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Si può ascoltare un duo che prima di tutto promuove l’idea che il suonare assieme è bello? E che se poi l’intesa è di quelle invulnerabili, il desiderio di ascoltare accresce ed è un valore aggiunto per chi organizza. Anche quello di riservare una piazza all’aperto con sonorità non sempre funzionali per un duo composto da contrabbasso e pianoforte. Dove i suoni, spesso hanno bisogno di concentrazione, in entrata ed in uscita. Ed il luogo ideale per ascoltare una formazione del genere, non è tanto il mero luogo chiuso, ma una location alquanto secca nel suono, non troppo rumorosa e soprattutto atta a depositare memorie sonore che possano essere insostituibili. Insostituibili. Il duo Ettore/ Di Tella, per la loro spontanea natura di veri musicisti che si adattano, hanno regalato al pubblico della piazza del Duomo di Colle Val d’Elsa un concerto che come pochi ha affascinato. Ma cosa ha affascinato? L’intesa. Esatto. L’intesa fra due uomini, fra due musicisti che per tutto il concerto hanno trasmesso affidabilità, perizia tecnica, etc. etc. Etc. perché è inutile inquadrare un concerto come si fa sovente. Ovvero, classificare la perizia tecnica, l’espressività, l’interpretazione. E tutte quelle recondite facezie che un critico musicale ama. In questo caso non serve. Lo assicuro. Poiché fra Pino Ettorre e Pierluigi Di Tella quello che succede è altro, molto altro. Pertanto non mi prolungherò nelle profusioni di giudizi estetici, musicologici, etc. etc. ma scriverò che un concerto come il loro fa stare bene. E per un musicista che ascolta musicisti è stupendo aver raggiunto un desiderio ed un rispetto tale da sapere che, anche se non si è ieratici o famosi, suonare bene è una attitudine di pochi. Anche se non ieratici e famosi. Quindi, il concerto ha fatto il giro del tempo fra ottocento e novecento, andando a toccare punte di particolare interesse. Ma mi fermo qui, altrimenti inizio a fare il critico musicale. Sono stato anche molto contento di quella introduzione che Stefano Jacoviello ha saputo dare al pubblico. E’ bello sentire la musica narrata, senza ampollose parole o tecnicismi. La presenza chigiana si è conclusa nel migliore dei modi. In una piazza di una delle tante piazze del senese, dove quello che contava veramente era la raffinatezza e la bellezza che due persone che sono musicisti hanno saputo regalare, hanno saputo diffondere. Poi, è vero che dove c’è gusto non c’è “perdenza” come recita un detto popolare, ma al sottoscritto che ha tanto suonato, ha tanto ascoltato e ha tanto scritto, ascoltare Pino Ettorre e Pierluigi Di Tella equivale ad una befana d’estate, ad un albero di natale d’agosto. Con tanta commozione e sincera gratitudine. Prosit.

Marco Ranaldi