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1954 – regia Paolo Valerio

Simone Cristicchi in "1954", regia Paolo Valerio Simone Cristicchi in "1954", regia Paolo Valerio

di Simone Cristicchi, scritto con Simona Orlando
regia di Paolo Valerio
con Simone Cristicchi
e l’orchestra del Teatro Verdi di Trieste
diretta dal Maestro Valter Sivilotti
con il Coro del Friuli Venezia Giulia
maestro del coro Cristiano Dell’Oste
musiche di Valter Sivilotti
voce Franca Drioli
video Giulio Ladini
produzione Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia
si ringraziano per i contributi video la Rai Friuli Venezia Giulia, la Lega Nazionale
Trieste, Politeama Rossetti, 26 ottobre 2024

www.Sipario.it, 27 ottobre 2024

Trieste ha alle spalle una storia rovente. È una città inconoscibile fino in fondo, ha quasi un magnetismo poetico che attira e respinge. Bisogna toccarla con delicatezza e riguardo perché ha “una scontrosa grazia” come affermava Umberto Saba. Chi viene da fuori è spinto qui a ricercare la propria identità… si configura come una “dogana esistenziale” che ti spinge a riflettere su chi sei, da dove vieni e dove vai. No, non è una zona di “confine” ma di “frontiera” perché il primo termine indica chiusura, il secondo superamento del limite, apertura verso nuove prospettive e suggestioni… e poi è predisposta all’imprevedibile, è nordica e mediterranea insieme, ospita la Risiera di San Sabba ma anche la foiba di Basovizza… parte da queste considerazioni ossimoriche il tentativo – per altro riuscitissimo – di Simone Cristicchi di definire l’essenza di Trieste a settant’anni dal ricongiungimento all’Italia. Lo spettacolo “1954”, prodotto dal Teatro Stabile di Friuli Venezia Giulia, si presenta in parte quasi come un prosieguo ideale di “Magazzino 18”, performance molto nota del poliedrico artista. In primis, perché illustra con accorata partecipazione le vicende post-belliche del capoluogo giuliano, parla degli anni dopo l’esodo istriano-dalmata, quando la città diventa un “nessun luogo” che li racchiude tutti. Assistiamo qui, secondo gli storici, a più liberazioni: dai nazifascisti, dalle truppe titine, dagli angloamericani… l’ultima però stenta a realizzarsi perché tra tensioni, violenze e ribellioni, mentre l’Italia è liberata nel 1945, Trieste di fatto dovrà aspettare altri 9 anni.

La cornice poi, ovvero l’escamotage per cui compare un narratore esterno, si ripete: è sempre l’archivista Duilio Persichetti, “foresto” e quindi più obiettivo, che cerca di spiegare quest’ ”aria malinconica dei tantissimi addii” che connota la città, sferzata dalla bora, staccata per tanto tempo dall’Italia “come un asola dal bottone”. La simpatica voce romana si addentra negli accadimenti, nelle cronache e nelle abitudini di quel lungo periodo del T.L.T. (Territorio Libero di Trieste) dove non c’è mai uno stato. Foto e video dell’epoca (grazie alla preziosa collaborazione e disponibilità della Rai Friuli Venezia Giulia e anche all’archivio della Lega Nazionale) ci scorrono davanti in un fluido au rebours con lo scopo di capire e ricordare quello che è successo in queste terre. Infine, anche in “1954” la dimensione musicale riveste un ruolo chiave nel racconto storico, a cadenzare il ritmo dei fatti, a sottolineare i sentimenti dei testimoni e ad ispirare un futuro di pace senza più sofferenze. A firmarne il contributo sono stati il Maestro Valter Sivilotti, l’Orchestra del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste e il Coro del Friuli Venezia Giulia.

Sentita la presenza del pubblico che si commuove e partecipa all’omaggio di Cristicchi per l’importante anniversario. E lui ammette: “E forse è questo che apprezzo di più dei triestini: che hanno imparato a vivere così, in questo equilibrio precario, fra un colpo di vento e l’altro, restando in piedi in mezzo alla bufera degli eventi, affrontando con coraggio i cambiamenti, le raffiche improvvise della Storia”.

Elena Pousché

Ultima modifica il Domenica, 27 Ottobre 2024 23:37

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