domenica, 15 giugno, 2025
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FANCIULLA DEL WEST (LA) - regia Paul Curran

"La fanciulla del west", regia Paul Curran. Foto Andrea Ranzi "La fanciulla del west", regia Paul Curran. Foto Andrea Ranzi

Opera in tre atti di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini, dal dramma The Girl of the Golden West di David Belasco
Musica di Giacomo Puccini
Orchestra, coro e tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Riccardo Frizza
Regia Paul Curran
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Scene e costumi Gary McCann
Luci Daniele Naldi
Minnie Carmen Giannattasio 
Dick Johnson Angelo Villari 
Jack Rance Claudio Sgura 
Nick Paolo Antognetti
Ashby Nicolò Donini
Sonora Francesco Salvadori
Trin Cristiano Olivieri
Sid Dario Giorgelè
Bello Paolo Ingrasciotta
Harry Orlando Polidoro
Joe Cristobal Campos Marin
Happy Paolo Maria Orecchia
Larkens Yuri Guerra
Billy Jackrabbit Zhibin Zhang
Wowkle Eleonora Filipponi
Jake Wallace Francesco Leone
José Castro Kwangisk Park
Un postiglione Enrico Picinni Leopard
Bologna, 26 gennaio 2025

www.Sipario.it, 11 febbraio 2025

Una Fanciulla del west pienamente inserita nell’immaginario western, ma pure molto centrata sulle dinamiche interiori dei protagonisti. Così il regista Paul Curran legge il capolavoro di Giacomo Puccini, messo in scena dal Teatro Comunale di Bologna. Se dunque i primi due atti dell’opera restituiscono visivamente in modo plastico il saloon prima e la capanna di Minnie poi, nel terzo atto la dimensione simbolica prende il sopravvento: lo scenografo (e costumista) Gary McCann costruisce una sorta di scatola fatta di tronchi di legno, adattandosi anche alla singolarità del palcoscenico basso e lungo del Comunale nouveau, per poi trasformare quegli stessi tronchi in una foresta che, illuminata in modo suggestivo da Daniele Naldi, diventa una efficace metafora della mente umana. E si chiude il cerchio, per una regia che insiste sull’autenticità dell’agire in scena piuttosto che sulla sua enfatizzazione teatrale. I costumi, poi, molto belli, collocano l’azione negli anni Venti del Novecento, in un’epoca non lontana dalla prima assoluta (che è del 1910), nonché caratterizzata da una rivoluzione nella moda femminile che ha consentito alle donne maggiore libertà.

Emerge dunque tutta la modernità della protagonista, capace di rivendicare il proprio diritto ad amare in un mondo eminentemente maschile. Vince dunque la sua sfida Carmen Giannattasio, al debutto in un ruolo difficile per carica emotiva e impegno vocale, del quale viene a capo con ammirevole efficacia sia sul fronte attoriale che su quello squisitamente musicale. La affianca il Dick Johnson impavido e stentoreo - ma non privo di finezze - di Angelo Villari, la cui pasta vocale omogenea in tutti i registri ben si adatta alla scrittura pucciniana. Claudio Sgura, semplicemente, è Jack Rance, personaggio che frequenta da molti anni e che lo vede perfettamente a suo agio per imponente presenza scenica e notevole varietà d’accenti. Generalmente di ottimo livello la folta schiera dei comprimari, essenziale in quest’opera tanto quanto i singoli protagonisti, con una menzione speciale per Paolo Antognetti (Nick), Nicolò Donini (Ashby), Francesco Salvadori (Sonora), Dario Giorgelè (Sid), Paolo Ingrasciotta (Bello), Francesco Leone (Jake Wallace). Eccellente per intensità e sfumature il coro del Comunale, guidato da Gea Garatti Ansini. 

Opera singolarmente posta sul “luminoso crinale fra le inquietudini linguistiche ed espressive che separano l’Ottocento dal Novecento” (Leonardo Pinzauti dixit), Fanciulla del west vede nell’orchestra l’elemento di maggiore interesse. Al suo debutto nel titolo, Riccardo Frizza dimostra di avere studiato a fondo tale immaginifica partitura, alla quale si accosta perfettamente consapevole degli echi e dei rimandi di cui è pregna, da Debussy a Strauss, sino al Wagner dei cromatismi e dei leitmotiv, secondo un’andatura che è stata giustamente definita cinematografica. Se dunque il ritmo teatrale è assicurato, con una tensione che si raccoglie ed esplode nei momenti topici (si veda la straordinaria scena del poker, nel secondo atto, vero culmine drammaturgico ed emotivo del capolavoro), altrove il maestro sa trovare il giusto involo per la curva melodica, così come il canto di conversazione - imprinting autenticamente pucciniano- è sempre scolpito con sensibilità. Vivo il successo per tutti.

Fabio Larovere 

Ultima modifica il Martedì, 25 Febbraio 2025 06:43

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