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FILLE DU REGIMENT (LA) - regia Filippo Crivelli

La Fille du regiment La Fille du regiment Regia Filippo Crivelli

opéra comique in due atti
libretto: Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges e Jean-Francois Bayard
musica: Gaetano Donizetti
maestro concertatore e direttore: Bruno Campanella
scene e costumi: Franco Zeffirelli, regia: Filippo Crivelli
con Alberto Rinaldi, Bruce Sledge, Cinzia Forte, Francesca Franci
e la partecipazione straordinaria di Anna Proclemer
orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, Teatro dell’Opera, dal 16 al 22 maggio 2007

Il Manifesto, 20 maggio 2007
La Repubblica, 21 maggio 2007
Avvenire, 18 maggio 2007
Troppo cresciuta per il reggimento...
Roma

Con frequenza sempre maggiore La fille du régiment di Donizetti viene rappresentata sui palcoscenici internazionali, tanto che questa deliziosa opéra comique sembra ormai quasi insidiare il primato da sempre riconosciuto, nel teatro comico del compositore, a due capolavori come L'elisir d'amore e Don Pasquale. Non è un caso che la Fille torni a Roma a distanza di nove anni dall'ultima edizione e quindici da quella ancora precedente.
Sono fioriti per quest'opera, recentemente, svariati nuovi allestimenti assai brillanti e riusciti. A Roma, invece, si è voluto raggiungere un record: riproporre quello che è probabilmente il più antico allestimento di un'opera lirica in circolazione in Italia. Al 1959, ben 48 anni fa, risale infatti il debutto di questo spettacolo a Palermo, con regia, scene e costumi di Franco Zeffirelli, che ha ceduto poi la regia al suo ex assistente Filippo Crivelli a partire da una ripresa del 1968, sempre a Roma. L'idea di base è quella di ambientare la vicenda - una trovatella che viene allevata da un reggimento napoleonico e, riconosciuta poi come nobile, viene strappata ai tamburi, ai cannoni e al vero amore per essere consegnata alle danze i merletti e le lezioni di canto della vita nobiliare nonché a uno sposo di convenienza - all'interno di scenografie ispirate alle stampe di Épinal, immagini popolari dai colori vivaci; dunque una visione sostanzialmente ingenua e idilliaca dell'opera di Donizetti. La quale, tuttavia, contiene spunti che si presterebbero a ben altri approfondimenti, primo fra tutti il conflitto fra sentimento e regole sociali, ma anche la componente fortemente malinconica. La regia di Crivelli, inoltre, si affida a un mestiere solido ma con una recitazione piuttosto stucchevole e convenzionale, con prevedibili mossette e controscene, e non sempre controllata nel gusto, che sconfina a tratti verso la farsa. Questo spettacolo, insomma, avrà anche dei meriti storici, ma sarebbe ormai il caso di avviarlo alla rottamazione. Meglio la parte musicale, soprattutto perché sul podio Bruno Campanella si conferma uno specialista di quest'opera: tiene insieme piuttosto bene l'orchestra del Teatro dell'Opera, accompagna i cantanti con elasticità, impone tempi brillanti e trova una cifra convincente nello stile. Sul palcoscenico agiscono due protagonisti diversi dai titolari a suo tempo annunciati; ma ben venga nel ruolo di Marie una cantante come Cinzia Forte, disinvolta sulla scena, vocalmente sicura, sempre espressiva e perfettamente a suo agio tanto nella coloratura che nei momenti elegiaci.
L'innamorato Tonio è Bruce Sledge, che si disimpegna con correttezza. E appaiono anche il veterano Alberto Rinaldi (Sulpice), la brava Francesca Franci (Marquise de Berkenfield) e, come guest star per il breve ruolo parlato della Duchesse de Krakenthorp, Anna Proclemer, capace di riempire il palcoscenico con la sua presenza.

