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ITALIANA IN ALGERI (L') - regia Grischa Asagaroff

"L'Italiana in Algeri", regia Grischa Asagaroff "L'Italiana in Algeri", regia Grischa Asagaroff

Per i ragazzi
Dramma giocoso per musica
Libretto di ANGELO ANELLI musica di GIOACHINO ROSSINI
Elaborazione e orchestrazione ALEXANDER KAMPE Testo del narratore DAVIDE GASPARRO
Nuovo allestimento 
Progetto dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro concertatore e direttore Nicolò Jacopo Suppa
Regia GRISCHA ASAGAROFF
Scene e costumi LUIGI PEREGO
Luci VALERIO TIBERI
Assistente regista MIRKO RIZZI
Mustafà, Bey d’Algeri                              MATTEO TORCASO 
Elvira, moglie di Mustafà                       NIKOLETTA HERTSAK
Zulma, schiava confidente d’Elvira     OLHA SMOKOLINA
Haly, Capitano de’ Corsari Algerini     MATTEO MANCINI
Lindoro, giovane Italiano, amante di Isabella, schiavo favorito di Mustafà  ANTONIO MANDRILLO
Isabella, Signora Italiana                        ALEXANDRA METELEVA
Taddeo, compagno d’Isabella                DAVIDE PIVA
Il narratore                                                  DAVIDE GASPARRO
ORCHESTRA GIOVANILE ITALIANA
Segretario Artistico GIOVANNI VERONA
Maestro collaboratore di palcoscenico GIULIA PALMISANI
Maestro collaboratore di sala ALESSANDRO UVA
Mastro collaboratore alle luci PAOLO BELLOCCI
Clavicembalo ALESSANDRO UVA, UMBERTO CIPOLLA
Figuranti speciali ELENA BARSOTTI, MARIA LUCIA BIANCHI, 
EGIDIO EGIDI, STEFANO FRANCASI
Firenze, Sala Zubin Mehta 2 aprile 2023

www.Sipario.it, 17 aprile 2023

Tra le numerose repliche per le scuole al mattino, nel fine settimana all’auditorium del Maggio due gli spettacoli pomeridiani di questa Italiana in Algeri, creata dall’Accademia del teatro nell’ambito del ciclo di opere ripensate per le nuove generazioni. Grande curiosità dei ragazzi già dall’ingresso in sala soprattutto per la buca dell’orchestra, domande su domande ai giovani musicisti a proposito degli strumenti, tra i quali particolarmente incuriosiva il clavicembalo. Poi, grande attenzione: ebbene sì, questa Italiana in Algeri è stata seguita con grande partecipazione, perché c’era un narratore, uno scimmiotto che commentava e completava la trama (basti pensare che il Bey per impalmare la sua attraente Isabella dovrebbe divorziare dalla moglie) ed è proprio l’interprete Davide Gasparro che ne ha scritto il testo, inoltre le scene prescelte in questa riduzione erano le più movimentate, e poi c’erano i colori, un tripudio di fantasie colorate per costumi e quinte, non a caso a forma di matite, belle e divertenti. Li ha pensati Luigi Perego, e ci hanno fatto tornare alla mente un certo genovese e il Teatro della Tosse. E l’allegria è servita, grazie anche alla sicura regia di Grischa Asagaroff: i tempi comici sono fondamentali.
Mustafà con tanta ciccia di gommapiuma e voluminosi turbanti, Matteo Torcaso, ha conquistato tutti, così come le cantanti fascinose sia in abiti orientali che alla moda di inizio secolo scorso (così si presenta Isabella, la più bella del reame, Alexandra Meteleva), il suo accompagnatore Davide Piva, vestito come un esploratore inglese, e il capitano dei Corsari Algerini, Matteo Mancini … spaziale! Che dire di Lindoro, Antonio Mandrillo, che voce rossiniana, che morbida dolcezza, che dizione, una vera gioia ascoltarlo. La commedia amorosa si sposa agevolmente con la comicità degli spaghetti conditi con pomodoro di lustrini e mangiati con le mani. E la musica di Rossini, che ritmo, che melodia…che spasso! 
I ragazzi imparano subito che le donne italiane già due secoli orsono non conoscevano distinzioni di genere, ne era convinto Rossini, tant’è che la nostra Isabella ha avuto l’ardire di imbarcarsi per recuperare il suo amore Lindoro, rapito dai Corsari, così amato da Mustafà che questi vorrebbe dargli una sposa algerina…ma lui vuole solo Isabella! Insomma l’attenzione del gentile pubblico subito conquistata non è scemata fino all’ incredibile conclusione, e quanto a noi adulti, il recensore può confessare di non essersi divertito tanto da quando a Covent Garden nel più bell’allestimento tutto esaurito del Barbiere Joyce Di Donato con la gamba ingessata cantò spinta in una sedia a rotelle impreziosita da un grande fiocco fucsia (anche lì l’italiana era un bel peperino) mentre Toby Spence dovette sostituire il tenore ammalato cantando “in borghese” davanti allo spartito di lato al palcoscenico, e un mimo in costume gesticolava sotto il balcone. Forse noi italiani non siamo i soli a saperci arrangiare. 
Ma con gli applausi non è finita la festa, i ragazzi sono stati invitati nel foyer per farsi selfie coi cantanti. Un successo incredibile, e non per tatuati improbabili “cantanti” che cantava meglio la mia nonna, i piccoli spettatori non hanno avuto pace se non completando il loro dossier dei personaggi rossiniani: la mia giovane accompagnatrice (bisogna sempre avere un soggetto appartenente al target di riferimento per comprendere se lo spettacolo funziona) si è lamentata perché non ha potuto completare il dossier con le cameriere figuranti viste in scena…
Ultimo ma non ultimo, anzi, con grande gioia abbiamo trovato quale direttore e maestro concertatore Nicolò Jacopo Suppa con la sua selva di riccioli, lo abbiamo conosciuto in Chigiana quando gli è stata assegnata la scorsa estate una borsa di studio a conclusione del corso tenuto dal Maestro Gatti, lo abbiamo visto in tv dirigere sulle Alpi il concerto di Ferragosto, ed ora l’abbiamo ritrovato qui giovane direttore con l’Orchestra Giovanile Italiana. 

Annamaria Pellegrini 

Ultima modifica il Martedì, 25 Aprile 2023 22:06

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