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FERNAND CORTEZ OU LA CONQUÊTE DU MEXIQUE - regia Cecilia Ligorio

"Fernand Cortez ou la conquête du Mexique" regia Cecilia Ligorio. Foto Michele Monasta "Fernand Cortez ou la conquête du Mexique" regia Cecilia Ligorio. Foto Michele Monasta

di Gaspare Spontini
Tragédie Lyrique en trois Actes de Étienne De Jouy et Joseph-Alphonse d'Esménard
Première version: Paris, Théâtre de l'Académie Impériale de Musique, 28 novembre 1809
Edizione critica della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi a cura di Federico Agostinelli
Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
in collaborazione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi
Prima rappresentazione in tempi moderni della prima versione, Parigi 28/11/1809
Maestro concertatore e direttore Jean-Luc Tingaud
Regia Cecilia Ligorio
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA
Coreografia Alessio Maria Romano

Personaggi e Interpreti
Fernand Cortez Dario Schmunck
Télasco Luca Lombardo
Alvar David Ferri Durà
Le Grand Prêtre des Mexicains André Courville
Moralez Gianluca Margheri
Un Officier Espagnol Lisandro Guinis
Deux Prisonniers Espagnols Davide Ciarrocchi, Nicolò Ayroldi/Luca Tamani, Massimo Naccarato (16, 23)
Un Officier Mexicain Leonardo Melani
Un Marin Davide Siega
Amazily Alexia Voulgaridou
Deux femmes de la Suite d'Amazily Silvia Capra, Delia Palmieri
Scene Massimo Checchetto e Alessia Colosso
Costumi Vera Pierantoni Giua
Luci Maria Domènech Gimenez
Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA
Direttore artistico Cristina Bozzolini Maître de ballet Sabrina Vitangeli
Corpo di ballo donne: Cristina Acri, Lisa Cadeddu, Alice Catapano, Miriam Castellano, Beatrice Ciattini, Matilde Di Ciolo, Veronica Galdo, Aisha Narciso - uomini: Jody Bet, Carmine Catalano, Mattia Luparelli, Francesco Moro, Aldo Nolli, Francesco Petrocelli, Niccolò Poggini, Paolo Rizzo
Figuranti speciali Paolo Arcangeli, Elena Barsotti, Cristiano Colangelo, Gaia Mazzeranghi, Riccardo Micheletti, Pierangelo Preziosa, Isacco Venturini
Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Sabato 12 Ottobre 2019
(altre date 16, 20, 23 Ottobre 2019)

www.Sipario.it, 16 ottobre 2019

Un Fernando Cortez di Gaspare Spontini eroico e solidamente allestito inaugura la stagione lirica e balletto 2019-2019 del Maggio Musicale Fiorentino