Arrigo Quattrocchi

Anna Proclemer e il successo è assicurato

L’aspetto più intrigante di questo opéra-comique donizettiano è la figurazione di forme, ritmi e melodie che saranno tipici dell’opéra-bouffe di Offenabch. Ma su questa direzione il Rossini del Comte Ory, dal quale Donizetti attinge senza vergogna è assai più geniale. Per il resto la musica della Fille du régiment non è un gran che, salvo, due o tre arie. Non si capisce dunque la fortuna moderna dell’opera. La genialità comica di Donizetti ha, infatti, fornito ben altre e più consistenti prove.
A Roma è stato ripreso l’allestimento palermitano di 48 anni fa, per la regia di Filippo Crivelli e con le scene e i costumi di Franco Zeffirelli, che restaurano il sistema ottocentesco di quinte e fondali dipinti. Lo spettacolo diverte ancora. La concertazione è affidata alla bacchetta di Bruno Campanella. Sulla scena un cast di tutto rispetto. A cominciare dalla spigliata e precisa Cinzia Forte, dalla spiritosa Marchesa di Francesca Franci e dal garbato Sulpizio di Alberto Rinaldi. Una Duchessa di lusso la prestazione di Anna Proclemer. Buona la prova del tenore Bruce Sledge, ma certe arrampicate sono superiori alle sue forze. Pessima la dizione francese di tutti. Il pubblico, miracolo! non si è precipitato, come al solito, ad abbandonare la sala appena calato il sipario, ma è rimasto ad applaudire con tutto calore.

Dino Villatico

Proclemer all’opera per Donizetti

La donizettiana Fille du Regiment al Teatro dell'Opera di Roma? Non sarà una scelta coraggiosissima quella di riproporre un allestimento che ha mezzo secolo di vita senza essere "storico" (quello con la divertente e musicalissima regia di Crivelli e le deliziose scene dipinte e i costumi di Zeffirelli, e che l'ente lirico romano già quindici anni or sono ripropose pari pari): ma almeno alla fine non si lascia con l'amaro in bocca il pubblico, quello vecchio e quello nuovo (a proposito, perché tanti vuoti in sala?). Ci si diverte in quel continuo trasferirsi dal comico al patetico, con momenti paradossali e altri quasi di fiaba, come quando ad esempio i soldatini che cercano di sottrarre la loro beniamina all'iniziazione aristocratica che la marchesa ha deciso per lei, ricordano situazioni da Biancaneve e i sette nani.
Tanto meglio, poi, se la componente musicale dello spettacolo si è potuta avvantaggiare di una esecuzione decisamente superiore alle aspettative. Parliamone brevemente. Bruno Canmpanella ha dimostrato sul podio una notevole conoscenza della partitura oltre al gusto di interpretarla, sempre attento a collegare, esaltandone la diversità, i rataplan e i toni paciocconamente militareschi con i momenti patetici e incipriati. E l'orchestra lo ha seguito con buoni risultati.
Nella compagnia di canto hanno convinto soprattutto i due protagonisti, e cioè la Maria di Cinzia Forte e il Tonio di Bruce Sledge (ultimo prodotto della prolifica scuola tenorile made in USA, qui convocato in extremis). Non è un caso che l'apprezzamento del pubblico, abbastanza freddo per quasi tutto il primo atto, sia salito quando lui ha cantato Quel destin con i temutissimi nove do acuti da "sparare" in meno d'un minuto; e subito dopo con la romanza elegiaca Il faut partir che consente alla Forte di dare il meglio di sé. Molto brava anche Francesca Franci in quello che crediamo sia uno dei suoi ruoli preferiti: la Marchesa. E all'altezza della situazione Alberto Rinaldi nel ruolo buffo del sergente Sulpice, e tutti gli altri, compresa Anna Proclemer che ha compiuto ultraottuagenaria il suo debutto nell'opera, sia pure in uno degli imprevedibilmente tutt'altro che noiosi momenti recitati imposti dalla versione francese dell'opera.

Virgilio Celletti

Ultima modifica il Lunedì, 22 Luglio 2013 10:41
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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