giovedì, 22 maggio, 2025
Sei qui: Home / S / SIMON BOCCANEGRA – regia Richard Jones

SIMON BOCCANEGRA – regia Richard Jones

"Simon Boccanegra", Maria Motolygina (Amelia-maria), Claudio Sgura (Boccanegra), Anthony Ciaramitaro (Adorno). Foto Fabrizio Sansoni, Opera di Roma "Simon Boccanegra", Maria Motolygina (Amelia-maria), Claudio Sgura (Boccanegra), Anthony Ciaramitaro (Adorno). Foto Fabrizio Sansoni, Opera di Roma

di Giuseppe Verdi. Libretto di Arrigo Boito
Direttore  Orchestra Teatro dell’Opera di Roma: Michele Mariotti
Maestro del Coro: Ciro Visco
Regia : Richard Jones                                                           
Simon Boccanegra: Luca Salsi – Claudio Sgura
Maria-Amelia: Eleonora Buratto – Maria Motolygina
Jacopo Fiesco: Michele Pertusi – Ticcardo Zanellato
Abriele Adorno: Stefan Pop – Anthony Ciaramitano
Paoli Albiani: Gevorg  Hakobyan
Pietro : Luciano Leoni
Scene e costumi: Anthony McDonald
Luci : Adam Silverman
Teatro dell’Opera di Roma Dal 27 novembre al 5 dicembre 2024

www.Sipario.it, 1 dicembre 2024

Dopo 12 anni, Simon Boccanegra è tornato al Costanzi di Roma, dove ha degnamente inaugurato la stagione. A montarlo, un maestro indiscusso: Richard Jones, che ha saputo cogliere lo spirito dell’opera con scene sobrie, geometriche, che nella loro nudita’ esaltano l’impatto drammatico del capolavoro di Verdi. All’inizio, e in chiusura dell’opera, una bambina scalza attraversa spaurita la scena. Una trovata semplice, che getta uno squarcio di luce su un tema centrale in questa opera di Verdi ( e anche di grande impatto emotivo per il Maestro, che perdette due figli in tenera eta’): quello dell’infanzia, prima vittima, indifesa e innocente, della malvagita’ degli adulti in un mondo che va in malora. Il sovrintendente Giambroni ha voluto che il suo Boccanegra venisse preceduto di qualche giorno da una pièce del Teatro Patologico - il gruppo teatrale fondato da Dario D’Ambrosi e che da anni ormai va in giro per il mondo - dal titolo “Il sogno di Simon Boccanegra”. Gli attori – una ventina, ciascuno con più o meno gravi patologie di natura mentale – hanno rappresentato il dramma recitando con qualche esitazione, ma con grande partecipazione emotiva e sorprendente freschezza. E alla fine si va via commossi, perchè si capisce quante sofferenze  ci siano oltre il teatro, ma anche quanto esso possa alleviarle. Tornando al Boccanegra di Roma, ho potuto vedere non la prima  ma la seconda serata, quella con i cantanti di rincalzo. Ma ho visto Salsi e Pertusi in tv: grande impatto scenico e potenza di voci, ma Sgura e Zanellato, al confronto, non sfigurano affatto. Certo, il primo è baritono piu’ rossiniano, o forse mozartiano, ma il suo timbro versatile ben si adatta anche ai ruoli tragici. Impeccabile comunque in quella aria che è stata definita da Julian Budden “ il più bel monumento verdiano alla voce di baritono, un  inno alla fratellanza universale, edificante quanto l’Ode alla Gioia di Schiller-Beethoven” : ‘Plebi Patrizi, Popolo dalla feroce storia.... piango su voi... piango sulla mendace /festa dei vostri fior / e vo’ gridando pace/ e vo’ gridando amor.’ Nel cantare gli ultimi due bellissimi versi di Boito, Sgura ha fatto vibrare le sue corde migliori, voce compatta e dolcemente tenue nei finali, legato perfetto, una sublime emozione nelle ultime note e applauso scrosciante a suggello. Zanellato è un Fiesco classico, gran basso dalla imponente presenza, esprime forza, intransigenza, crudele determinazione sempre in perfetto controllo della sua voce. Intenso, terribilmente umano nel compianto sulla figlia (Maria) morta: “A te l’estremo addio / freddo sepolcro dell’angiolo mio ....”  La Motolygina ( soprano) ha avuto qualche iniziale difficolta’ ad entrare nei panni di Maria, movimenti poco fluidi, qualche punta di asprezza nella voce, poi, al “Come in quest’ ora bruna/  Sorridono gli astri e il mare/ Come si unisce o luna / All’onda il tuo chiaror...” si è sciolta e ha saputo restituire tutta la delicata complessita’ di quello che è uno dei personaggi femminili piu’ toccanti dell’intero teatro verdiano. Ciaramitaro ( Adorno) ha potuto far svettare a tratti la sua bella voce di tenore in un contesto poco tenorile, toni cupi e luci caravaggesche ad esaltare gli effetti drammatici dell’opera. E infine Hobokyan, baritono drammatico, nei panni del perfido Paolo, si è rivelato forse il piu’ ’verdiano’ dei personaggi della serata. Impeccabile da direzione del maestro Mariotti e ammirevole il coro per i volumi di voce e movimenti ideati dalla coreografa Sarah Fahie.  

Attilio Moro

Ultima modifica il Lunedì, 02 Dicembre 2024 10:07

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.