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RE PASTORE (IL) - regia Alessio Pizzech

Il Re Pastore Il Re Pastore Regia

dramma per musica in tre atti
libretto: Pietro Metastasio, musica: Niccolò Piccinni
direttore: Giovanni Battista Rigon, regia: Alessio Pizzech, scene e costumi: Guido Fiorato
Orchestra Internazionale d'Italia
con Maria Laura Martorana, Nicola Amodio, Massimiliano Arizzi, Razek François Bitar, Daniela Diomede
Martina Franca, Palazzo Ducale, 17 e 19 luglio 2008

Avvenire, 19 luglio 2008
Corriere della Sera, 20 luglio 2008
Torna dal 700 il Piccinni più raro

Il Re Pastore di Niccolò Piccinni ha inaugurato il 34° Festival della Valle d'Itria di Martina Franca. Il settecentesco atrio del Palazzo Ducale, restituito all'antico splendore dopo un accurato restauro, ha fatto da cornice ideale al dramma in tre atti musicato dal compositore pugliese su libretto di Pietro Metastasio, del quale il festival propone la prima esecuzione assoluta in tempi moderni, secondo l'edizione critica di Bernardo Ticci. La prima rappresentazione del Re Pastore di Piccinni di cui si hanno più certe e dettagliate testimonianze storiche risale al 30 maggio 1765 al Teatro San Carlo di Napoli e il ruolo di Aminta fu interpretato da Giuseppe Aprile, celebre contraltista di Martina Franca.
Dopo circa due secoli di oblio il titolo torna sulle scene in un pregevole allestimento che conduce prontamente lo spettatore nell'ambientazione pastorale della vicenda. L'intensa invenzione melodica di Piccinni caratterizza il clima emotivo della narrazione con fraseggi di grande respiro alternati a intonazioni pibriose ed esultanti. Perseguendo con rigore esecutivo l'equilibrio fra colori orchestrali e testo, Giovanni Battista Rigon, sul podio dell'Orchestra Internazionale d'Italia, ha valorizzato con pregevole destrezza il tessuto musicale e poetico dell'opera.
Nella regia di Alessio Pizzech si è colta l'intenzione di una delicata evocazione poetico-gestuale degli affetti; i personaggi animano uno spazio scenico, ideato da Guido Fiorato, che contestualmente scenario di suggestiva serenità boschiva e di vita militare e dove un grande tronco d'albero fa da sfondo all'azione scenica il cui personaggio chiave­ è l'umile re pastore Aminta del quale Massimiliano Arizzi ha ben descritto con voce agile l'animo di un uomo diviso fra il dovere di re e l'amore per Elisa, donna coraggiosa della quale Maria Laura Martorana ha dato una interpretazione magistrale, risolvendo con spiccata duttilitle audaci prove di bel canto che il ruolo richiede. Notevoli anche le peculiaritvocali di Daniela Diomende (Tamiri), Nicola Amodio (Alessandro) e Razek Franois Bitar (Agenore) che hanno ben caratterizzato la nota vicenda.
Il Re Pastore di Piccinni sarà replicato questa sera alle 21, ma il calendario operistico del Festival della Valle d'Itria prosegue con altri due titoli rari: Don Bucefalo di Antonio Cagnoni (20 e 22 luglio in prima rappresentazione assoluta in tempi moderni) e Pelagio di Saverio Mercadante (2 e 4 agosto in prima rappresentazione scenica in tempi moderni). Quindi i concerti dedicati a Giacomo Puccini nel 150della nascita: ­Canzoni e Arie d'Opera(Martina Franca, 25 luglio; Noci, 26 luglio), ­Puccini e dintorni (Martina Franca, 27 luglio) e l'esecuzione della pucciniana Messa di Gloria nella Basilica di San Martino a Martina Franca (1 agosto), nelle Cattedrali di Bitonto e San Marco in Lamis (3 e 6 agosto) e nella Collegiata di San Lorenzo Martire di Massafra (5 agosto). Completa il calendario­Mercadante e i suoi illustri rivali (Martina Franca e Barletta 30 e 31 luglio).

