martedì, 13 maggio, 2025
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FANCIULLA DEL WEST (LA) - regia Hugo De Ana

“La fanciulla del West”, regia Hugo De Ana. Foto Luciano Romano “La fanciulla del West”, regia Hugo De Ana. Foto Luciano Romano

Opera in tre atti di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini
dal dramma The Girl of the Golden West di David Belasco
Musica di Giacomo Puccini
Maestro concertatore Jonathan Darlington
Regia, scene e costumi Hugo De Ana
Regia ripresa da Paolo Vettori
Luci Vinicio Cheli
Riprese da Virginio Levrio
Projection Designer Sergio Metalli
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi
Produzione del Teatro di San Carlo in coproduzione con ABAO Bilbao Opera
Personaggi e interpreti
Minnie | Anna Pirozzi
Jack Rance | Gabriele Viviani
Dick Johnson | Martin Muehle♭
Nick | Alberto Robert♭
Ashby | Mariano Buccino♭
Sonora | Leon Kim♭
Sid | Lodovico Filippo Ravizza ♭
Trin | Antonio Garés ♭
Bello | Clemente Antonio Daliotti♭
Harry | Gregory Bonfatti
Joe | Sun Tianxuefei #
Happy | Pietro Di Bianco
Larkens | Lorenzo Mazzucchelli
Billy Jackrabbit | Sebastià Serra #
Wowkle | Antonia Salzano #
Jack Wallace | Gabriele Ribis♭
José Castro | Yunho Kim #
Un postiglione | Michele Maddaloni ♮
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
♭ debutto al Teatro di San Carlo
♮ Coro del Teatro di San Carlo
# Accademia del Teatro di San Carlo
Teatro San Carlo, Napoli, 23 aprile 2025

www.Sipario.it, 30 aprile 2025

La fanciulla del west, a Napoli, ha la voce imperiosa e l’incisiva presenza scenica di Anna Pirozzi, soprano partenopeo festeggiatissimo dal pubblico del Teatro San Carlo. Pirozzi ha da poco debuttato il difficile ruolo ad Amburgo e lo porta nella sua città d’origine dimostrando di padroneggiare con sicurezza l’impervia scrittura, con un fraseggio tagliente e una lettura sbilanciata sul fronte del carattere duro e volitivo. La voce è quella di sempre, da autentico lirico spinto: ampia e di bel colore, con acuti penetranti e una bella consistenza nei centri e nei gravi. Al suo fianco, il Dick Johnson di Martin Muehle tratteggia un ritratto tanto generico quanto efficace del bandito, pur se la voce non è indimenticabile. Più interessante il Jack Rance di Gabriele Viviani, che non solo esibisce un bel timbro baritonale chiaro e omogeneo, ma lavora sulle sfumature e riesce nell’intento di offrire spessore e ricchezza di risvolti a un personaggio che non è solo un banale “cattivo”. Ottimo il coro, istruito da Fabrizio Cassi, e molto bravi tutti i comprimari, ai quali Puccini chiede spiccata musicalità, varietà di fraseggio e chiarezza di dizione: la loro resa è essenziale per una partitura nella quale il compositore non solo dimostra di saper integrare in maniera mirabile le singole voci, ma pure di costruire un tessuto sinfonico di singolare complessità. E qui la direzione di Jonathan Darlington ne ha evidenziato la articolata scrittura, ottenendo dall’orchestra del San Carlo suoni ovunque lucidi e nitidi, nel segno di un notevole fascino timbrico e di una narrazione lontana sia dall’eccesso melodrammatico che dalla retorica dei sentimenti, nella quale è facile scivolare in alcuni momenti. Ciò che forse è mancato è un lavoro più preciso nel rapporto con i cantanti, al fine di dare maggiore sostanza alla necessaria tensione teatrale. L’allestimento, firmato per regia, scene e costumi da Hugo De Ana, è gradevolmente descrittivo, essendo ispirato all’immaginario cinematografico americano. Così, nel primo atto siamo in un ampio saloon arredato proprio come ci si aspetterebbe, nel secondo la capanna di Minnie ha la semplicità e la funzionalità richieste dal libretto (e dalla storia), nel terzo l’orizzonte si apre ai paesaggi del vecchio West. Notevole la capacità del regista di muovere le masse e di creare un’azione sempre vivace in scena, con l’ausilio di belle proiezioni sullo sfondo (a firma di Sergio Metalli) e con le luci sempre puntuali di Vinicio Cheli. Vivissimo il successo per tutti.

Fabio Larovere 

Ultima modifica il Venerdì, 09 Maggio 2025 05:25

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