IL TABARRO
Michele: Peter Kalman
Giorgetta : Corinne Winters
Luigi: Adam Smith
Il Tinca : Roberto Covatta
Il Talpa: Giovanni Furlanetto
La Frugola: Annunziata Vestri
SUOR ANGELICA
Suor Angelica: Corinne Winters
Zia Principessa: Raheann Davis
La Badessa: Elena Zilio
Suora Zelatrica: Annunziata Vestri
Suor Genoveffa: Benedetta Torre
Suor Osmina: Annelies Kerstens
Suor Dolcina: Raphaele Green
GIANNI SCHICCHI
Gianni: Peter Kalman
Lauretta: Benedetta Torre
Zita: Elena Zilio
Rinuccio: Adam Smith
Gherardo: Roberto Covatta
Nella: Karen Vermeiren
Betto: Luca Dell'Amico
Simone: Giovanni Furlanetto
Marco: Gabriele Nani
Direttore musicale: Alain Altenoglu
Regia: Tobias Kratzer
Teatro La Monnaie, Bruxelles dal 15 marzo al 10 aprile 2022
Le cronache dell'epoca ci raccontano che Puccini voleva che le tre opere del suo Trittico venissero rappresentate in un'unica serata. Ma che Ricordi, il suo editore, si opponeva. Alla sua prima rappresentazione al Metropolitan di New York, nel 19, la spunto' il Maestro. Ma, secondo me, Ricordi aveva ragione: difficile tenere insieme tre opere la cui unica caratteristica comune è la loro brevità. Il Tabarro è l'apoteosi del verismo pucciniano, con tanto di miseria, prostituzione, alcolismo e persino un omicidio, come in Leoncavallo, Mascagni e tanti altri musicisti dell'epoca così propensi a versare sangue sulla scena. Mentre Gianni Schicchi è un'opera appena un po' a margine del grande solco della tradizione comica italiana. Suor Angelica è invece qualcosa a metà tra la denuncia della perfidia umana e della alienazione religiosa: erano quelli i tempi del laicismo politico e artistico italiano, ritornati soltanto dopo gli anni 70, ma era altra cosa. Al La Monnaie hanno voluto rispettare la volontà di Puccini: tre opere in una. Facile fare il pasticcio, ma ne è venuta fuori una bella serata, anche se faticosa. Sia per i cantanti che per il pubblico. Bravissima la Winters, come bravo Peter Kalman: più di due ore su scena a gole spiegate, si può ben dire che il cachet se lo siano guadagnato. A ottimo livello anche gli altri, ben diretti da Kratzer, noto per il suo senso della misura: presenze non appesantite da eccessi drammatici, scene sobrie, ben montate, sequenze cinematografiche appropriate e suprattutto niente stravaganze. Un successo per molti inaspettato.
Attilio Moro