martedì, 20 maggio, 2025
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LUCIA DI LAMMERMOOR - regia Bruno Berger-Gorski

“Lucia di Lammermoor”, regia Bruno Berger-Gorski. Foto F. Parenzan “Lucia di Lammermoor”, regia Bruno Berger-Gorski. Foto F. Parenzan

Musica di Gaetano Donizetti
Dramma tragico in due parti e tre atti su libretto di Salvatore Cammarano dal dramma The Bride of Lammermoor di Sir Walter Scott
Ed. musicali: E. F. Kalmus & Co., New York
Maestro Concertatore e Direttore DANIEL OREN
Regia BRUNO BERGER-GORSKI
Scene CARMEN CASTAÑÓN
Costumi CLAUDIO MARTÍN
Maestro del Coro PAOLO LONGO
Allestimento di Amigos Canarios de la Ópera di Las Palmas de Gran Canaria
Personaggi e interpreti
Lucia JESSICA PRATT 
Edgardo FRANCESCO DEMURO
Lord Enrico MAXIM LISIIN
Raimondo CARLO LEPORE
Lord Arturo ENZO PERONI
Alisa MIRIAM ARTIACO
Normanno NICOLA PAMIO
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, Teatro Verdi, 22 aprile 2025

www.Sipario.it, 24 aprile 2025

Una Lucia di Lammermoor che sa di antico, quella proposta al Teatro Verdi di Tieste in questa stagione lirica 2024-2025, nell’ allestimento che proviene dall'Ópera di Las Palmas de Gran Canaria. Pochi elementi ed essenziali: fondali digitali, che rilasciano immagini che ci riportano alle brume scozzesi, ad un interno di palazzo, ad un cimitero; alcuni complementi d'arredo (una panchina in pietra, la fatal fonte dei Ravenswood, due tavoloni con alcune sedute, tre lampadari di cristalli che restituiscono l'ambientazione di un salone delle feste), alcuni praticabili quintati in guisa di archi gotici. Nessun retropensiero per la regia, il tutto firmato da Bruno Berger-Gorski, che mantiene l’ambientazione originale scozzese, tende ad un scivolamento verso l'ottocento ma che riguarda gli abiti maschili dei protagonisti, ritenendola fondamentale per restituire l’immaginario romantico e il contesto culturale dell’opera, senza forzature o letture stranianti. Non si poteva pretendere altro dalla regia, dominata da un eccesso di sobrietà nei gesti degli artisti, lasciati a loro stessi e scontati, senza grande azione nelle scene d'assieme, sia per quanto riguarda la gestione del coro, lasciando che siano essi stessi artisti con le loro gestualità, spesso congeniali ai momenti del canto o, piuttosto, per esprimere al meglio quello che intendono loro dei personaggi interpretati, come se non volesse trovare una chiave di lettura. Tutto scorre come da antica tradizione, tra qualche taglio (manca la scena della Torre di Wolferag "scena della torre" con il duetto tra Edgardo ed Enrico, tra l'altro quasi una prassi consolidata in area iberica dove si induce a sfoltire questa scena) ma con l'integrale della scena tra Lucia e il suo educatore confessore Raimondo. Scene e costumi curati da Carmen Castañón e Claudio Martín, per un allestimento che nel 2023 raccolse entusiasmi, con la stessa protagonista di allora come in questa produzione: Jessica Pratt. Alla fine è la musica di Donizetti che diventa protagonista, dalle voci alla direzione orchestrale che dalla buca cerca di far emergere il meglio. Qui a Trieste gli ingredienti musicali era sotto la gestione di Daniel Oren che, con la sua forte personalità ed esperienza interpretativa, ha offerto una lettura ricca di dettagli che hanno restituito una lettura densamente notturna, per una vicenda di amore, follia e morte, evitando eccessi ritmici specie nelle scena d'assieme del concertato finale del primo atto, bene assecondato dall'orchestra del Teatro Verdi che ha offerto una prova di qualità nel seguire i dettagli direttoriali. Qualche squilibrio nella prestazione del coro sotto la direzione di Paolo Longo non sempre preciso negli attacchi. Il cast si presentava al top nella coppia di amanti, potendo annoverare come protagonista, la Lucia per eccellenza in questo decennio, il soprano australiano Jessica Pratt, già presente nella produzione spagnola del 2023. Al suo debutto triestino del 17 aprile il soprano si annunciava indisposta, timori che nella rappresentazione del 22 aprile si sono dissolti. Il soprano ha preso possesso del palcoscenico e non solo ha dato conferma delle sue caratteristiche di interprete nel ruolo dopo quasi 20 anni (lo ha debuttato nel 2007) di attività in più di una trentina di produzioni e superando ampiamente più di un centinaio di rappresentazioni, ma anche presentandosi con una vocalità in evoluzione. In una fase della sua carriera in cui si sta indirizzando al repertorio più da soprano drammatico d'agilità (di recente ha debuttato Norma a Firenze e prossima Lucrezia Borgia) ha dato prova saper evolvere il suo strumento vocale con consapevolezza dei propri mezzi e nel gestire il tutto con una acquisizione di morbidezza d'accenti e pastosità del suono. Quello che colpisce è la capacità di procedere nelle colorature perfettamente eseguite fin dall'entrata superba e d'autorità in Regnava nel silenzio, alla successiva cavatina, la tenuta dei fiati in tutta la gestione del duetto Verrano a te… con il tenore. Una prova che si è conclusa con la sua esibizione della spettacolare scena della follia, Il dolce suon ...Ardon gli incensi, con passaggi all’interno dell’ampia aria, cantati con grande bellezza, come Spargi l’amaro pianto e un prodigio di coloratura perfettamente eseguita, con l'accompagnamento spettrale della glassharmonica, in una dimostrazione di virtuosismo di grande altezza e consapevolezza. Maturità interpretativa, nei confronti di un personaggio non facile con una scrittura musicale che lascia scoperta l’interprete per 20 minuti, sola in palcoscenico con la sua scena di follia vocale. A lei tutto il tripudio di pubblico e le continue ovazioni alla fine della gran scena della pazzia segno di affetto e di riconoscenza.

Degno compagno in questa produzione l'Edgardo del generoso tenore Francesco De Muro, vocalmente esuberante nel suo amor tragico e senza speranza tra l'altro subentrato a pochi giorno dal debutto con interventi di grande sensibilità ed espressività ma ben controllati e modellati nel porre la parola scenica presentando una figura a tutto tondo del personaggio fino all’estremo Tombe degli avi miei.

Assieme, un basso d'esperienza nel porsi in altri ruoli oltre ai comici rossiniani, come Carlo Lepore nel impersonare l'autorevole Raimondo Bidebent, educatore e partecipe confidente delle angosce di Lucia e narratore nell'annunciare gli accadimenti della tragedia benevolo più che autoritario.

Interessante l'Enrico del baritono russo Maxim Lisiin, voce sonora ben amalgamata che non ha ecceduto nella parte di "cattivo" dimostrando musicalità e cantabilità in una parte assai ingrata.

Poco più che funzionali le seconde parti, a partire dal buono e corretto lord Arturo di Enzo Peroni, come interessante la Alisa di Miriam Artiaco, assieme al caricaturale Normanno di Nicola Pamio. Trionfo per la Pratt e successo condiviso per tutti che evidenza il profondo legame d'affetto per questo titolo, che fa parte della storia centenaria del Teatro Verdi.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 25 Aprile 2025 19:21

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