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NORMA - regia Nicola Berloffa

"Norma" - regia Nicola Berloffa. Foto MireArt di Mirella Verile "Norma" - regia Nicola Berloffa. Foto MireArt di Mirella Verile

di Vincenzo Bellini
tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani
regia Nicola Berloffa
scene Andrea Belli
costumi Valeria Donata Bettella
luci Marco Giusti
direttore Sesto Quatrini
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del Coro Corrado Casati
Personaggi e interpreti
Pollione Stefano La Colla
Oroveso Michele Pertusi
Norma Angela Meade
Adalgisa Paola Gardina
Clotilde Stefania Ferrari
Flavio Didier Pieri
coproduzione
Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Comunale di Modena – Teatro Regio di Parma
Piacenza, Teatro Municipale, venerdì 22 ottobre 2021

www.Sipario.it,  25 ottobre 2021

Era da gennaio del 2020 che il Teatro Municipale non ritrovava la sua piena capienza di 1100 e più persone e questa serata, che non era di inaugurazione, ma è stata considerata tale, recava un titolo di forte richiamo come la Norma di Vincenzo Bellini che ha fatto in modo che il teatro fosse esaurito in ogni ordine di posti. Come di richiamo e punto di forza era il cast che riportava il basso Michele Pertusi, (Oroveso), il tenore Stefano La Colla (Pollione) e il soprano statunitense Angela Meade (Norma). Se Pertusi e La Colla sono voci che le troviamo con una certa regolarità a Piacenza, novità era la presenza nel ruolo eponimo del soprano americano. Balzata all'interesse degli appassionati nel 2012 come vincitrice del concorso Richard Tucker degli USA, la Meade si è imposta come una voce di lirico pieno, assai estesa, impostata sul Belcanto, capace di passare da Rossini e Verdi via Bellini. Possiede mezzi vocali non indifferenti, voce che riempie lo spazio scenico, come lei stessa in scena non facendole difetto una certa fisicità. Dopo una breve apparizione nel 2014 e nel 2018 al Teatro Regio torinese, in questi ultimi due anni sta consolidando la sua presenza in Italia passando a Napoli e a Verona, in Arena nel corso della passata stagione estiva. La regia era affidata a Nicola Berloffa, già attivo in tante produzioni liriche piacentine e del circuito emiliano, mentre a Stefano Quatrini spettava la direzione d'orchestra. Sulla carta si prospettava un evento, al lato pratico il risultato in palco non è stato pari alle aspettative. 
Complice anche una regia insoluta: si trattava di una ripresa e adattamento di un allestimento che ha circolato per i teatri europei. La cena di Andrea Belli era impostata su palazzo monumentale parzialmente in rovina che faceva da sfondo alla vicenda dell'opera con i Druidi trasformati in reduci, da corte dei miracoli tutti zoppi con stampelle, da una battaglia fatta da cannoni e fucili, senza una distinzione tra vincitori e oppressi. Si inseriva una camera di interno borghese, la stanza di Norma, come se intenzione fosse di alternare i momenti pubblici della foresta, alias palazzo, con momenti privati più raccolti nelle stanze di Norma. E questa ambientazione in un '800 risorgimentale, con costumi di Valeria Donata Bettella ormai una consuetudine, non ha agevolato la comprensione della vicenda, vocalmente e musicalmente non definita. Sesto Quatrini non è riuscito a dare una lettura omogenea della partitura e la resa dell'Orchestra Filarmonica Italiana è stata alquanto ondivaga, scollata dal palcoscenico e impostata tutto sul forte. Qualcosa poi non ha funzionato nella Meade: le ha fatto difetto la mancanza di personalità interpretativa. La vocalità di questi titolo belliniano è complessa e la si può gestire su diversi fronti, prediligendo l'aspetto della drammaticità di agilità e quindi la tradizione belcantistica oppure optando per una versione da lirico spinto cercando di amplificare l’estensione vocale cercare i colori più oscuri della voce. Del resto la Meade, possedendo mezzi vocali non indifferenti, voce brunita, potente, e acuti sicuri in grado di definire al meglio il ruolo. Ma la scelta del soprano americano è stata altalenante, facendo difetto una non ben chiara definizione del personaggio ricercando le note più torbide e scure della partitura belliniana ai quali si aggiunge una percezione di limiti nel fraseggio e alcuni portamento nel cambio di registro. Già in premessa la sortita in Casta Diva, è rimasta come sospesa. Certamente il pubblico l'ha apprezzata e l'ha sostenuta ma senza quell'entusiasmo che un titolo come questo sa suscitare, quando tutti i tasselli combaciano tra i loro. Stefano La Colla, in possesso di voce piena e stentorea, ha definito un Pollione di forza e spingendo oltre modo nelle parti più acute, facendo emergere nel contempo una perdita di freschezza nei momenti di fraseggio. Meglio le parti di contorno. Professionale con tecnica e musicalità elegante il basso Pertusi ha delineato un Oroveso d'autorità. Il mezzosoprano Paola Gardina, giovane interprete, è stata un’Adalgisa di buona volontà, buona interprete ma alquanto esuberante nel ricerca dell'effetto nel registro acuto, che le ha causato due scivoloni ma riprendendosi nell'immediato e dando il giusto ritmo e sostegno alla parte finale del duetto Mira o Norma..Si fino all'ore estreme. Stefania Ferrari in Clotilde e Didier Pieri in Flavio hanno gestito con competenza e professionalità la loro parte, così come il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, diretto dal maestro Corrado Casati pur limitato dall’impostazione complessiva della regia. Forse ci si aspettava una maggiore resa complessiva, ma sono tempi, questi, che ancora impongono una navigazione a vista e un complessivo ridimensionamento progettuale. Nonostante tutto ha conquistato il favore del pubblico in questa prima serata, più come atto di rispetto nei confronti del lavoro svolto dalla gestione del teatro che per una convinta riuscita del prodotto.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 25 Ottobre 2021 03:23

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