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PIETRO IL GRANDE KZAR DELLE RUSSIE - regia Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali

"Pietro il Grande, Kzar delle Russie", Regia, macchinari e scene Ondadurto Teatro-Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali. Foto Gianfranco Rota "Pietro il Grande, Kzar delle Russie", Regia, macchinari e scene Ondadurto Teatro-Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali. Foto Gianfranco Rota

Melodramma burlesco di Gherardo Bevilacqua-Aldobrandini
Musica di Gaetano Donizetti

Personaggi e Interpreti
Pietro il Grande, Roberto De Candia
Caterina, Loriana Castellano
Madama Fritz, Paola Gardina
Annetta Mazepa, Nina Solodovnikova
Carlo Scavronski, Francisco Brito
Ser Cuccupis, Marco Filippo Romano
Firman-Trombest, Tommaso Barea
Hondedisky, Marcello Nardis
Notaio, Stefano Gentili

Direttore, Rinaldo Alessandrini
Regia, macchinari e scene Ondadurto Teatro-Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali
Costumi K.B. Project
Lighting design Marco Alba
Assitente alla regia Adriana Laespada

Orchestra Gli Originali
Coro Donizetti Opera
Maestro del Coro Fabio Tartari
Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo
Bergamo,Teatro Sociale 23 novembre 2019

www.Sipario.it, 25 novembre 2019

In un melodramma burlesco scritto da Gaetano Donizetti nel 1819 all'età di 23 anni per la stagione di carnevale 1820 al Teatro San Samuele di Venezia bisogna aspettarsi leggerezza e fantasia e solidi modelli musicali da copiare: lasciamoci così prenderci dalla lettura della prefazione al libretto originario di Gherardo Bevilacqua-Aldobrandini che ci riporta (così dal programma di sala OF55. Pietro il Grande kzar delle Russie. La Clemenza di Pietro. Quaderni della Fondazione Donizetti) a ciò che si riteneva dovesse essere allestito un melodramma burlesco in spirito di Carnevale. "La bizzaria del mio Autore si estese fino alla decorazione di Vestiario, e Scenario appositamente da esso inventato, e dipinto, nella ricorrenza, ch'io debbo presentarmi all'aspetto indulgente del gentil Pubblico Veneziano...senza pretesa di gloria, ma solo oggetto di divertimento."
Divertente e colorato, istrionico e circense, è stato nel suo complesso l'allestimento del donizettiano Pietro il Grande, Kzar delle Russie, fatta per Donizetti Opera Festival in questa edizione 2020, un farsa musicale costruita attorno al mito dell'imperatore delle Russie, uso spesso a girar in incognito. Lo ha fatto nella realtà quando in gioventù operò come apprendista falegname nei cantieri del Baltico per carpire i segreti della costruzione e organizzazione navale. Soggetto simile utilizzato da Donizetti stesso nel 1827 per Il borgomastro di Saardam, melodramma giocoso del 1827 con protagonista sempre un Pietro il Grande sotto mentite spoglie a contatto con oppositori fuoriusciti e ragazze nobili russe innamorate del ragazzo di parte avversa. Nel nostro titolo protagonista è Carlo, giovane falegname di un villaggio della Livonia, che ama la sfortunata Annetta, figlia, in esilio del ribelle cosacco Mazeppa. Piace all'imperatore e alla sua consorte Caterina viaggiare sotto mentite spoglie e così la trama, complicata ma ben congeniata di parentele perdute, amori confessati e nascosti, si risolve con un perdono collettivo dal vero zar che ha potuto conoscere ragioni personali e confessioni e, nel momento del disvelamento, dispensare perdoni, premi e punizioni. Il tutto tra marce, sfilate soldati ed evviva.
E in questa labile trama di personaggi ben delineati nelle loro maschere di commedia, sono stati bravi gli artefici della regia, condotta dal collettivo Ondadurto, che hanno creato uno spettacolo fantasmagorico, fatto di proiezioni graphic-optical e coloratissime, con costumi che riecheggiavano il Futurismo del balli plastici di Depero e delle loro variegate marionette e movimenti meccanici e le costruzioni astratte del Bauhaus fatto di geometrie lineari e agili che fanno da sfondo. Il tutto gestito in uno palco vuoto che di necessità veniva riempito da pedane di facile manovrabilità che potevano trasformarsi nella Locanda di madama Fritz, nel porto e nell'officina come in un vuoto circo con trapezista ondeggiante, in una sala da trono e in un tribunale. Del resto una caratteristica del gruppo di Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali con i costumi di K.B. Project è di essere attivo nell'ambito del teatro che prevede l'uso combinato di oggetti in movimento, macchinari, proiezioni video e gesto teatrale. Il risultato è stato una amalgama di colori e vivacità, che non ha soverchiato l'essenza della musica e il gioco delle parti della partitura e del libretto, accentuando il lato della farsa ma senza eccedere in gesti estranei alla logica nella narrazione lavorando anche in un chiarimento delle dinamiche interne della trama.
La musica del giovane Donizetti alle prime armi è dominato dall'incombente modello del comico rossiniano, e qui a Bergamo è stata affidata al direttore Rinaldo Alessandrini, al suo debutto donizettiano, con la neonata compagine degli Originali, orchestra storicamente in forza al Festival. Espetto barocchista, Alessandrini ci offre una lettura molto compatta della struttura musicale che va all'essenzialità della frase musicale, dando agio ai cantanti di esprimersi al meglio nelle linee di canto nei concertati, nell'attenzione del fraseggio incalzante. Il tenore Francisco Brito, l'innamorato Carlo Scavronski, è stato certamente il protagonista vocale di questo allestimento, capace di svettare dove richiesto, chiaro nel fraseggio e nel timbro, decisamente da Belcanto anche se si trattiene nella conclusione degli acuti. Con una maggiore attenzione dell'emissione potrebbe risolvere al meglio le zone più acute delle tessiture di agilità. Al suo fianco, come confidente, il mezzosoprano Paola Gardina nella parte di Madama Fritz, voce ben strutturata nelle annotazioni più scure della parte come nelle agilità dei concertati nei quali è stata ottima nel sostenerne il ritmo incalzante. Nel ruolo del titolo, Pietro il Grande, Roberto De Candia è stato protagonista degno del ruolo anche se lasciava trasparire qualche momento di non perfetta intonazione. Da sottolineare la prova di Nina Solodovnikova, nel ruolo di Annina alle prese con arie e con momenti che delineano l'evoluzione della soprano di coloritura, dimostrando precisione e offrendo ottime capacità attoriali. Funzionale Loriana Castellano nel piccolo ruolo di Caterina con i suoi inserimenti scenici precisi e puntuali. Divertenti i personaggi più comici della vicenda: il Ser Cuccupis il Magistrato, Marco Filippo Romano, con ottima resa del buffo, come ben impostato l'usuraio Firman-Trombest cantato da Tommaso Barea. Sbruffone quanto basta Marcello Nardis quale Capitano Hondedisky, precursore di tanti altri militari comici donizettiani e come citare il notaio di Stefano Gentili.
Coro maschile del Donizetti Opera, interprete prestante ed energico, diretto da Fabio Tartari.
Successo sincero e calorosi con applausi a tutti gli interpreti.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 29 Novembre 2019 07:14

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