Michael Mantler
THE NEW SONGS ENSEMBLE
Michael Mantler tromba
Annie Barbazza, John Greaves voci
Gareth Davis clarinetto basso
Bjarne Roupé chitarra elettrica
David Helbock pianoforte
KOEHNE QUARTET
Joanna Lewis violino
Anne Harvey-Nagl violino
Anna Magdalena Siakala-Teurezbacher viola
Asja Valcic violoncello
Micat in Vertice – La stagione di Siena
Teatro dei Rozzi, 24 gennaio 2025
In collaborazione con IUC, Istituzione Universitaria dei Concerti, Sapienza di Roma
E’ stato lo stesso direttore artistico della Chigiana, Nicola Sani, a voler presentare il concerto di Michael Mantler, perché con tutta evidenza questo autore è tra quanti sono alla base della sua formazione musicale giovanile, di quando “si mettevano i soldi da parte” per acquistare gli album musicali imperdibili: infatti Mantler già nel 1973 ha elaborato la sua produzione musicale ispirandosi ai testi poetici di contemporanei quali Samuel Beckett, Harold Pinter, Paul Auster, Giuseppe Ungaretti, che con altri sono l’universo verbale che muove la sua creatività, il bisogno di condividerla con il pubblico. Ancora questi autori sono andati in scena, accompagnati da un flusso sonoro ininterrotto, sul palco dei Rozzi, tanto la loro opera è attuale, assieme ai versi dello stesso Mantler che inaugurano il concerto con quello che è oggi il pensiero più angosciante, la guerra, accompagnata dall’altro concetto imprescindibilmente a questa collegato: affari. Samuel Beckett segue con Ce qu’a de pis, e poi il Vieil aller, ancora una meditazione sulla vita Darker than the light di Ernst Meister. Poi, l’immenso Ungaretti, al quale il musicista ha dedicato già nel ’94 la pubblicazione Cerco un paese innocente: la capacità della poesia di essere il senso della vita, che il nostro ha amato tanto, niente di meno retorico delle sue parole sempre così fresche e necessarie. E poi Soupault, e un Pinter poeta che sorpresa, che gusto del canto, e ancora Edward Gorey, e i pregnanti giochi di senso di Paul Auster. Come interrompere il flusso con gli applausi, magari per sottolineare quel verso o quel suono che ti tocca particolarmente?... Fondamentali in questa proposta musicale le voci, così diverse, quella potente e fortemente espressiva, magnifica di Annie Barbazza, capace anche di valorizzare le varie lingue di questi Songs con una pronuncia impeccabile, commovente ed ugualmente espressiva quella di John Greaves, che sceglie un repertorio totalmente anglofono. Il flusso sonoro (tra gli strumenti emerge potente la tromba) è qualcosa che vuole sottolineare la parola poetica, un supporto che la valorizzi, imprevedibile come il verso, priva di schemi. Un concerto-meditazione, direi, nel buio della sala, i bis non sono previsti, il discorso è compiuto, gli amici se ne vanno dopo un breve ringraziamento per gli applausi riconoscenti del pubblico. Solo due gli appuntamenti italiani della tournée, quello universitario romano, e questo senese. Annamaria Pellegrini