Libretto e musica di Richard Wagner
Regia: Pierre Audi
Direzione musicale : Alain Altinoglu
Siegfried : Bryan Register
Gunther: Andrew Foster-Williams
Alberich : Scott Hendricks
Hagen : Ain Anger
Brunilde: Ingela Brimberg
Gutrune : Annett Frirsch
Waltraute : Nora Gubisch
Prima Parca : Marvic Monreal
Seconda Parca : Iris Van Vijnen
Terza Parca: Katie Lowe
Prima Ondina: Tamara Banjesevic
Seconda Ondina: Jelena Kordic
Terza Ondina: Christel Loetsch
Costumi: Petra Reinhardt
Luci: Valerio Tiberi
Video: Chris Kondek
Coreografia: Pim Veulings
Maestro del coro: Emmanuel Trenque
Teatro La Monnaie, Bruxelles dal 4 febbraio al 2 marzo 2025
Il 25 febbraio la Monnaie di Bruxelles ricevera’ dall’Oper! Awards di Berlino il premio di migliore teatro d’opera d’Europa per il 2024. è stato, per la Monnaie, l’anno del Ring, che si conclude in febbraio con questa ‘Caduta degli dei’. Il ciclo era iniziato nel novembre del 2023 con un Oro del Reno in cui Castellucci diede il meglio di sè. Di quell’Oro parlo’ il mondo intero. Dopo la Valkiria (sempre di Castellucci), per qualche ragione ancora oscura (qualcuno parlo’ di ‘dispendiosa megalomania’) ci fu il cambio in corso d’ opera: Castellucci ando’ via e il teatro decise di affidare al ben piu’ parsimonioso Audi il resto del ciclo. Questa Caduta è un gran bel lavoro teatrale. Per musica, canto, luci, scene, costumi, coreografia... Con qualche eccesso scenico (soprattutto nel finale) che tuttavia non compromette il risultato. Poco ambiziosa mi è parsa invece la regia. Manca in questa Caduta un’idea forte, un colpo d’ala: Audi insiste con il proiettare scene di bambini che disegnano mostri (lo aveva gia’ fatto nel Siegfried) per alludere alla radice psicoanalitica del dramma, quando invece avrebbe avuto – soprattutto in tempi di ipermercantilismo come il nostro – di che sbrigliare la sua fantasia elaborando il tema wagneriano della sciagura umana provocata dalla febbre dell’oro. Ma ci sono stati momenti ispirati. Come la scena iniziale, con le tre Parche (contralto, soprano e mezzosoprano) che avvolte in costumi vaporosi cantano, appollaiate su un trespolo, mentre tentano invano di tessere le loro corde. Invano, perchè è la fine dei tempi, e il destino, di uomini e dei, è ormai fuori controllo. Per il resto Audi si limita ad una onesta illustrazione calligrafica. Le scene – geometriche, sovrastate da enormi parallelepipedi dalla cui bocca sporgono a volte i cantanti - sono inondate da luce intensa, soprattutto blu e rossi in varie gradazioni. Il coro e le ondine si muovono con passi di danza fluidi e ben studiati. Quanto ai cantanti, Bryan Register è stato un Sigfrido, diciamo, di scuola americana: dinamico, energico, a tratti spavaldo, poco incline alla introspezione, Ingela Brimberg (Brunilde) è soprano drammatico ma con voce ricca di sfumature, attesissima nello ‘ Starke Scheite schichtet mir dort ’ (preparatemi laggiu’ un grande rogo) ha dato prova di grande controllo di voce e resistenza alla fatica; Nora Gubish (Waltraute) ha confermato la buona prova che aveva dato nel Siegfried di settembre, Ain Anger (Hagan), gran basso profondo, dominava la scena per voce e per presenza: alto intorno ai 2 metri, figura ieratica, sinistra, avvolto in un inquietante mentello nero che lo ricopriva fino ai piedi, èstato alla fine tra i piu’ applauditi. L’ orchestra della Monnaie si conferma una delle migliori d’Europa. Vigorosa e precisa nei colpi di frusta della marcia funebre di Sigfrido, delicata nei flauti e nei violini; corno oboe e fagotti spiccano senza sopraffare. Il maestro Altinoglu, impeccabile, ha colto l’intima struttura musicale del Ring. “ L’ intera quadrilogia – ha detto il maestro – si alimenta di ‘cellule – madri’, nuclei tematici che si intrecciano nella partitura e che sono costruiti a loro volta intorno ad una solo nota, il mi bemolle con il quale si apre l’Oro del Reno”. Insomma: diciassette ore di musica costruite intorno ad una sola nota! Ha poi confidato che Castellucci voleva iniziare l’Oro del Reno con la musica dell’ultima scena della Caduta. Per evidenziare la sostanza filosofica della quadrilogia: l’eterno ritorno ciclico della vicenda umana. Una stravaganza? Forse. Ma a proposito di stravaganze vale la pena ricordare che Wagner avrebbe voluto che la sua Caduta si concludesse con l’incendio non soltanto del Walhalla, ma del teatro nel quale veniva rappresentata. Un teatro in legno, costruito ad hoc.... Attilio Moro