Era stata annunciata a luglio dell'anno scorso come la vera novità tra i calendari delle varie stagioni del Maggio Musicale Fiorentino presentati dall'allora sovrintendente Cristiano Chiarot, opera prescelta a inaugurare e rilanciare la stagione linvernale di lirica e balletto 2019/2020. Scelta caduta su un titolo di rara esecuzione il "Fernand Cortez ou la conquête du Mexique", tragedia lirica di Gaspare Spontini sul libretto di Etienne De Jouy e Joseph-Alphonse d'Esménard che viene presentato nella prima versione del 28 novembre 1809, mai eseguita a Firenze e "prima rappresentazione in tempi moderni" e, per una sottile gioco di coincidenze, argomento d' attualità : cinque secoli fa, il 22 aprile 1519, infatti Fernando Cortez (Hernan Cortez) sbarcò senza autorizzazione reale in Messico con 500 soldati e 100 marinai e in due anni conquistò la capitale dell'impero azteco. Dall'anno successivo, e sino al 1834, l'opera fu messa in cartellone ogni anno dall'Académie Royale de Musique, totalizzando alla fine il numero considerevole di ben 225 rappresentazioni complessive. Fu diretta a Praga nel 1813 da Carl Maria von Weber e nella versione del 1817 da Gioachino Rossini al Teatro San Carlo di Napoli, nel 1820.
Uscì progressivamente dal repertorio. Nel 1888 avvenne la prima al Metropolitan Opera House di New York diretta da Anton Seidl con Emil Fischer e nel 1916 al Teatro alla Scala di Milano nella traduzione di Angelo Zanardini diretta da Ettore Panizza. Le rare occasioni di allestimenti in tempi moderni hanno privilegiato la versione riveduta del 1817 dello stesso Spontini:, con l'inserimento della parte di Montezuma, (in quella del 1809 solo evocato),se ne conosce un allestimento a Napoli 1951 (direzione Gabriele Santini con Renata Tebaldi, Italo Tajo, Aldo Protti), riproposta nel 1974 a cura Orchestra e Coro di Torino Rai (direttore Lovro von Matacic con Angeles Gulin, Bruno Prevedi tra i protagonisti), preceduta dalla allestimento al Teatro La Fenice di Venezia diretta da Carlo Franci; dello stesso direttore si annota una registrazione a Jesi, nel 1983 con Adelaida Negri, Carlo Bini, Walter Alberti. L'opera nacque come committenza politica fatta da Napoleone Bonaparte a Gaspare Spontini, suo compositore di corte protagonista assoluto della vita musicale parigina dal 1803 fino al 1820, passando indenne tra la bufera napoleonica e il ritorno dei legittimi reali dei Borbone. Lo conosciamo per La Vestale, rappresentata nel 1807, nell'anno in cui fu nominato compositore di corte. In procinto di partire per la campagna di Spagna al primo imperatore francese venne l'idea di affidare a Spontini, sulla cresta dell'onda grazie al successo della Vestale (1807), una grande opera celebrativa: come Cortez lottò contro la crudele religione azteca che si nutriva di sacrifici umani, così Napoleone avrebbe combattuto contro l'oscurantismo dell'Inquisizione, portando la luce della Rivoluzione francese nella hispanidad. Ma in Spagna le truppe francesi ebbero sorte diversa del lieto fine dell'opera di Spontini, trovandosi impantanate in una estenuante guerriglia realista che stremò l'occupazione francese con ripercussioni sulla solidità della potenza napoleonica. Nella prima versione Spontini e i suol librettisti la realtà storica è schematizzata nella lotta fra buoni e cattivi con l'eroe coraggioso, saggio e magnanimo che alla fine riesce nella missione di unire spagnoli e messicani. La Storia ci racconta come sia andata effettivamente la vicenda. E così il Maggio Musicale ci restituisce un'opera complessa tra tragedia lyrique e annuncio del grand-opèra. Strutturalmente solida, musicalmente epica, con una scrittura orchestrale ricca di colori, dove non mancano dissonanze armoniche nei momenti di forte impeto drammatico specie nelle parti d'assieme, uso di percussioni e presenza imponente del coro. Ci si immerge in un mondo sonoro complesso che fa intravedere l'evolversi prossimo della scrittura del melodramma verso il modello più strutturato del grand'opéra francese che di lì a pochi anni sarà protagonista assoluto nel mondo musicale d'oltralpe. Piacque a Hector Berlioz, fu modello per Meyerbeer, come per il Guglielmo Tell di Rossini, facendo diventare Spontini creatore di un nuovo mondo musicale. Scommessa sostanzialmente riuscita al Firenze che è riuscita a confezionare uno spettacolo che ha tenuto fede agli elementi di monumentalità