles (Belgio) tra i coproduttori, con il sostegno del Ministero della Cultura (Italia)
Teatro Verga di Catania dal 29 marzo al 3 aprile 2022

www.Sipario.it, 3 aprile 2022

Come dice il filosofo Wittgenstein Amore è una delle parole più “malate” del vocabolario assieme a morte, dolore, vita, anima e simili, per distinguerle da quelle “sane” riguardanti, ad esempio, la sfera sportiva il cui significato è quello soltanto senza fare capitomboli cerebrali. Per amore sono scoppiate guerre e sono state fatte le più inumane cose. Per tutte valga la vulgata per cui la Guerra di Troia è scoppiata per colpa di Elena, sposa di Menelao, fuggita con Paride, poi Euripide ci mette una pezza nella sua Elena scrivendo che quella era solo un fantasma mentre la vera Elena si trovava in Egitto ospite del re Proteo. Spesso diciamo amore senza accorgercene utilizzandola al posto dei veri nomi di amici e parenti, oppure quando scandendo le sillabe l’amplifichiamo rivolgendoci a persone che amiamo o a cui siamo legati. L’amore dà un senso alla vita e tiene lontana la morte. Per questo vale vivere. Per Pippo Delbono la parola nasce in Portogallo, realizzando poi in piena pandemia lo spettacolo che chiama Amore e che da un paio d’anni porta giro per l’Italia e per il mondo. La scena è interamente rossa, spicca solo in un lato un alberello rinsecchito, buono per un’edizione beckettiana di Aspettando Godot, al centro d’un racconto che per ha per protagonista un maestro zen che dice al suo scettico discepolo d’innaffiarlo per tre anni, al termine dei quali il suo lavoro verrà premiato perché da quei rami spunteranno delle gemme fiorite. Viene in mente quella novella delle Mille e una notte narrata da Sharazade al risoluto sultano Shahrivàr, ripresa poi da Tornatore nel suo Nuovo Cinema Paradiso, allorquando l’operatore Alfredo suggerisce al già cresciutello Totò il modo come conquistare il cuore della giovane Elena, ovvero quello di restare con qualunque tempo atmosferico sotto il suo balcone per cento notti di seguito, riuscendo ad arrivare, anche sotto la pioggia, solo al numero novantanove, rinunziando poi di giungere alla meta perché la risposta sarebbe potuta essere quella d’un rifiuto e lui non l’avrebbe mai accettato. Amore è uno spettacolo musicale con inserimenti poetici, È un viaggio che prende avvio dal Portogallo, patria del fado, nome derivante dal latino fatum (destino) che si ispira al tipico sentimento portoghese della saudade (nostalgia) e racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore, sofferenza. Sono Pedro Jòia e Aline Frazão a cantare alcune canzoni struggenti con l’ausilio della chitarra di Miguel Ramos in cui si ripetono le vocali “u” oscurando ancor di più le tragiche melodie sentimentali che per certi versi ci riconducono alle canzoni napoletane di Sergio Bruni. Le luci di Orlando Bolognesi squarciano spazi astratti per le danze di Grazia Spinella e Ilaria Distante ispirate certamente ad alcune coreografie di Pina Bausch, fondatrice del Tanztheater Wuppertal in Germania, frequentato negli anni passati dallo stesso Pippo Delbono. Dalle note del fado esplodono i versi dei suoi poeti più celebrati come Eugenio De Andrade, Sophia de Mello Breyner Andresen e Florbela Espanca, autrice costei di due capolavori come il Livro de Magoas (Libro dei dispiaceri) e il Livro de soror saudade (Libro di sorella nostalgia), mentre Gianni Parenti stringe in grembo un sacco di sabbia lucente che non smette mai di raccogliersi sul proscenico. Il viaggio continua toccando l’Angola e Capo Verde, paese situato in un arcipelago vulcanico al largo della costa nord-occidentale dell'Africa, noto per la cultura creola afro-portoghese, le numerose spiagge e la tradizionale musica morna, paragonata spesso al blues, i cui strumenti più usati (qui non tutti presenti) quali il cavaquinho, il clarinetto, la fisarmonica, il violino, il piano e la chitarra, accompagnavano i versi del suo più famoso poeta, Daniel Damasio Ascensão Filipe. I momenti giocosi sono scanditi con tocchi di flamenco ed echeggi messicani, mentre stranamente è saltata a piè pari l’Argentina patria del tango, la cui musica esprime non solo passione ma anche nostalgia, tristezza, abbandoni della terra natia. Non si finirà mai di pronunziare la parola amore, anche quando si tramuta in un uccello rapace che ce lo strappa, lasciandoci attoniti, muti, sanguinanti, sino a quando i rami secchi non torneranno a rifiorire. Accanto a Delbono c’è sempre il suo sodale Pepe Robledo a dargli la forza di continuare a fare Teatro, anche se alla fine (Delbono) entrando dal fondo sala chiuso in un vestito bianco andrà a stendersi sotto quell’alberello spoglio, certo che spunteranno nuove gemme, mentre la sua voce registrata rende caldi i versi di questo amore di Prevert: «…noi che siamo amati ti abbiamo dimenticato/Tu non dimenticarci/Non avevamo che te sulla Terra/non lasciarci morire gelidi/…dacci un segno di vita/…/tendici la mano e salvaci».

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Giovedì, 07 Aprile 2022 12:28

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