testi Luigi Magni
adattamento testi Manuela D’Angelo
musiche Nicola Piovani
realizzazioni musicali Bruno Moretti
consulenza musicale Andrea Perrozzi
vocal coach Roberto Colavalle
scene Marco Calzavara
costumi Paolo Marcati
coreografie Thomas Signorelli
assistente coreografie Federica Esaminato
disegno luci Marco Lucarelli
regista assistente Pierluigi Iorio
produzione Vivo Concerti, Enry B. Produzioni
PERSONAGGI E INTERPRETI
Tutti i Re ENRICO BRIGNANO
Giano SIMONE MORI
In scena a Milano, TAM Teatro Arcimboldi, dal 19 febbraio al 2 marzo 2025
A 36 anni dal suo debutto, I 7 Re di Roma approda al Teatro Arcimboldi di Milano in una versione rivisitata e riadattata ai tempi moderni. Nel 1989, Gigi Proietti portò in teatro per la prima volta lo spettacolo al Sistina di Roma, e interpretava non un solo protagonista, ma ben dodici: Tiberino, Enea, Fauno Luperco, Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, il padre degli Orazi, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo, Bruto Minore. Oggi, a dover affrontare questa dura prova è uno dei suoi più noti allievi: Enrico Brignano. Il cast si compone di 18 artisti completi, che hanno il compito di recitare, cantare e ballare. Qualcuno di loro ha piccoli ruoli solisti, in quanto porta in scena uno dei personaggi rilevanti nelle vicende dei vari Re che si sono susseguiti nel governo di Roma. Di fatto, l’unico ruolo che è quasi sempre presente nel corso di tutta la rappresentazione è quello di Giano, il dio degli inizi, un dio prettamente romano caratterizzato da due teste. Il dio Giano è, appunto, presente fin da prima che nascesse la città e si trova al fianco tutti i Re che si susseguiranno nel corso della storia. A vestirne i panni troviamo Simone Mori, che lo rappresenta come una figura massiccia e simpatica, con un bell’abito dai colori vivaci che rispecchia la sua natura. Simone Mori è la spalla perfetta dei vari protagonisti, interpretati tutti con entusiasmo e personalità da Enrico Brignano. È proprio questa la difficoltà principale dell’opera, e il carico è tutto sulle spalle dell’attore principale. Ed ecco quindi che Tiberino ci presenta le terre disabitate che con Romolo sarebbero diventate le fondamenta di Roma. Gli succede Numa Pompilio, il re “popolano” che ha creato il calendario e il cui regno è stato pacifico e prospero; segue poi Tullo Ostilio, con il famoso episodio della battaglia tra Orazi e Curiazi. Sotto il regno di Anco Marzio vengono create le carceri e Tarquinio Prisco, il primo re etrusco, cerca invece di ripulire la città e renderla migliore. Gli succede Servio Tullio, che apparteneva di nascita a una famiglia di schiavi, e per ultimo troviamo Tarquinio il Superbo, che regna senza interessarsi dell’opinione altrui. Dopo di lui, grazie a Bruto Minore, Roma diventa una repubblica. Tutti questi ruoli sono affidati solo a Enrico Brignano, che si destreggia molto bene tra cambi d’abito e soprattutto cambi di personalità e di tratti caratteriali che distinguono ciascun personaggio. Nonostante il riadattamento, alcune scene risultano troppo lunghe e sfociano nella prolissità. Questo porta in qualche modo anche a smorzare l’efficacia di alcune battute comiche, che di conseguenza diventano prevedibili. Inoltre, probabilmente a causa di un problema tecnico, è stato davvero difficile seguire le parole dei brani corali, in quanto l’audio non era affatto nitido. Come già accennato, questo spettacolo è complesso soprattutto per l’attore protagonista, poiché ha il compito di calarsi nei panni di un gran numero di personaggi. In questo senso, il lavoro che Brignano ha fatto sulle varie personalità che si ritrova a portare in scena è pazzesco, poiché ognuno di loro viene caratterizzato con i suoi costumi e il proprio modo di essere. In uno show che racconta la nascita e lo sviluppo di Roma, ovviamente, non può mancare l’inflessione locale, e sia la parte in prosa che le canzoni sono in romanesco. I brani di apertura e chiusura, Ecco che arriva il sole ed Ecco che torna il sole, sono paralleli, così da dare il via e chiudere la narrazione con lo stesso mood. Il resto dei pezzi vanno dal ritmato (come per esempio Il Bacucco), al malinconico (come Aspetta Sole), al sostenuto (ad esempio So mbecille), ma sono difficili da ricordare poiché in molti manca un ritornello vero e proprio. I 7 Re di Roma è uno spettacolo che deve essere ripreso in mano affinché risulti più scorrevole e piacevole, ma ha le potenzialità per essere un ottimo prodotto italiano che insegni la storia della nostra capitale in un modo diverso e divertente. Simona Zanoni