martedì, 15 ottobre, 2024
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THE TURN OF THE SCREW - regia Florentine Klepper

"The turn of the screw", regia Florentine Klepper "The turn of the screw", regia Florentine Klepper

Opera (1954) di BENJAMIN BRITTEN
in un prologo e 2 atti, dal racconto di Henry James
Libretto di Myfanwy Piper
9-10 agosto
Cast 10 agosto
Paolo Mascari prologo/ Quint
Clara Hugo The governess
Sveva Pia Laterza Miles
Barbara Cadei Flora
Suzanna Maria Klemanska Mrs. Grose
Lucia Pagano Miss Jessel
Allievi del Corso di Canto (William Matteuzzi, docente)
Mozarteum University Chamber Orchestra
Direttore Kai Rohrig
Regia Florentine Klepper
Direttore di scena Agnieszka Lis
Scene e costumi Selina Schweiger
Collaboratrice alla regia Giovanna Saracino
Lighting designer junior per GuidoLeviLab Davide Gagliani
Lighting designer tutor per GuidoLeviLab Valerio Alfieri
In coproduzione con Universitat Mozarteum Salzburg 
con i Dipartimenti di Scenografia e Opera,  Teatro musicale 
dell’Universitat Mozarteum Salzburg e con l’Associazione Guido Levi Lighting Lab
Siena, Teatro dei Rozzi 10 agosto 2024

www.Sipario.it, 20 agosto 2024

Dopo l’exploit della scorsa estate con Dido and Aeneas / Elyssa, eravamo in attesa di questa nuova produzione Accademia Chigiana di Siena - Universitat Mozarteum Saltzburg, The turn of the Screw, l’inquietante creazione di Benjamin Britten ispirata dal racconto di Henry James che debuttò nel 1954 a Venezia: tanto era stato lo stupore alla scoperta di maestri e giovani talentuosi in un allestimento originale, tanta la curiosità per questa nuova proposta, non certo scontata, e ancora una volta il pubblico del Festival senese non è stato deluso. Allestimento sobrio e di grande efficacia, e stavolta voci scelte con grande pertinenza da William Matteuzzi, maestro del corso di canto dell’Accademia senese, che ha valorizzato in due diverse compagnie equivalenti i suoi allievi, interpreti in due serate successive di questa non facile pièce musicale. Proprio l’età li ha resi credibili anche nei ruoli di Miles e Flora, i giovanissimi protagonisti di un percorso di crescita subdolo e angosciante, che si presta a diverse interpretazioni, dalla creazione narrativa a quella musicale, in entrambi i casi frutto dell’opera di due artisti di straordinaria sensibilità. Abbiamo potuto apprezzare, nel cast della seconda rappresentazione, Sveva Pia Laterza come Miles, la giovane vittima del disinteresse e della corruzione degli adulti, Barbara Cadei nel ruolo della sorellina Flora, ed assolutamente convincente nel suo ruolo di governante che tenta l’impossibile per sottrarli ad un triste destino è stata Clara Hugo. Efficaci i giovani allievi anche nei ruoli di Mrs. Grose  (Suzanna Maria Klemanska) e Miss  Jessel (Lucia Pagano), particolarmente adatta la voce di Paolo Mascari all’enunciato del prologo,  doverosamente angosciante come Quinn. L’allestimento sobrio, dominato dai toni del grigio, di Selina Schweiger, è inquietante per quell’idea che trasmette di luogo non raggiungibile dalla normalità quotidiana, un limbo che rappresenta la non comunicazione sociale: solo artisti anglosassoni dotati di sensibilità esasperata potevano immaginare qualcosa di così inquietante, da cui si vorrebbe fuggire come un insetto dalla ragnatela. E se il racconto di Henry James affidava il suo messaggio doloroso e ambiguo al fantastico, Britten, folgorato dalla lettura del breve ma indimenticabile capolavoro, non esita, pur senza abolirne la componente fantastica, a connotarlo in maniera più dolorosamente naturalistica. La musica, alla quale non abbiamo ancora accennato, è naturalmente in questa rappresentazione l’elemento portante, anche se affidata ad un’orchestra da camera. L’angoscia si percepisce nel giro delle note che rimarcano il tema del titolo (Giro di vite nella nostra lingua) talvolta nella staticità e nei melismi, e se il pianoforte è dominante come strumento prediletto dalla società borghese dell’epoca, notevoli sono le sottolineature affidate agli strumenti a percussione e financo alle campane: la componente squisitamente musicale spiega, con la sua novità e originalità di accenti, il successo che subito arrise alla creazione, in particolare in questa rappresentazione dobbiamo sottolineare la direzione di Kai Rohrig e la prova eccellente del Mozarteum University Chamber Orchestra, ogni nota ha quasi una pregnanza fisica, certamente voluta nella originale creazione di Britten. Fondamentale nella nudità della scena il ruolo raffinatissimo delle luci, in una realizzazione che si tiene senza una sbavatura dalla prima all’ultima scena, grazie alla sicura regia di Florentine Klepper.

Annamaria Pellegrini 

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Agosto 2024 07:18

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