e di narrazione epica. Dario Schmunck è stato protagonista capace di dar voce a Fernand Cortez un baritenore, taille (tenore grave), con ampiezza vocale e slancio vibrante, dimostrando di possedere un canto che scorre fluido e naturale: la scrittura vocale grave e d'impeto gli si aggrada, capace di spiegare anche il lato eroico e spavaldo del suo personaggio incalzato sempre dalla musica che gli impone un canto spiegato. Protagonista maschile che si confronta con la parte di soprano , la principessa atzeca Amazily alla quale è richiesta una voce di forza e di potenza che il soprano Alexia Voulgaridou regala al suo personaggio dandogli autorevolezza grazie a solidi strumenti vocali impostati sul registro centrale, dimostrando fraseggio sicuro capacità di espandere la voce sulle note più acute come di spaziare nel registro grave. Di qualità il contesto dei personaggi di contorno tra i spicca il tenore Luca Lombardo che ci presenta il nobile atzeco,Télasco, contraltare vocale di Cortez impostato su un colore da tenore di grazia bravo a sostenere l'orgoglio della autorevolezza del popolo conquistato. Particolare la parte di Moralez, fedele compagno del protagonista affidata Gianluca Margheri a cui la regia ha assegnato anche il compito di narratore silenzioso delle reali vicende storiche, David Ferri Durà dà il giusto risalto alla parte di Alvar, fratello di Cortez, insieme ai due prigionieri spagnoli, Davide Ciarrocchi e Nicolò Ayroldi, che hanno il loro momento nel terzetto del terzo atto nella scena del supplizio rituale. Appropriato al ruolo, André Courville come Gran Sacerdote dei Messicani. Completano il cast, parti del coro, Lisandro Guinis (ufficiale spagnolo), Leonardo Melani (ufficiale messicano) e Davide Siega (un marinaio). Menzione d'onore per il coro, impegnato costantemente in scena, soldati e marinai spagnoli, popolo messicano accuratamente preparato da Lorenzo Fratini. Il tutto era diretto da Jean-Luc Tingaud che in 4 ore di musica è riuscito a dominare la massa sonora della scrittura di Spontini offrendo una linea di interpretazione che facesse chiarezza delle continue sollecitazioni melodiceh e sonore dell'opera, senza eccessi di ricerca timbrica ma trovando un giusto mezzo tra chiarezza neoclassica ed esuberanza sinfonica protoromantica.
Non capita spesso che una regia sia didascalica e offra una lettura quasi didattica a ciò che succede in palcoscenico. La regista Cecilia Ligorio ha avuto il merito di non farsi tentare da una facile lettura politica della vicenda del Conquistador, ma è rimasta fedele alle fonti, sia che fossero il libretto, le cronache dei memoriali dell'epoca della Conquista. Regista che dimostra timore di andare oltre al senso della storia e che affida a oggetti, mappe, modellini di navi, armi, il disegno politica di Cortez. Le proiezione delle riflessioni di Bernal Diaz de Castillo che partecipò alla campagna di Cortes riportano lo spettatore al reale contesto storico della vicenda, facendo da naturale contraltare alle vicende che si snodano in palcoscenico. Scene monumentali efficaci come la visione delle navi castigliane che Cortez incendia, i cannoni in scena, le sagome dei cavalli che introducono i grandi balli del I atto evocando la gran scena che all'epoca della prima esecuzione erano vere cavalcature. Coreografie moderne, aspre nei gesti e nei movimenti, curate da Alessio Maria Romano, rispetto ad una regia complessivamente fatta di elementi essenziali, gesti imperiosi, più che movimenti, costretta dalla scrittura drammaturgica strutturata per singole scene chiuse tra loro. Suggestive le scene di Alessia Colosso e Massimo Checcetto giocate sul contrasto del grigio ferro delle armature degli spagnoli con i costumi colorati delle donne atzeche. Sono proprio i costumi di Vera Pietrantoni Giua che raccontano il contrasto /confronto tra i due mondi amplificato dalle luci Maria Domenech. E Spontini sorprende con il suo finale d'opera, non affidato al canto risolutivo su cui cala il sipario ma dalla complessa scena delle danze che suggellano l'inizio di una nuova era nei sogni dei conquistatori. Applausi sinceri hanno sancito l'esito della serata senza distinzione per tutti gli artefici dello spettacolo. Qualche vuoto tra platea e galleria.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Sabato, 19 Ottobre 2019 09:25

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