Gabriella Fumarola

Squisite melodie per un re pastore

Chissà se qualche sera fa uno dei più grandi cantanti castrati di tutti i tempi, Giuseppe Aprile vulgo «Sciroletto», nato e morto a Martina Franca (1735-1813) dopo esser stato uno dei divi napoletani ed europei, si sia affacciato dai Campi Elisî per porre occhio e orecchio alla prima ripresa moderna de Il re pastore di Nicola Piccinni del quale egli fu per la prima volta protagonista al San Carlo il 30 maggio del 1765 (non alla Pergola di Firenze nel 1760, come erroneamente si vuole) offerta in suo onore dal Festival della sua città. Quando si è dall' altra parte tutto è vanitas vanitatum ovvero porta conforto il riconoscimento d' una gloria meritata? Io son inclinato a credere che ai trapassati nulla di quanto avviene quaggiù possa importare; ma anche che il Festival adempia splendidamente un suo dovere, e colgo l' occasione per ricordare l' ennesima volta che la gran parte delle medaglie della «scuola napoletana» è fatta di Pugliesi, non ultimo il Piccinni (Bari, 1728-Passy, 1800). Aggiungo per i curiosi che, invano compulsato, il Volpe (Vocabolario Napolitano-Italiano, Napoli, 1869) non registra il lemma «sciroletto». Avremo aiuto da qualche erudito? Naturalmente l' altra sera l' Aprile non c' era: o che si fosse limitato a seguir distaccatamente e passim l' esecuzione o che dagli Elisî non si fosse sporto per nulla; fosse disceso a ricantare la sua parte sarebbe stato l' avvenimento musicale del secolo. C' erano Metastasio, autore dello splendido «Dramma per Musica» ancora una volta imperniato sul fatale contrasto fra dovere ed amore, e la partitura di Piccinni. La quale si pone in lista, non direi campeggi, fra le molte versioni per musica dello stesso testo, alcune di Maestri illustrissimi, l' altra del diciannovenne Mozart. Piccinni ebbe tre vite in una. La prima è quella d' un buon autore d' Opere Serie del tutto in linea col modello di Porpora e Hasse, l' acuto genio dei due non arrivando egli peraltro a eguagliare. La seconda rappresenta una vera rivoluzione nell' Opera del Settecento, e tuttora ci domandiamo di quanto egli ne fosse consapevole: con La Cecchina, ossia la buona figliuola (Roma, 1760), tratta dalla Pamela del Richardson, egli diede fondamento in musica alla Comédie larmoyante, in italiano Melodramma di mezzo carattere, che consente a epoca e personaggi della vita quotidiana d' introdursi nella struttura e atmosfera d' un' Opera Seria: ch' immaginerebbe prima d' allora, fuor dal genere buffo, la protagonista d' un' Opera essere una villana? La terza vita è quella francese: quando, dovendosi trovare un compositore napoletano da opporre a Gluck, si fece venire a Parigi l' antiquato e innocente Piccinni. Il quale, incredibilmente, nella Tragédie-lyrique diede il meglio di sé: come i nostri tempi hanno constatato, dapprima con la Didon riscoperta dal maestro Siciliani, poi con l' Iphigénie en Tauride, diretta dal maestro Gavazzeni, infine col Roland, merito di Martina Franca. Il re pastore è esempio di qualità medio-alta di quanto sopravvivesse lo stile di Porpora e Hasse, già trapassato nel Classico, diveniendone in Piccinni le locuzioni se non sempre la forma proprie a quest' ultimo. L' invenzione melodica vi è squisita: pare il solo obiettivo dell' Autore, giacché tutto trascorre nel medesimo ethos, a dir così, neutro, senza che nelle Arie cangi né in rapporto alla psicologia dei personaggi né alla situazione drammatica. È come la successione di belle statue in una galleria, tutte nella stessa attitudine e forse intercambiabili. Ma lo «scandalo» che in ciò vedeva la polemistica contemporanea? L' Arte che deve imitare la Natura «nella sua semplicità»? Come quasi tutte le polemiche musicali della Storia, ambo le trincee erano piene solo di pazzi.

Paolo Isotta

Ultima modifica il Lunedì, 22 Luglio 2013 10:52
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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