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LUCREZIA BORGIA - regia Francesco Bellotto

Lucrezia Borgia Lucrezia Borgia Regia Francesco Bellotto

di Gaetano Donizetti
direttore: Tiziano Severini
regia: Francesco Bellotto
scene: Angelo Sala
costumi: Cristina Aceti
orchestra e coro del Bergamo Musica Festival
con Dimitra Theodossiou, Roberto De Biasio, Enrico Giuseppe Iori, Nidia Palacios
Bergamo, Teatro Donizetti, 30 novembre e 2 dicembre 2007

Avvenire, 4 dicembre 2007
Il Bergamo musica festival non regge la modernità di «Lucrezia Borgia»

Gennaro, Maffio e compagni, che Gaetano Donizetti ritrae in Lucrezia Borgia, sono giovani che tanto assomigliano a quelli che vagano nei nostri sabati sera da una discoteca all'altra: frenesia per lo sballo, ma anche capacità di lasciarsi andare a sentimenti che sanno di antico. La storia della duchessa avvelenatrice diventa con Donizetti un viaggio negli affetti: Gennaro, che disprezza i Borgia tanto da sfregiarne lo stemma, scopre solo alla fine, quando il veleno lo ha condannato, di essere figlio di Lucrezia e si abbandona nell'abbraccio di quella madre che ha cercato per tutta la vita. Il musicista di Bergamo racconta tutto questo con una musica che va dritta al cuore e una drammaturgia da brivido come sul finale quando l'allegria della canzone di Maffio, Il segreto per esser felici, è interrotta da un coro lugubre che annuncia la morte. La modernità, sconvolgente e inquietante, di Lucrezia Borgia, terzo titolo donizettiano del Bergamo musica festival, ha vinto anche questa volta nonostante gli elementi in campo non fossero all'altezza di una rassegna che meritevolmente ha intrapreso la riscoperta dei capolavori del musicista. Monocorde la direzione di Tiziano Severini che non ha dato mordente alla partitura. E dispiace dire che questa volta Dimitra Theodossiu ha deluso: la sua Lucrezia è discontinua e inciampa spesso in difficoltà di intonazione e acuti non riusciti. Lo stesso accade al Gennaro di Roberto De Biasio. Lo spettacolo di Francesco Bellotto, che in aprile si vedrà al Regio di Torino, si colloca nel solco della più consolidata tradizione, anche se non si capisce il perché delle apparizioni stile horror che sottolineano i momenti salienti dell'azione.

Pierachille Dolfini

Ultima modifica il Lunedì, 22 Luglio 2013 10:30
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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