John Axelrod, direttore d’orchestra
Programma:
Vincenzo Bellini, Norma, Sinfonia.
Giuseppe Verdi, I Vespri siciliani, L’estate, L’inverno.
Giacomo Puccini, Manon Lescaut, Intermezzo.
Gioachino Rossini, Guglielmo Tell, Ouverture.
Felix Mendelssohn- Bartholdy, Sinfonia n. 4 in la maggiore “Italiana”
TEATRO VERDI SALERNO, 24 giugno 2022
Una orchestra che non ha bisogno di nessuna presentazione, quella della Rai è la somma di quattro orchestre che in un tempo scellerato e berlusconiano, furono chiuse per realizzarne una sola. Fu uno degli insani interventi della Moratti quando fu amministratrice della televisione di stato. Da allora, purtroppo sono scomparsi non solo posti di lavoro ma anche e soprattutto ben quattro stagioni concertistiche che avevano, ad esempio, nella Scarlatti di Napoli, un nutrito programma di musica barocca inedita. Ma i tempi si sa non sono stati a favore della cultura. Ora nell’investimento dell’emittente di stato, quella che ha sede a Torino rimane sicuramente una orchestra di altissima qualità. Infatti in quelle che sono le tourneé a cui devono attenersi i complessi sinfonici, una, quella cioè recentissima, ha passato il paese in 7 luoghi, fra cui Salerno e il suo teatro. Ennesimo fiore all’occhiello di una stagione fortunatissima del sodalizio campano, l’Orchestra Rai arriva sotto la direzione di uno dei più interessanti musicisti ovvero John Axhelrod. Allievo diretto di un mostro sacro come Leonard Bernstein, Axhelrod è veramente il degno prosecutore di una idea di fare musica, di essere comunicativo e di essere soprattutto quello che è tempo d’assieme, collega fra colleghi, insomma musicista a capo di musicisti. In questo è fenomenale il suo gesto, il suo modo di presentarsi e di dialogare, non solo con gli orchestrali ma con il pubblico. Ed è così che con il piglio di grande direttore, attacca il concerto con il primo tempo della Italiana di Mendelsshon Bartholdy. Perfetto, la bellezza della sinfonia è talmente evidente che sembra di assistere ad una registrazione di un disco. Nel caldo del palcoscenico, nel caldo dell’accoglienza, Axhelrod riesce a portare avanti il suo programma prendendo da un sound totalmente italiano, spaziando da Verdi, a Rossini a Puccini. Ed è qui che il tempo si ferma, quando cioè nell’intermezzo della Manon Lescaut, Axhelrod presta attenzione a creare una ascensione verso mondi lontanissimi. Uno di quei momenti di altissima bellezza. Appalusi tanti, parole del direttore al pubblico e poi naturalmente Mascagni con uno dei temi migliori della Cavalleria. Insomma uno spettacolo di concerto. Uno di quei momenti di grande importanza e di fortuna nell’essere presente. Come dovrebbe essere sempre.
Marco Ranaldi