martedì, 18 marzo, 2025
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TRISTANO E  ISOTTA - regia Jean Claude Berutti

"Tristano e Isotta", regia Jean Claude Berutti. Foto J Berger "Tristano e Isotta", regia Jean Claude Berutti. Foto J Berger

Musiche e libretto di Richard Wagner
Regia:  Jean Claude Berutti
Direzione musicale:  Giampaolo Bisanti
Scenografia: Rudy Sabounghi
Costumi: Jeanny Kratochwil
Luci:   Christophe Forey
Video: Julien Soulier
Tristano:  Michael Weinius
Isotta:  Lianna Haroutounian
Brangaene: Violeta Urmana
Re Marke : Evgeny  Stavinsky
Kurwenal:  Girger Radde
Melot:  Alexander Marev
Giovane Marinaio:  Zwakele  Tshabalala
Timoniere:    Bernard Monga Ngoy
Doppio di Tristano: Tierry Hellin
Orchestra e Coro dell’Opera Royal de Wallonie
Opera Royale di Liegi dal 28 gennaio all’8 febbraio 2025

www.Sipario.it, 5 febbraio 2025

Mi chiedo: perché tanto Wagner nei teatri d’Europa? L’Anello del Nibelungo a La Monnaie di Bruxelles, da febbraio 2024 a febbraio 2025. Ancora un Anello a La Scala, dall’ottobre scorso a febbraio del 2026. Callisto Bieito ha messo in scena all’Opera de Paris un Oro del Reno ( 5-19 febbraio). Un Parsifal allo Staatsoper di Berlino, ancora un Parsifal al Vienna State Opera dal 20 aprile, già esaurito. Olandese Volante al Covent Garden (aprile). Volendo essere pedanti ci sarebbero da elencare un’ altra mezza dozzina di teatri con Wagner in cartellone. Perché, dunque? 

Azzarderei una ipotesi: forse a Wagner ci uniscono i tempi, incerti, di passaggio, segnati dalla caduta degli dei (valori) e da un nihilismo ormai di massa. Questo Tristano a Liegi mancava da esattamente 100 anni. E il ritorno è stato trionfale. La regia, di Jean Claude Berutti (Leoncino d’oro alla Biennale di Venezia per il dittico Zelinda e Lindoro di Goldoni), senza eccessi, è concentrata sui temi essenziali: il Mare nel primo atto (quel mare in cui ogni esistenza e ogni dolore si annullano), la Notte nel secondo e la Morte nel terzo. Con ottimi effetti scenici : il gran mare proiettato sulla quinta di fondo, il movimento delle onde che accompagna la musica tesa e ondeggiante del Preludio, mentre in primo piano un enigmatico signore in abito bianco e panama lo guarda con aria trasognata. Restera’ in scena tutto il tempo, silenzioso testimone del dramma. è l’alter ego di Tristano, vale a dire lo stesso Wagner, che una storia d’amore altrettanto impossibile visse con la poetessa Mathilde Wesendonk, moglie del suo migliore amico. 

La scena del secondo atto, quelle della Notte, è ridotta all’essenziale, niente fantasmagoria di luci (come è capitato altrove di vedere), ma interiorizzazione di una Notte metafisica nella quale si rifugia quella Verita’ che poi si dissolve con la luce del giorno. Meno convincenti le scene del terzo atto, con un grande affaccendarsi di medici e infermieri in camice bianco intorno a Tristano morente. Evidentemente Berutti  allude alla moderna medicalizzazione dei drammi umani e di quel gran mistero che è la Morte: idea plausibile ma un po’ sovrapposta dall’esterno. 

Tristano è lo svedese Michael Weinius, tra i maggiori tenori wagneriani in circolazione: corpulento, ma agile nei movimenti, voce potente e limpida, non una sola incertezza, gran padronanza della scena e perfettamente a suo agio nei grandi duetti con Isotta, eccelle nel duetto ‘Ewig sei der Nacht’ della seconda scena del secondo atto. Straordinaria la armena Lianna Haroutaunian, gran soprano drammatico, niente  ‘coloraturè, ma possente, persino selvaggia nella prima aria (‘Entartet Geschlecht’ – Razza degenere...) in cui maledice la Cornovaglia al cui re  (Marke) èstata data in sposa per ragioni di stato. Dolcemente e intensamente rassegnata nel celebre Liebestod (Mild und leise...), ha saputo rendere alla perfezione le linee melodiche e soprattutto le dissonanze volute da Wagner, come cantasse una canzone di Kurt Weill. Violeta Urmana, mezzosoprano, è Brangaene, la fedele accompagnatrice di Isotta. Tocca l’apice della sua forza drammatica nella scena del veleno (che sostituisce con il filtro d’amore)  ‘ Wehe, Wehe... – Guai, guai..), che canta con tutta la potenza e le mille vibrazioni della sua voce. Radde, nel ruolo di Kurwenal, è un ottimo baritono, voce piena, compatta, ma forse poco duttile, del resto tale è il personaggio,  inflessibile nella sua cieca fedelta’ a Tristano. E il re Marke (Stavisky), basso profondo, esprime bene tutto il distacco e la quieta rassegnazione alla impossibilita’ del suo amore. 

Al momento degli applausi sono stati chiamati sul palcoscenico l’oboe e il corno, accolti da una ovazione. Il Tristano è opera difficile da eseguire, a tratti dissonante, al limite della atonalità. E l’orchestra è stata impeccabile. 

Attilio Moro

Ultima modifica il Domenica, 16 Febbraio 2025 17:54

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