di Christoph Willibald Gluck
Orfeo : Victoria Pittis
Euridice : Theodora Raftis
Amore: Silvia Frigato
Direttore orchestra: George Petrou
Regia e costumi: Nicola Berloffa
Coreografie: Luigia Frattaroli
Scene: Aurelio Colombo
Maestro del coro: Giovanni Andreoli
Teatro Lirico di Cagliari dal 12 al 20 novembre 2021
Quello di Orfeo e Euridice è il mito del riscatto dalle tenebre grazie all'arte. Non so se la scelta dell'Orfeo di Gluck come prima opera del post-Covid è stata intenzionale, ma certo è difficile immaginare opera più adatta a rappresentare la volontà di resurrezione dopo la discesa negli inferi del Covid. Venerdì 12, il Lirico di Cagliari ha riaperto con la piena disponibilità dei posti. È stato l'ottimismo della volontà. Il pessimismo dell' intelligenza ha invece suggerito agli appassionati di aspettare tempi migliori, lasciando così oltre la metà delle poltrone desolatamente vuote. Sarebbe da pedanti scrivere una recensione classica, con giudizi sulla qualità delle voci, sulla regia, coro, balletti e quant'altro: è stato bello ritrovarsi, sorridenti e mascherati, dopo due anni a celebrare l'incerto inizio di ritorno alla normalità del bello, dell'arte, ed è già tanto. Volendo però raccontare quel che si è visto, mi è parso che i primi due atti siano stati di grande intensità: tutto convergeva sul tragico dolore di Orfeo, coro, luci, balletto... Vittoria Pittis, mezzosoprano nei panni di un Orfeo, tradizionalmente cantato da una donna in sostituzione del castrato che Gluck aveva voluto, ha sorpreso per presenza scenica ed estensione di voce. Splendida nelle arie Addio o miei sospiri ....e Che farò senza Euridice... Per il resto, peccato che sia stata a volte sopraffatta dagli orchestrali, complice la mancanza al Lirico di Cagliari, di una vera "buca" che li nasconda, sicche' questi si trovano ad interporsi tra la scena, i cantanti e il pubblico che li ascolta. Il terzo atto mi è parso meno intenso, più sfocato, con interminabile balletto finale e comprensibile allentamento di concentrazione della Pittis che ha dovuto tenere scena per due ore ininterrotte. Leggerezza e grazia naturali nella interpretazione di Amore, così come in quella di Euridice, che avevano entrambe un compito facilitato dalla più breve esposizione in scena. Sobria ed elegante la regia di Berloffa, buio e fiamme negli inferi, luce e grazia sulla terra, alieno comunque alle varie stravaganze che troppo frequentemente si vedono ormai nei teatri. Ottima anche la coreografia, rigorosa e non invadente. Da Cagliari, insomma, un messaggio di impegno e di speranza.
Attilio Moro